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Madagascar, l'isola rossa - V

Il nostro Luca ci racconta il suo viaggio nella grande isola africana

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13° giorno

Colazione in hotel, non proprio il massimo, poi avendo deciso che l’escursione a Nosy Ve e l’avvistamento delle balene lo farò domani, oggi vado in perlustrazione di Anakao, non quella sul mare o nell’immediato entroterra, ma quella più interna. Lasciando il Safari Vezo, dal retro ci s’inoltra lungo un sentiero che fungerebbe da via d’accesso, ma si nota bene che di mezzi su strada qui ne circolino proprio pochi. Le uniche costruzioni che si notano oltre una grande spianata là tra gli alberi richiamano l’attenzione, sono le uniche in muratura dell’area, approcciando queste noto che si tratta del cimitero costituito su più plessi non in perfette condizioni ma comunque in muratura, non scontato data l’urbanistica del luogo. La grande spianata è utilizzata dai ragazzi locali per giocare, lo spazio pare pure adibito ad atterraggi d’emergenza di ultraleggeri. Al termine svetta uno splendido campo da basket, costruito col contributo del ministero delle finanze, in pratica l’unico cemento che ricopre il terreno di Anakao. Da qui verso sud ci s’inoltra nella zona più spettacolare di Anakao, tra dune di sabbia finissima quasi bianca e vegetazione bassa e verde col mare blu cobalto sullo sfondo. Vista non male, nessuno a condividere queste “vette”, mentre in zona attorno a un pozzo sempre costruito dallo stato si trova una distesa di donne intente a lavare i panni, che in larga parte sono quelli degli hotel sul mare, motore dell’economia locale. Su e già tra le dune fino alla spiaggia sul versante sud, da lì rientro seguendo la battigia, incontro bambini che giocano sulle piste di sabbia, imbarcazioni con pescatori e altri alla ricerca di alghe, l’acqua del mare è veramente bella e cristallina, anche per uno come me che poco ama il mare. S’incontrano anche piroghe molto più grandi piene di secchi gialli, contengono l’acqua utilizzata per uso domestico dai locali, mentre in lontananza Nosy Ve è ben visibile. Rientrato in hotel è finalmente tempo di relax, ci sono a disposizione ombrelloni e lettini in un’area comune oltre che davanti a ogni bungalow, la temperatura anche nel primo pomeriggio stando all’ombra non è che sia invitante, mentre al sole tutto cambia. Sfrutto la riserva di barrette per pranzo, in precedenza quasi mai utilizzate poiché il cibo di strada è ottimo ed economico oltre ad essere un sostentamento per l’economia della popolazione locale, attendendo il tramonto che come al solito è uno spettacolo a queste latitudini. Ore 18 e buio già padrone, sarebbe ora dei secchi d’acqua calda per la doccia, ma la vera doccia fredda ci arriva per voce della proprietaria, dobbiamo metterci in contatto col corrispondente e con la compagnia aerea, il volo interno Tulear-Tana non è garantito, anzi praticamente certo che non ci sarà, la Turkish Airline ci garantisce un’eventuale partenza anche per il giorno seguente sul Tana-Istanbul, ma Istanbul-Italia potrebbe essere un problema con rientro sì, ma per una meta italiana su qualsiasi aeroporto dove ci sia spazio. L’alternativa è il rientro da Tulear l’indomani con pulmino, partenza ore 9, circa un giorno di viaggio, con Tulear da raggiungere all’alba. Siccome di certo non c’è nulla a proposito dei voli, abbiamo 20’ per decidere, scegliamo il rientro l’indomani col pulmino, per gestire il tutto impieghiamo tempo (e qui una sim locale per poter parlare e accordarsi senza cadute di linea è stata fondamentale), così doccia frettolosa per poter cenare, menù cambiato, meno pesce e meno invitante della sera precedente. Al bar ultimi tentativi infruttuosi di connessione col wi-fi per verificare l’esistenza o meno del volo Tsaradia, meglio gustarsi il tempo con un buon caffè e prepararsi per una nuova notte fresca riparati sotto alte coperte per una sveglia anticipata.

 

Tramonto con piroghe ad Anakao

 

14° giorno

Ore 5:30 pronti per colazione, ce la servono improvvisata anzitempo, poi l’impresa di giornata è salire sul motoscafo in mare in un momento di acque agitate e senza la bassa marea. L’Anakao Express è giunto a prenderci con 30’ di ritardo, e comunque è una gran favore che ci fa, la salita tutt’altro che agevole, onde alte che quasi a riva lo rendono prossimo a ribaltarsi, occorre salire di corsa sfruttando il rientro delle onde, ma sbatte ovunque e salire nello stretto spazio tra i motori e la paratia laterale può portare a cadute che nell’acqua gelida delle 6 di mattina, insomma… La traversata è comunque buona ma il vento forte, occorre essere protetti con equipaggiamento adeguato, i giubbotti di salvataggio così come all’andata sono forniti. All’arrivo il passaggio sul carretto trainato dagli zebù ci serve per i due metri mancanti all’imbarcadero, lì troviamo i nostri bagagli e iniziamo le operazioni di carico su di un pulmino in pessimo stato. Partenza immediata dopo che l’autista gira e rigira nei dintorni della stazione dei bus alla ricerca del secondo autista, poi col sole che inizia a scaldare si parte. Sarà un’intera giornata di viaggio con alcune soste tecniche e altre forzate, in alcuni casi fermiamo assieme a mezzi che sul tetto trasportano capre legate in modi rivedibili, terrorizzate lanciano inquietanti grida. I mezzi pubblici non possono girare di notte nell’area delle montagne per il pericolo dell’assalto dei predoni, occorre costituire un convoglio scortato dalle forze d’ordine, questo nella teoria, nella pratica non vedo prima e dopo camionette dedicate, saranno in incognito… Questa pratica è attuata in due posti ben specifici, all’uscita di Ihosy fino ad Ambalavo e all’uscita di Fianarantsoa fino a Antisirabe. A Ihosy giungiamo ben prima del tramonto, la sosta è a fianco di una pista d’atterraggio sterrata, la lunga comitiva è presa d’assalto da venditrici di cibo e bibite, sostiamo circa 30’ prima di ripartire, all’uscita di Fiana l’attesa è minore, è già notte e la temperatura poco sopra i 10°, qui al solito compro qualche somoza, mentre in pulmino ceniamo con quanto comprato al volo dal finestrino nei primi villaggi oltrepassati. Nei tragitti sotto scorta ogni sosta è vietata, per qualsiasi esigenza gli autisti hanno il terrore di fermarsi, non possono rimanere isolati, la paura non è tanto quella di viaggiare soli ma di non rispettare le indicazioni fornite. È notte quando giungiamo ad Antisirabe, il pulmino ha un problema a una cinghia, non si capisce se gli autisti si vogliono fermare qui per la notte essendo la loro città o se effettivamente il guasto c’è, alla fine riusciamo a far sì che chiamino un meccanico che verso le 3:00 arriva a visionare il motore, riparte per prendere il pezzo guasto e torna per sostituirlo. Nel freddo della notte (5°) attendiamo oltre 2 ore per ripartire, arrivando presto in capitale c’è la possibilità di attraversarla senza troppa coda per una sosta in un albergo nei paraggi dell’aeroporto, dove passare qualche ora di relax. Il viaggio riprende, freddo sempre intenso, ben poche le possibilità di assopirsi, spazio limitato e nell’area delle montagne tra la strada in pessime condizioni e le infinite curve par di essere una pallina nel flipper.

 

Mercato di strada a Tulear

 

15° giorno

Il sole compare e inizia pian piano a scaldare, giungiamo nei dintorni di Tana verso le 8:30, ma prima di far tappa all’hotel gli autisti devono passare alla stazione dei bus dove scaricare sacchi di cereali, perdiamo così tempo e per attraversarla impieghiamo quasi 90’, così arriviamo all’hotel verso le 10. Hotel trovato utilizzando un navigatore satellitare offline molto pratico, contattato ai primi segnali telefonici nelle montagne, grande struttura di buon livello interamente cinese (gestori, prodotti, sanitari, prese elettriche, tutto quanto c’è arriva dalla PRC) dove trattiamo per 25€ a testa l’utilizzo delle camere servite di tutto. Veloce colazione e sacrosanta doccia, tempo pure per un’ora di siesta sdraiato dopo 25 ore di pulmino per 950 km, ai quali senza sosta c’è da aggiungere il trasferimento in motoscafo, ma siamo riusciti ad arrivare in tempo utile per prendere il volo. In hotel è possibile cambiare in euro o dollari gli ariary rimasti al tasso di 4.100a, non il massimo ma va tenuto conto che in aeroporto non è detto che sia possibile farlo. L’hotel fornisce anche il servizio di transfert per l’aeroporto Antananarivo-Ivato, raggiungibile in 5’. All’ingresso occorre passare immediatamente i bagagli ai raggi X, la coda al check-in non lunga ma lentissima, i controlli sono molteplici, più volte occorre mostrare passaporto e visto nonostante si sia in uscita, nello spazio di attesa ci sono alcuni negozi dove si paga tutto in €, mentre il wi-fi non c’è. Il volo Turkish è puntuale, si attraversa a piedi il piazzale verso l’aereo, le procedure di partenza celeri e subito via destinazione Mauritius in un aereo quasi vuoto, in questo volo è servito da bere e da snocciolare qualche salatino, una volta ripartiti dalle Mauritius con volo completamente pieno è servita un’ottima cena al termine della quale abbasso il seggiolino e mi godo una dormita tonificante.

 

Trasporto merci ed animali

 

16° giorno

Sento nell’aria odore di cibo, in effetti stanno servendo colazione, come non approfittarne? Al solito il servizio Turkish è di buon livello anche in economica, volo puntuale ed immancabili 30’ di spostamento nel nuovo Istanbul International prima di giungere al gate. All’interno proviamo a verificare se sia possibile un cambio per il volo di ritorno, abbiamo 7 ore di attesa per la ripartenza verso Venezia, ci sarebbe un volo immediato per la città lagunare, ma è già chiuso, e 2 volti giornalieri per Bologna, entrambi esauriti in economica, posto in business, anche no. A quel punto, eseguite le formalità doganali usciamo, prospicenti le uscite ci sono almeno 20 servizi shuttle per molte destinazioni della Turchia, compresa ovviamente quelle per il centro città. Prendiamo quello della Havaist che porta direttamente nella piazza centrale di Sultan Ahmet (postazione 18), tra la Moschea Blu e Santa Sofia. Il bus, dotato per ogni posto di schermo, impiega circa 50’ (18L, pari a nemmeno 3€), e alle 6:45 del mattino la sfavillante piazza è tutta per noi. Peccato che le moschee aprano alle 8:30, non abbiamo tempo necessario per una visita dedicata, possiamo solo rimirarle da fuori, girare dietro Santa Sofia fino alla Sultan Ahmet III Fountain e di li scorgere l’ingresso al Topkapi. Di questo si possono attraversare i giardini, così procediamo verso Hocapasa facendo tappa al Miran Nargile café dove gustarci una tipica colazione turca prettamente salata. Un buffet che sarebbe abbondante per pranzo è quello che ci aspetta (35l, meno di 6€), da qui vaghiamo in zona per rientrare in Sultan Ahmet dove ogni 30’ parte lo shuttle per l’aeroporto, lì giungiamo dopo 45’, non incontrando mai traffico, situazione che invece ci avevano indicato considerando almeno 70’ di viaggio. Evidentemente di mattina pochi turchi vanno verso l’aeroporto, nei paraggi del quale le infrastrutture sono gigantesche ma sovente terminano nel nulla, grandiosi svincoli stradali già costruiti portano ad oggi solo nei prati. Controllo passaporti veloce (è apposto timbro sia in uscita sia in entrata ma non serve riempire nessun modulo), controllo persone altrettanto veloce, il wi-fi permette una connessione di 15’ dopo registrazione, oltre ai quali occorre scaricare l’app dell’aeroporto per poter navigare gratuitamente per 60’, non so dire del funzionamento, non l’ho utilizzato. Volo destinazione Venezia (2:10) puntuale, pranzo servito appena decollati e all’arrivo tutto molto rapido, controllo passaporto, ritiro zaino e navetta per la stazione di Mestre (8€, 20’), non certo il bus ultramoderno di Istanbul. Compro il biglietto per il primo treno destino Bologna, una frecciargento (38€, 1:15’) puntuale ma non propriamente a buon mercato rispetto ai costi a cui mi ero abituato durante il viaggio.

 

Madagascar, l'isola rossa - I

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Luca COCCHI

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