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Pura Vida - III

Diario di viaggio in Costa Rica

 

... segue 

 

9° giorno

Ritrovo al Costa Rica Roots Tour ore 5:30, sveglia in modo da essere puntuali per un caffè e torta casalinga nell’ufficio della guida, il figlio della proprietaria de La Casona, con torta di quest’ultima. Nato qui David, di chiara origine europea (la madre è olandese), gestirà l’escursione in canoa nei canali del Parco Nazionale Tortuguero per un gruppo indicativamente di 18 persone, oltre a me ci sono 15 svedesi e una coppia brasiliana. Ci fornisce giubbotto di salvataggio, remo e impermeabile, useremo i primi due ma non l’ultimo, la giornata è incredibilmente bella. A piedi raggiungiamo l’ingresso al parco, fila di 10’ e poi prendiamo possesso di due grandi canoe. Il vantaggio della canoa, oltre a non inquinare, è quello di non far eccessivo rumore e arrivare nei pressi degli animali che si avvisteranno, cosa non fattibile con medesime barche a motore, i componenti dell’equipaggio remano per tutto il tragitto, la guida è solo uno dell’equipaggio. Essendo l’unico che parla spagnolo, mi chiede di rimanere nella canoa con lui e usufruisco di spiegazioni aggiuntive, la guida parla un inglese basico imparato qui lavorando, ovvio che in lingua madre abbia molte informazioni in più da trasmettere, ma gli svedesi presenti non la masticano. Circumnavighiamo Isla Cuatro Esquinas e siamo subito accolti da un’enorme iguana arancione, ci spiega che è nel periodo degli amori alla ricerca di una compagna e si pone con questo sgargiante colore per prendere tutte le attenzioni del mondo. Se a prima vista la foresta (non di mangrovie ci viene spiegato come tutti avremmo creduto) pare solo flora, pian piano e guidati dal puntatore laser della guida iniziamo a familiarizzare con una quantità incredibile di avifauna, remiamo lentamente riempiendoci gli occhi, il caldo inizia a farsi importante e l’ombra dei grandi alberi pregevole. Ovvio che i più siano in attesa di avvistare il tucano, l’animale più particolare tra i volatili, impariamo che in Costa Rica ne vivono di sette tipologie distinte, quattro della quali qui nel parco. Grazie alla guida ne avvistiamo parecchi anche perché solitamente si muovono in piccoli branchi, sono di una tipologia dalle dimensioni ridotte e col becco meno grande del solito, quindi volano con più facilità e velocemente, vederli è relativamente facile, fotografarli praticamente impossibile, tra i rami, in controluce e sempre in movimento. Ci spostiamo sempre adagio osservando uccelli grandi e piccoli d’infiniti colori, prendiamo un canale molto più interno e qui facciamo conoscenza con una lontra e un alligatore. Non spaventa come gli enormi coccodrilli, rimaniamo in visione reciproca a poca distanza, poi con calma come è venuto a osservarci se ne va. Il percorso procede fino a Caño Chiquero, da lì rientriamo e a metà ci fermiamo, il gruppo svedese trasborda per un’escursione sulla terra ferma, io rimango in canoa per completare il percorso tra i canali rientrando alla base dopo circa 3:15. Il tour che può essere acquistato direttamente sul posto costa 20$, fino a due persone si può trovare posto al momento della partenza, per più persone meglio prenotare in anticipo. Rientro in tempo per la colazione e per docciarmi poiché remare al sole è sì bello ma se ne esce grondanti. Relax fino alle 12, quindi amaca e lettura, il villaggio l’ho già visto in lungo e largo, all’imbarcadero ho la long boat tutta per me e questa volta col bel tempo mi godo il viaggio tra i canali con un verde che pare nato da una saturazione fuori controllo di Photosohp. 1:10 di tragitto durante il quale potermi godere un ultimo angolo di Tortuguero fino a Caño Blanco. Qui giro inverso del giorno precedente, furgone per trasporto persone in cui di nuovo sono da solo e con l’autista recupero info sulla vita della zona e in un’ora raggiungo l’hub di Exploradores Outdoor. Qui attendo il rientro di quanti hanno fatto rafting e di partenza come me per Puerto Viejo, ci sono minibus verso San José, Arenal ma al momento non per Alajuela poiché il Volcan Poas non è visitabile. In 2 ore sono a Puerto Viejo scaricato proprio al mio ostello, tempo per sistemare gli zaini, riprendere possesso di un posto in camera da quattro (oggi tutto esaurito) e andare a casa dai ragazzi per la serata di Natale. In bicicletta partiamo per casa di Fedele dove una buona fetta del gruppo italiano si da appuntamento per festeggiare la noche buena, diciamo per festeggiare in generale, del Natale se ne parla proprio pochino. Giusto il tempo di arrivare che la pioggia ci regala la sua presenza. Poco male, abbiamo a disposizione una grandissima casa e pure il forno a legna stile pizzeria è sì esterno ma al coperto. Il menù prevede tagliatelle tirate a mano con ragù bolognese e a seguire maialino ripieno al forno, ovviamente antipasti, contorni e così via, il tutto annaffiato con vino e birra a piacere, si son pure ricordati di mettere al fresco dell’acqua non frizzante per me, servizio di altissimo livello! La serata scorre lunga, ne approfitto di una pausa della pioggia per rientrare in ostello dove avevano organizzato una maxi paella per gustarmi con alcuni tiratardi un caffè vero e proprio poi finalmente si dorme, giornata lunga e sonno meritato.

 

Iguana in amore, Parco Nazionale Tortuguero

 

10° giorno

C’è luce di mattina ma piove, poca voglia di alzarsi anzitempo, per far ché poi, oggi che è Navidad e qui fan festa anche quando non lo è? Un tè mentre attendo che smetta di piovere, colazione più tardi del solito da Pan Pay nei dintorni della fermata dei bus, bar pasticceria gestito da spagnoli, ottima qualità. Compro il biglietto del bus per ritornare a San José, si può comprare solo dal giorno precedente la partenza, consigliato farlo nei periodi di festa. Sempre in bicicletta che avevo in dotazione dal giorno prima raggiungo i ragazzi, se uno come sempre è attivissimo l’altro sconfigge i postumi della nottata e la mattina parte tardi, poco prima di pranzo facciamo un giro in centro per cercare alcuni reduci della serata e preparare il pranzo, oggi hummus con nachos. Giornata di riposo tra gente che passa a salutare e un salto in spiaggia a rimirare più che il mare sempre tendente all’agitato i danni provocati da questo su natanti arenati lungo la costa. Alcuni fanno bella mostra di sé proprio a pochi passi dalla riva, ancora intonsi, ma come i più qui raccontano, passerà poco tempo prima che pian piano siano smontati e ognuno recupererà pezzi per sistemare le proprie case. Rientro in ostello per sistemare tutto in vista partenza, doccia e relax su amaca, serata con cena a base di maxi insalatona preceduta da focaccia con affettati, scontato dire che la focaccia sia appena uscita dal forno di casa così come il pane che la segue. Ultimo giro di chiacchiere coi ragazzi, loro continueranno le loro fatiche quotidiane in quest’angolo di mondo dai ritmi in simbiosi con natura e benessere mentre io inizierò la scoperta delle parti centrali ed occidentali del Costa Rica. Alleggerito in parte lo zaino di alcune cose portate appositamente da Bologna, me ne trovo altre che fanno il giro inverso, una specie di corriere. Rientrando non manca il solito scroscio che mi costringe a un’attesa lungo il cammino, clima coerente con sé stesso da queste parti da quando sono arrivato. In ostello qualche faccia è cambiata ma noto che alcuni imperterriti restano ancora qui, scambiando ormai Puerto Viejo per il loro angolo di Sassonia.

 

Due ara nascosti nella vegetazione, Parco Nazionale Tortuguero

 

11° giorno

Raggiungo a piedi Pan Pay per una corposa colazione, da qui son due passi per il capolinea dei bus. Come prevedibile quasi tutto pieno ma ho biglietto e posto riservato, si parte puntuali, sosta a Cahuita e Limon e dopo 4:30 arrivo al terminal dell’Atlantico Norte di San José. Da qui a piedi raggiungo un vicino hostel che dalla strada nemmeno si nota. All’interno un fantastico ostello su più piani dotato di bar e ristorante con ampie terrazze, spazi comuni con divani e poltrone in grande misura, piscina bella ma data la temperatura in pratica inutilizzabile. Wi-fi funzionante alla grande in qualsiasi angolo dell’ostello costruito come moderno utilizzo di più piani e terrazze con vista sul centro città. Per ogni letto in dotazione lenzuola, in questo periodo dell’anno meglio richiedere un panno se come me non avete potuto procurarvi quella della compagnia aerea (Air Canada Rouge risparmia pure su questo), bagni numerosi e pulitissimi. Una volta all’interno pare più un locale di tendenza che un ostello. Parto in escursione della capitale, so già di trovarci poco d’interessante ma oggi è invasa di gente, la piazza principale da sull’unico monumento segnalato, il Teatro Nacional (chiuso in corrispondenza delle festività) e sull’avenida 2 par di incontrare tutto il Costa Rica. C’è un tope de caballos, una sfilata di cavalieri e cavallerizze, organizzazione perfetta, attraversamenti della avenida regolati, pronta pulizia al seguito del passaggio dei cavalli e gente festante lungo tutta la parata che non termina mai. Il cavallo è ancora un animale di riguardo qui, noto infatti che nei ristoranti si mangia carne di ogni tipo ma non di cavallo. Chi sfila sono i ticos ricchi, che possono permettersi grandi allevamenti di cavalli, ma l’occasione fa far festa a tutti, la sfilata pare non terminare mai, si mangia, si beve, si fanno acquisti di ogni cianfrusaglia, nel frattempo provo a vedere alcuni dei monumenti riportati dalla guida ma in effetti la capitale ha poco da regalare, musei a parte ma oggi tutti chiusi. D’interessante qualche via nei dintorni di avenida 2 ma se non si ha tempo evitabile, mi dirigo verso Plaza de la Democracia dove sorge il Museo Nacional dando un occhio alla cattedrale lungo il percorso. Il museo è chiuso, sorge in una grande costruzione gialla denominata in passato Fortezza Bellavista, di fronte sorge un mercato artigianale, artigianale forse un tempo, ora pare pieno del trionfo cinese di prodotti standard. Rientro in ostello, non è clima da piscina ma c’è gente che prova ad anticipare la piccola cena, così inizio a far conoscenza di un po’ di passanti per la capitale e mi accorgo che già qui la lingua è l’inglese. Maggioranza di statunitensi, e tutti pronti a partire per l’ovest del paese, la piccola cena non è male ma un po’ perché avevo saltato il pranzo un po’ per far due passi completiamo la cena facendo un salto in un posticino nei paraggi in una città che sceso il sole pare svuotarsi. E allora rientriamo in ostello dove viene improvvisato un tavolo multietnico per giocare a carte, una specie di scopa che serve più per far gruppo che per puntare a vincere, ognuno finisce per usare regole autoctone. Nottata che si fa fresca, coperti dal solo lenzuolo vien dura tirare mattina, non ho voglia di scendere alla reception e mi copro con felpa e asciugamano, ripromettendomi di chiedere un rinforzo per l’indomani.

 

Una magnifica vista sul cratere del Vulcano Irazù

 


12° giorno

Il bus per il Volcan Irazù parte alle 8:30 dalla avenida 2 di fronte al Teatro Nacional, occorre arrivare in buon anticipo per trovare posto, così non riesco a far colazione in ostello e ripiego molto bene da Cafeteria y Pasteleria Ricos Pan Vane e con oltre 20’ mi metto infila. Non si può comprare il biglietto in anticipo ma solo dal conduttore, per meno di 60 km s’impiegano circa 2 ore passando per la cittadina di Cartago. Si sale dai 1.170 mslm di San José ai 1.430 mslm di Cartago per guadagnare in nemmeno 40 km i 3.333 mslm del parcheggio al vulcano. Chiaro che la salita sia micidiale, oggi la giornata è splendida e il panorama sempre mozzafiato. La paura è legata all’arrivo delle nuvole, sovente il vulcano è coperto e si viene quassù per nulla. L’Irazù, così come il Poas, attualmente non visitabile, permette la visione dalla sommità sui tre crateri, questa la caratteristica unica rispetto ad altri più celebri come l’Arenal al quale non è più ammessa l’ascesa. Sosta per pagare il biglietto d’ingresso al parco 2 km prima, fila lunga poiché uno a uno tutti gli avventori in bus rallentano le operazioni, le nuvole compaiono ma scappano anche e così quando giungiamo al parcheggio che da direttamente sul cratere spento Playa Hermosa la vista è fantastica. Visto che sul bus mi sono imbattuto in conoscenze precedenti, un tedesco di Puerto Viejo e una tedesca di Tortuguero, ci giriamo il vulcano assieme, stupendoci più volte appena lungo il sentiero si apre la vista sui due crateri sottostanti, il cratere principale dove si trova un lago azzurro e il cratere Diego de la Haya con un piccolo lago verde. Una balaustra di protezione gira attorno al cratere spento dalla quale rimirarsi i crateri attivi, è uno degli spettacoli migliori di tutto il Costa Rica, c’è un sole che colora ogni singolo pezzo di terra e un forte vento, a quest’altitudine fa freddo ma non lo si nota immersi in tanta bellezza. Terminato il giro lungo la balaustra rientro attraversando playa Hermosa dove nel versante contro la montagna qualche fumarola c’è ma nessun pericolo, rimane una sensazione particolare quella di inoltrarsi in questi terreni. Tornato al parcheggio ho tempo per salire in vetta, una strada non asfaltata di un km di circa 100 metri di dislivello necessita però di quel minimo tempo in cui le nuvole si prendono lo scenario e a quota 3.432 m la visibilità non arriva a 5 metri. Quassù il freddo è intenso, il vento è micidiale, ma appena si lascia la vetta e si scende il sentiero è riparato e quindi nessun problema, al parcheggio il bus attende la partenza per le 12:30. Il versante che da a sud è sgombro da nubi, la vista va quasi fino alla capitale. Si rifà il biglietto per la stessa cifra e lentamente scendiamo impiegando quasi 2:30 causa un incidente lungo il percorso che porta a una colonna di traffico infinita. Non possiamo raggiungere il capolinea in centro città perché pure oggi c’è una sfilata per le vie del centro, è il turno dei motociclisti, quasi tutti con custom, molte HD ma non solo, qui le marche principali sono tutte cinesi a me sconosciute tipo Fortuna. I grandi custom dei marchi tradizionali hanno cilindrate assolutamente fuori media per il Costa Rica, oltre 1.000 cc mentre lo standard cinese va sui 250-300 cc. Al seguito dei motociclisti ci sono tanti pattinatori e un numero infinito di bambini ma non solo con costumi da carnevale, un modo per far festa lo si trova sempre. Più veloce sistemare il tutto al termine della parata perché non occorre recuperare quanto seminato il giorno prima dai cavalli… Provo di nuovo a dare una possibilità alla città e visito quanto indicato come meritevole, ma tra piazze (Morazàn ed España) ed edifici (Templo de la Musica, Metalico, Casa Amarilla) niente merita veramente. Allora opto per il Mercado Central trovando probabilmente il luogo più interessante della città, tra corridoi strettissimi si muove una variegata umanità che compra di tutto, magari abiti di pregio stanno a fianco alla macelleria, mi rifocillo con tamales e batido prima di andare al terminal 7-10 per comprare il biglietto del bus del giorno a seguire per La Fortuna. Rientrato in ostello mi faccio consegnare un panno per la notte, dopo un’ottima doccia tempo per un po’ di relax in una delle tante sale e alla 18 puntuali piccola cena al termine della quale con alcuni frequentatori dell’ostello completiamo l’opera al ristorante cinese nei paraggi, dove apprezzo pure un abbondante e caliente caffè. Fine serata in ostello, oggi praticamente vuoto a parte i pochissimi avventori con cui ho condiviso il ristorante cinese, mentre nella camera da 4 siamo sempre e solo in 2.

 

continua...

 

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Luca COCCHI

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