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Maranhao Incantato - IV

Un Brasile da favola

...segue

 

10° giorno 

Colazione in pousada senza fretta, l’appuntamento mattutino prevede il volo sui Lençóis, l’aeroporto dista 2,5km, andiamo con un furgone in nemmeno 5 minuti. Aeroporto essenziale, nessuna istruzione su che fare, il pagamento al rientro (fiducia totale sull’esito positivo) e a caso si sale sul primo piccolo aereo a disposizione, nel mio caso un Piper 4 posti, soluzione forse meno comoda del Cessna ma molto più performante per viste e foto, le ali sono sopra la carlinga e non sotto. Cintura allacciata, finestrino chiuso al momento del decollo e via, si muove pure poco e in un attimo lasciamo la foresta per entrare nei Lençóis sorvolando la foce del rio Preguiça, molto più spettacolare che in barca. Si vedono bene vari luoghi toccati in precedenza, dal Farol Preguiças alla pousada di Atins con le sue costruzione a barca. Ma il bello è lì da venire, iniziando a sorvolare i Lençóis veri e proprio ci si accorge della grande estensione e dell’incredibile collocazione, verdissimo a ovest, blu cobalto a est, e loro bianchi che paiono finti con lagune a intervallare le dune senza fine. Lagune che dall’alto paiono sempre verdi, piano piano cambiano tonalità, microbi a renderle vive, ci si accorge che sono persone, soprattutto nella zona a nord-ovest della Azul e della Bonita che visiteremo nel pomeriggio. Sono 30’ intensi, gli scatti volano a mille anche se tra movimenti del Piper, finestrino non perfettamente limpido, sguardo che non sa esattamente dove puntare, non tutto riesce al meglio. Da quassù pare di sorvolare un deserto ma pure un ghiacciaio, emozione indescrivibile. Atterriamo con facilità, giro terminato, pagamento veloce pure con carta di credito e via pronti per nuova avventura, ripartendo dalla pousada. Nel pomeriggio ci attende l’escursione in camioneta alla Lagoa Bonita, attraversato il rio Preguiça su grande chiatta dove si sale scendendo dai mezzi, in compagnia di un locale che ribattezzare Capitan Brasile è il minimo, gentilissimo e disposto a farsi fotografare a più riprese ma sempre con lo sfondo della bandiera del Brasile. La strada si trasforma in un sentiero sabbioso, stretto e mal messo, più volte le fronde degli alberi entrano nella camioneta, il viaggio di oltre un’ora non è agevole ma ricompenserà. Tutti fanno tappa all’estacionamento Lagoa Bonita, da lì si sale sulla duna principale, un’ascesa quasi verticale di 70 metri, agevolata da una corda a cui tenersi, quando si scollina lo scenario toglie il fiato ben più della salita. Un’immensità bianca senza fine, intervallata solo da piccole aperture verdi delle lagune. Qui si vaga liberamente, facile tenere come riferimento il culmine della duna principale che da sulla foresta, c’è tempo fino al tramonto di godersi questo paradiso, nonostante la numerosa presenza di turisti, molti si fermano per fare il bagno alle prime lagune, continuare lungo le creste delle dune più spettacolari porta a luoghi incantanti e intonsi. Il tramonto però lo dobbiamo vedere dalla duna principale tutti in silenzio, poi fuga verso il basso per riprendere tra i primi il disagiato cammino, occorre essere velocemente alla chiatta per non fare serata attendendo il trasbordo, è comunque già sera quando attraversiamo la foresta, temperatura che precipita ma possibilità di chiudere con un telo la parte frontale della camioneta. Riportati in pousada si ritorna in città a piedi per la cena, attivissime le varie chiese del luogo che operano in negozi quando non garage, non tutto esaurito però, forse il richiamo reggae qui prevale sulla religione. In città, dopo un certo orario, i posti per cenare all’aperto o iniziano a chiudere o sono pieni, rimediamo di nuovo da A Canoa però all’interno in una specie di piccolo mercatino etnico, unendo così l’utile al dilettevole. Sempre pesce, data la fame per l’ora più tarda del solito anticipiamo con qualche pizza locale neppure male, il solito pesce del luogo però molto meglio.

 

Gli incredibili Lençóis Maranhenses visti dall'aereo

 

11° giorno

Colazione in pousada, oggi con qualche succo di frutta in meno, poi con camioneta lungo trasferimento su asfalto percorrendo la MA402 per circa un’ora. Deviazione a destra sulla MA320 non segnalata, sterrata con svariati guadi sul rio Grande destinazione Betânia. Tappa finale con mezzi su strada all’ingresso dell’omologa laguna con forte colorazione arancione, utilizzati dalle genti locali come servizi igienici, sullo sfondo si stagliano nuovamente le dune del Parque Nacional dos Lençóis Maranhenses con ingresso lato nord-ovest. Per accedere alle dune occorre salire su di una piccola barca che percorre il fiume e ci scarica sul lato opposto, una dolce salita ci porta nell’area intesa come quella di Betânia all’interno del parco, e pure qui c’è tempo per perdersi tra dune e lagune, ancora bianche con acque di varie tonalità di verde. Qui molta meno gente, direi proprio zero, quindi senso di isolamento ancora maggiore. Si ritorna sempre in barca all’estacionamento che funge anche da ristorante con comode amache all’ombra (il posto con bottiglietta d’acqua più costoso mai incontrat), autista in relax quindi ce la prendiamo comoda, con la camioneta si taglia al largo del parco su sentiero fino alla tappa finale del giorno, il remoto villaggio di Santo Amaro do Maranhão, ultimo accesso a nord del parco incontrato dopo alcuni guadi non indifferenti. Tappa alla pousada Cajuero dove il titolare parla inglese avendo vissuto a lungo in giro per l’Europa, è presto e abbiamo tempo per girarci il paese che pare vivere ad un ritmo da bradipo. Nulla di particolare, piazza centrale ampia e semideserta, negozietti tutti simili e a prima vista, pochi ristoranti dove provare a passare la serata. I cavalli passeggiano soli e indisturbati in piazza e al rientro terminiamo il pomeriggio gustandoci un gelato locale alla sorveteria Quero-Quero (il quero è un uccello del luogo) dopo aver provato praticamente tutti i gusti. Niente di eccezionale, il gelataio che tanto ci tiene a parlare della sua attività finirà per segnalare che questi arrivano già fatti da una produzione in São Luís. La pousada da sul rio Grande, qui forma isolette naturali che fungono da piccoli campi d’allenamento dei ragazzi locali, di fronte tanti piccoli bar che però terminano l’attività al calar del sole. Non essendoci organizzati in tempo e non vedendo nei paraggi nulla, optiamo per una cena in pousada, scelte non infinite così ci facciamo portare più tipi di pizza, qualità bassa ma nutrono, diciamo così. Tentiamo pure di trovare un locale dove terminare la serata incontrando popolazione locale, i famosi pescatori di Santo Amaro, ma dopo le 22 non solo non c’è nessuno in giro ma anche i bar delle pousadas non servono più nulla.

 

L'acqua cristallina della Lagoa Bonita

 

12° giorno

Colazione in hotel, media qualità e partenza per l’ultimo giorno di escursione tra i Lençóis, in camioneta destinazione lagoa das Andorinha in una pace totale. Non fosse che una specie di uccello, tipo un gabbiano più piccolo, sia particolarmente aggressivo, se ci si sposta dal bordo delle lagune inizia ad attaccare, è sufficiente un bastone roteato per allontanarlo, in mancanza anche un cappello roteato più volte, ma desiste per qualche minuto poi torna alla carica. Le lagune, a parte quelle decisamente profonde, hanno acqua verde al limite del trasparente, nei dintorni non c’è nulla, l’autista della camioneta poco prima di mezzodì ci riporta in pousada, tempo per relax o cibo, nel primo pomeriggio altra escursione verso lagoa Gaviota, nel bianco che più bianco non si può. Per accedere occorre registrarsi al comando di polizia di Santo Amaro, le guide devono essere del luogo. Si accede a quest’area attraversando una zona paludosa poco fuori dal villaggio, volendo anche a piedi, a quel punto però necessitano molte ore perché oltre 2 vanno per l'andata e il ritorno, dovrete quindi aggiungere le almeno 2 che merita il luogo per essere visitato e per bagnarsi nelle lagune. Ultimo giro di dune e bagni, sabbia finissima, transumanza di capre che da sole vanno da un luogo all’altro, vorremo goderci l’ultimo tramonto tra le dune ma c’è l’obbligo di registrarsi in uscita entro le 18, così tramonto visibile lungo il cammino. Nel centro del villaggio trattiamo in anticipo un luogo per la cena su consiglio della guida del posto, che raggiungeremo verso le 20, per loro notte fonda. Fanno bella mostra di sé le bandiere del Brasile, del Maranhão e di Santo Amaro, per il resto la scenografia del grande ristorante sono pareti bianche, cena con pesce misto e giacché siamo italiani pure la sorpresa delle tagliatelle con l’uovo, ovvero tagliatelle con un uovo sodo posto in cima. Vabbè, apprezziamo lo sforzo, unici avventori del locale, a piedi rientriamo in pousada non cercando un posto nuovo, come al solito tutto buio e deserto. Santo Amaro vive al ritmo del sole, in espansione turistica ci viene detto, anche se questa trova forse maggior peso in coincidenza con le vacanze dei brasiliani, ovvero tra fine dicembre e inizio gennaio, ora pare parecchio sonnacchiosa e con ben pochi avventori.

 

continua...

 

Maranhao Incantato - I

Maranhao Incantato - II

Maranhao Incantato - III

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Luca COCCHI

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