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Alla ricerca dei gorilla di montagna - I

Il safari più emozionante che esista

 

I maestosi gorilla di montagna, il cui incontro viene definito il “safari più emozionante del mondo”, possono essere ammirati solo in natura perché, nonostante i svariati tentativi portati avanti negli anni '60 e '70, nessun gorilla nato in cattività è sopravvissuto e al momento nessuno zoo al mondo ne detiene un esemplare. Ciò rende la loro protezione ancora più complicata, e la difesa del loro habitat di vitale importanza per la loro conservazione. I luoghi dei gorilla di montagna sono considerati patrimonio dell'Umanità da parte dell'UNESCO. Quelli negli zoo sono gorilla di pianura, molto meno rari e di corporatura meno imponente e pelo rossiccio, solo in Congo ce ne sono circa 100.000 ma se ne possono trovare anche in Camerun, Gabon, Angola, Rpubblica Centroafricana e Guinea Equatoriale.


Un silverback in mezzo alla vegetazione - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

I gorilla di montagna si possono incontrare solo nelle fitte foreste dell'area in cui convergono i confini di Ruanda, Repubblica Democratica del Congo e Uganda. Le aree in cui vivono sono fondamentalmente due: quella dei Monti Virunga, più vasta e divisa nei tre paesi, e quella della Bwindi Impenetrable Forest in Uganda. L'area dei Monti Virunga è divisa nella sezione ruandese del Volcano National Park – dove sono stati studiati e resi famosi da Dian Fossey, la cui storia viene raccontata nel film “Gorilla nella nebbia” tratto dall'omonimo libro - per il Ruanda, nel Virunga National Park per la Repubblica Democratica del Congo e nella sezione più piccola del Mgahinga National Park, in Uganda. L'unica differenza tra i due gruppi di gorilla è che quelli della Bwind I.F. hanno una dieta più ricca di frutti di quelli dei Monti Virunga e una maggior propensione a fare i nidi sugli alberi, al punto che qualche studioso ha insinuato che possi trattarsi di una sottospecie a sé stante.


La fitta vegetazione degli habitat dei gorilla di montagna - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il permesso per visitarli è piuttosto costoso: il Volcano N.P. nel 2017 ha deciso di innalzare il costo del permesso a 1500 dollari (da 750 che erano), alla Bwindi I.F. e al Mgahinga N.P. vengono chiesti 600 dollari (ma nel 2019 non ci sarà la tariffa scontata di 450 dollari in passato prevista per la bassa stagione) mentre per il Virunga N.P. il costo è di 400 dollari, ridotto a 200 nel periodo delle piogge che va dal 15 marzo al 15 aprile. Il motivo della differenziazione di tali prezzi si può riassumere nella volontà del Ruanda di puntare su un turismo di élite e della R.D. del Congo di attirare clienti in un paese che, a causa dell'instabilità politica che lo contraddistingue da decenni, ha un flusso turistico inferiore. Dopo quasi un anno di chiusura, causato dal rapimento da parte di ribelli locali di una coppia di turisti inglesi – poi liberati incolumi ma l'assalto era costato la vita a un ranger –, il Virunga N.P. ha riaperto i battenti a febbraio 2019 ed è ora visitabile in tutta sicurezza. I Monti Virunga sono costellati da otto vulcani (di cui tre attivi, tra cui lo spettacolare Nyiragongo) e hanno una vegetazione meno fitta, la Bwindi Impenetrable Forest offre anche la possibilità di un “habituation tour”, al costo di 1500 dollari, durante il quale si può avvicinare, assieme ai ranger addetti a questo compito, un gruppo non ancora abituato alla presenza umana, stando in loro presenza per circa 4 ore.


Una ranger armata al seguito dei visitatori - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Alla fine del millennio scorso i gorilla di montagna erano stati indicati tra le specie a rischio d'estinzione, quando un censimento del 1981 ne conteggiò appena 254 nei Monti Virunga. A maggio 2018, un nuovo conteggio ne ha rilevati almeno 604, ai quali vanno aggiunti gli almeno 400 che frequentano la Bwindi I.P.. Per quanto non ancora considerati specie non più a rischio, per una volta si può dire che le misure messe in atto – benché non completamente indolori per la popolazione locale, soprattutto per le comunità pigmee tipo quella dei Batwa in Uganda che sono state cacciate dalle foreste che hanno abitato per secoli – stanno avendo successo. Ovviamente il turismo ha un ruolo importante in tutto ciò: i soldi che porta servono non solo a pagare i ranger – che devono difendere i primati dal bracconaggio, più che altro presente nella R.D. Congo – ma anche usati per strutture (ospedali e scuole) e progetti che aiutano le comunità locali, senza la cui comprensione dell'importanza del mantenimento degli animali e del loro habitat, tutto sarebbe molto più difficile.

 

continua...

 

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Roberto CORNACCHIA

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