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Pura Vida - VI

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21° giorno

In camera siamo in 6 anziché 11 e il sonno ne guadagna, ho pure meno fretta perché il bus parte alle 10 e il biglietto lo avevo già comprato il giorno precedente, caffè e succo in ostello, paste alla solita pasticceria, parto col bus colectivo destinazione San José più lento del diretto che parte alla medesima ora ma col vantaggio di fermarmi all’aeroporto di Alajuela così da raggiungere la mia destinazione prima spendendo pure meno. Lungo il cammino, dopo Parrita, lasciamo la carretera Costanera Sur per tagliare tra le montagne, tante curve lungo la 239 ma poco traffico, scendo all’aeroporto di Alajuela e con un bus raggiungo il centro cittadino per far tappa nuovamente all’ostello dove l’addetto alla registrazione nota come fossi già passato, mi trova posto in una camera da 8 ma senza la presenza di nessuno, bagno in camera ma doccia esterna. Qui mi trovo con un amico arrivato da pochi giorni dall’Italia, ha noleggiato un Daihatsu Terios e con quello partiamo alla scoperta dei dintorni. Tappa ad Atenas, descritta dalla LP come la città col miglior clima del mondo, non garantisco su questo, segnalo solo che non piove, il cielo è azzurro così come le panchine del parque central antistante la chiesa di legno che domina la cittadina. Prima di arrivare abbiamo notato il monumento ai portatori di caffè con i carri trainati dai buoi, una storica tradizione di queste parti che molto ha inciso sul benessere degli abitanti, tutti coinvolti in quest’affare che parte dalla coltivazione del caffè, passando per la lavorazione, la commercializzazione attraverso lo spostamento del tutto ai porti, sia sul Pacifico sia sull’Atlantico. Cerchiamo a lungo un museo indicato lungo la strada 135 che giunge fin qui, chiediamo in giro ma alla fine si riduce tutto al carro con buoi in uno spartitraffico prima di Atenas. In città poco da vedere se non la chiesa che all’interno è tutta di legno con dimensioni molto ampie, mi riporta alla memoria quelle della lontana isola di Chiloè nel sud del Cile. E allora inizio a far conoscere qualche abitudine locale agli amici, batido e descanso alla pizzeria con vista sulla piazza principale, cosa di meglio per godersi il clima di Atenas? Rientriamo ad Alajuela dove parcheggiamo l’auto in un parcheggio a fianco dell’ostello e dopo una doccia finalmente calda è tempo di uscire di sera in città alla ricerca di un buon ristorante per le ultime notti ticos. Dopo svariati tentativi facciamo tappa presso un ristorante messicano collegato ad uno vicino, così da poter scegliere tra due menù. Bello il posto e frequentatissimo, riusciamo a trovare posto anche per via dell’orario, per noi le 20:30 è normale, qui ormai i più sono ai saluti. Esibisce inoltre una scelta di dolci proposti direttamente al tavolo, rinunciare è impossibile, alla fine per le abitudini locali tiriamo pure tardi, infatti quando chiediamo il conto è già pronto, rientriamo attraversando la piazza centrale con la cattedrale illuminata mentre l’aria si fa frizzante. Nei dintorni sorgono i ristoranti delle catene internazionali frequentati dai ragazzi della città, quelli caratteristici sono all’interno del mercado central, chiuso purtroppo di sera.

 

Un coccodrillo sulle rive del Rio Tarcoles

 

22° giorno

Colazione con paste in pasticceria e caffè in ostello, poi in auto ci rechiamo a Sarchì, la capitale dei carri dei buoi e una vera e propria città del mobile. Nella piazza principale fa bella mostra di se il più grande carro di legno al mondo, costruito come simbolo dell’artigianalità della cittadina, coloratissimo e decorato in modo unico, visitiamo l’adiacente chiesa sempre nella parte norte di Sarchì per recarci nel luogo più popolare, la Fabrica de Carretas Eloy Alfaro entrando dal retro. Passando da qui si giunge direttamente al laboratorio dove artigiani stanno realizzando preziosissime parti per ruote e sponde dei tanto celebri carri per trasporto del caffè, entriamo nel bazar e ci scontriamo con una produzione gigantesca di souvenir, gruppi di turisti che girano con guide all’interno del complesso, difficile allora credere che tutto nasca dalle sapienti mani artigiane di pochi e sparuti lavoratori, la parvenza di un gigantesco made in China è forte. Ma alcune realizzazioni sono preziose, i bidoni per spazzatura differenziata in legno basculante meriterebbero, come alcuni piccoli carretti che vengono proposti con prezzo comprensivo di spedizione aerea, farebbero un figurone in molti giardini ricordando un poco i carretti dei vecchi gelatai, tutti in legno con colori e disegni dei più disparati. La guida segnala la presenza a Sarchì sur di un suo concorrente (fabrica de carretas Joaquin Chaverri), prendiamo l’auto e lì ci rechiamo, ma purtroppo è chiuso e l’impressione pare proprio quella di una chiusura non per turno o momentanea ma protratta nel tempo. Da qui andiamo verso Grecia, la statale 118 bordeggia per ogni metro fabbriche e rivendite di mobili, impressionante, ma tutto il nord e sud America si rifornisce qui? Strada che si adagia su verdeggianti montagne, sole e cielo terso con buona temperatura, a Grecia facciamo tappa nella piazza centrale, celebre per la Catedral de la Mercedes, una delle più grandi della nazione, che fu eretta in Belgio e qui trasportata e in parte ricostruita. Oggi è tempo di celebrazioni, prima un funerale che richiama un numero spropositato di cittadini, tutti festanti, questa la particolarità della manifestazione, a seguire una folta fila di battesimi, questi molto meno seguiti, pure questa chiesa con soffitto di legno. In realtà il passaggio da Grecia è per raggiungere una delle più conosciute cascate del paese, Las Cataratas de Los Chorros che si trovano all’interno di un parco in via di sistemazione. Da Grecia si prosegue per Tacares, lì non indicato si prende a sinistra una via in salita (strada 722, all’angolo c’è un Pollolandia) e dopo poco più di un km s’incontra sulla destra una strada dissestata che va a un cantiere. Poco prima uno spiazzo dove parcheggiare custodito da un anziano che si regge a malapena a un bastone, a petto nudo con costole in evidenza, viene da chiedersi se sia Caronte prossimo a portarci all’ultimo viaggio, un sentiero riporta sulla strada, a un bivio si va a sinistra, lì ci sono lavori e poco dopo un sentiero non segnalato si dipana nella valle. Alcuni tratti non sono facili per alberi abbattuti, ma niente paura, seguendo il fiume dopo meno di un km si giunge alla vista della cascata, spettacolo non da poco. La prima cascata si raggiunge dopo uno spiazzo con tavoli e panche per picnic e dopo un ponte bello e particolare sul fiume ma ora chiuso, o meglio con divieto di attraversarlo, se si vuole fare due passi nessuno dice nulla. Alta circa 50 m con caduta dell’acqua in una sorta di piscina naturale che sul lato montagna è contraddistinta da imponenti colonne di basalto, è meta di giornata per più avventori locali, qui si fa il bagno, si sta al sole, si guada il fiume e si mangia (tanti lo fanno con cibarie all’ennesima potenza), sul lato sinistro si prosegue verso la seconda cascata, più piccola e di fatto sopra a una grotta naturale, guadando il fiume si può entrare e godersi una sorta d’idromassaggio naturale. Il posto è preso d’assalto da meravigliose e gigantesche farfalle di tantissimi colori, anche questo gioca a suo favore. A malavoglia ripartiamo, quando giungiamo di nuovo sulla via principale ci facciamo tentare da Pollolandia per uno spuntino per poi rientrare a Alajuela in 20’. Gli amici continuano per l’Atlantico, ho fissato per loro la serata dai ragazzi a Puerto Viejo de Talamanca, io perlustro la cittadina andando al mercato centrale, in una giornata d’iper affollamento ma tenuto molto bene dov’è possibile mangiare e bere qualsiasi cosa sia di casa in Costa Rica e pure comprare di tutto, compreso souvenir. Oggi poi son già iniziate i saldi e il centro cittadino è invaso di persone da ogni dove, bus pieni in arrivo e partenza, un clima però tranquillo, gli abitanti hanno mano al portafoglio per compere di ogni tipo, anche le moto (sempre cinesi) hanno sconti, una grande festa che ha il suo meglio nel Parque Central de Alajuela dove i cuenteros danno dimostrazione della forza delle storie che raccontano con gente incantata ad ascoltarli. Utilizzano sovente uno spagnolo molto adattato e comprenderli non è facile, ma già la musicalità porta in dote emozioni tangibili. Rientro in ostello dove nella mia spaziosa camera continuo a essere l’unico, per cena vado in un ottimo ristorante di pesce che ha la sola pecca di non servire caffè. Rimediarne uno in città non è impresa facile, se si scartano i vari McDonald’s o KFC rimane solo il Mini Market Musmanni con scelta di varie opzioni e qualche tavolo dove gustarselo e fare pure qualche chiacchiera con altri turisti lì a definire programmi futuri, purtroppo ormai non più per me. Fine serata al bar dell’ostello al 4° piano con terrazza sospesa sul vuoto rimirandosi la città, le montagne e l’aeroporto illuminato con una brezza sempre più corposa.

 

La coloratissima ruota del carro più grande del mondo, Sarchì

 

23° giorno

Sveglia verso le ore 5, colazione col caffè dell’ostello e le paste comprate il giorno precedente in una panaderia del mercato centrale e alle 5:30 il bus transfert dell’ostello mi reclama per portarmi all’aeroporto con grande anticipo, trasporto compreso nella tariffa dell’ostello. Il volo Air Canada Rouge è alle 9:10, all’arrivo nemmeno il check-in è aperto, occorre attendere le 7, fila che si forma subito ma non avanza. Che qualcosa non vada è evidente, attendiamo mentre il viavai dall’altra parte del bancone inizia a preoccupare, un annuncio segnala che il volo partirà alle 14:10 mentre viene dato il via al check-in. È possibile fare il check-in del solo volo per Toronto, una volta sul posto ci diranno come proseguire, in cambio ci forniscono un buono per colazione e uno per il pranzo valido da Malinche, i cui ristoranti si trovano sia fuori dall’aeroporto sia dentro nell’area dei gate. Faccio colazione sfruttando il primo buono, una cifra perfino troppo alta, converto i colones rimasti in dollari (hanno anche euro ma in pochi tagli) poi inizia l’attesa perché il volo non compare in lista, l’aeroporto non ha monitor grandi e dettagliati e quindi oltre i 10 voli a seguire non è possibile capire a che ora il mio decollerà. Se ne impara di più entrando nel sito dell’aeroporto di Toronto, più volte vedo che è posticipato, gli inservienti di Air Canada rinviano prima alle 15, poi alle 16:10 e infine l’orario delle 17:45 pare confermato, come confermato è il fatto che perderò le coincidenze a seguire. La fila per il controllo passaporti nel pomeriggio è interminabile, quasi tutti i voli sono in quest’orario, impiego oltre 1:30, non che il controllo sia lungo, assolutamente no, è che c’è tantissima gente. A seguire controllo bagagli a mano (qui si può imbarcare bottiglie d’acqua anche aperte) veloce e poi finalmente imbarco puntuale, senza che venga verificato l’Eta per il Canada. Nel frattempo sfrutto il secondo voucher cibo per il pranzo, questa volta all’interno e di nuovo difficile sfruttarlo a pieno, unico aeroporto al mondo con prezzi umani. Proprio mentre salgo la scaletta che mi porta via dal Costa Rica, sorge in cielo l’ultimo tramonto che pare portare la sigla di Photoshop tanto intenso e saturo di colori. Partenza con 8:30 di ritardo, al solito cibo a pagamento (ma sono satollo) e bere gratuito con svariati passaggi, arrivo dopo 5 ore di notte e nemmeno sceso dall’aereo mi ritrovo con in mano il piano volo del giorno a seguire, hotel pagato per la notte e voucher per trasbordo con limousine, colazione e pranzo. Ritiro il bagaglio dopo una lunga fila al controllo passaporti perché assieme al mio volo ne è giunto uno dal Giappone, il bagaglio mi è riconsegnato praticamente in contemporanea, esco dall’aeroporto e il freddo è intenso, la limousine su cui salgo riporta un -6° che per l’autista è pure caldo rispetto al -20° della settimana precedente. L’hotel a cui sono stato assegnato assieme ad almeno altri 20 passeggeri con destinazione Europa (all’arrivo siamo stati divisi tra chi proseguiva per voli interni, negli U.S.A. e intercontinentali) è il Towneplace Suites by Marriott (wi-fi), registrazione veloce, così sono circa 1:30 quando prendo possesso di un mini appartamento con cucina tecnologica. Prima di una ritemprante doccia calda mi gusto un buon tè nero e poi svengo sotto ad una montagna di cuscini e panni.

 

La cascata di Los Chorros, nei dintorni di Tacares

 

24° giorno

Sveglia ore 9, la colazione è servita fino alle 9:30, ritrovo più o meno tutti quelli con cui ero arrivato e tutti diamo fondo al buffet dell’hotel. Qui non servono il pranzo, ma sono gentili e ci fotocopiano il voucher per poterlo utilizzare in aeroporto. Terminata colazione provo ad avventurarmi nei dintorni in una zona interamente coperta da neve e ghiaccio. Si scorge il Centenary Park, nevica e quindi la temperatura non dovrebbe essere eccessivamente bassa, i problemi però sono 2, ho un abbigliamento non idoneo, se le calzature resistono alle infiltrazioni dell’acqua non sono però alte e la neve in alcuni punti può infilarsi dall’alto, un leggero pile tiene un briciolo di caldo ma i pantaloni sono da Costa Rica, appena il vento si alza il gelo è inaffrontabile, devo mestamente rientrare sui miei passi. L’hotel è pochi km a ovest dell’aeroporto, a sua volta a ovest della città, non ho tempo per prendere un treno leggero per il centro e quindi mi sistemo in attesa in hotel, un’addetta senza nemmeno stare a chiamare AeroLimo ci porta all’orario che decidiamo tutti assieme in aeroporto. Per Toronto direi che ci sarà spazio in un altro viaggio, in condizioni e tempi più idonei. Il nuovo piano voli prevede il rientro con Lufhtansa fino a Francoforte, check-in velocissimo, così come il controllo passaporti e il controllo del bagaglio a mano, qui però il bonus del voucher vale ben poco, con 10 $ canadesi si compra a fatica un panino, fortuna che per il bere l’aeroporto è disseminato di fontanelle così mi mangio un panino finendo per trovarmi di fronte una ragazza in partenza proprio per il Costa Rica che mi chiede mille informazioni al riguardo. Volo puntuale per Francoforte (6.350km, 7:45) con schermo a disposizione con interattività come su tutti gli aerei più moderni, appena decollati tempo per un rinfresco e a seguire cena, poi luci basse e dopo un po’ di lettura provo a dormire durante un volo particolarmente tranquillo.

 

 

25° giorno

50’ prima di atterrare è tempo di colazione dopo aver dormito poco, i tempi tra dopocena e colazione sono di nemmeno 4 ore. In aeroporto il controllo passaporti è come a Monaco automatico, ma c’è il controllo del bagaglio a mano accurato, prima di passarlo un addetto chiede di mettere a parte pc e tablet (che non ho), all’uscita un’addetta lamenta che abbia lasciato tutte le parti elettroniche nello zaino (telefono, caricatore, macchina fotografica), se si chiarissero tra di loro… In aeroporto wi-fi, attesa del nuovo volo per Bologna ancora con Lufthansa a differenza del piano voli precedente che prevedeva Air Dolomite (ma tutti i voli presi stanno nella Star Alliance), puntuale pure quello. Servono solo da bere, ma dura poco più di un’ora, nel primo pomeriggio atterro a Bologna con circa un giorno e mezzo di ritardo rispetto al programma, il tutto non a causa di problemi col gelo in Canada, ma proprio perché gli aeroporti canadesi sono perfettamente in grado di affrontare questa emergenza e hanno concesso spazio a quelli statunitensi in larga parte bloccati. Il mio volo San José-Toronto arrivava da Toronto, partito in ritardo da là proprio per dare spazio ad altri voli, una volta atterrato in Costa Rica è andato in coda alle altre partenze e così la catena di ritardo ha fatto sì che per una cortesia sia stato in ballo 30 ore in più. A Bologna rispetto a Toronto par di essere di nuovo nel Caribe, ma il Caribe mantiene tempi e modi sempre tutti suoi che non possono non essere apprezzati e che mi fanno capire molto meglio la scelta degli amici che ora la stanno a vivere mentre in tanti, mestamente qui esistono.

 

 

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Luca COCCHI

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