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Il Nord Ovest Argentino - II

L'approfondito racconto del nostro Luca

 

... segue

 

4° giorno

Arriviamo puntuali a Cordoba, la seconda città d’Argentina, quella con l’università più vecchia delle Americhe e dalla grande vita notturna. Decidiamo di sistemarci presso un hostal. Il posto è pieno di gente, soprattutto donne fra cui una ragazza belga che si è laureata con una tesi sulla dittatura militare argentina che è poi quella che mi fornisce le indicazioni sulla ESMA e sul Garage Olimpo avendo potuto vedere questi luoghi accompagnata da sopravvissuti che mi dice che si son sentiti male nel rivedere i luoghi delle loro torture. I gestori sanno informarvi per tutto quello che accade o per dove andare in città o nei paraggi. La giornata la dedichiamo alla visita della città, iniziando dalla Cripta Jesuitica al limite della zona pedonale. Da lì raggiungiamo la Catedral e il vicino Museo de Arte Religioso Juan de Tejado. All’interno vi sono ancora 14 monache (tre entrate nell’ultimo anno, un piccolo evento), ma la clausura per queste carmelitane scalze non è così ferrea come un tempo. Ora possono richiedere permessi per uscire, possono navigare in internet e chattano con regolarità. Nel mezzogiorno visitiamo il mercato Norte, dove si possono vedere maialini e capretti scuoiati pronti alla vendita per essere mangiati, oppure si trovano svariati comedores molto belli. Noi optiamo per una parilla completissima, con tanto di capretto. A questo punto ha riaperto la Manzana Jesuitica (solo visite guidate), probabilmente la perla della città, e poi è possibile visitare lì a fianco i vari patii dell’università. Nella piazza centrale si visita il Cabildo, dove ci sono alcune mostre temporanee (nel nostro caso incontriamo i quadri in vendita di un pittore locale e foto di un artista argentino che rappresentano la presenza islamica nel sudamerica). In serata in uno dei patii del Cabildo assistiamo a uno spettacolo di tango, ovviamente gratuitamente. È stracolmo di gente, fra cui molti giovani.

 

La Cattedrale di Cordoba

 

5° giorno

Con un tour molto ben organizzato andiamo a visitare il Triangolo Jesuitico nei dintorni della città. Prima tappa a Caroya, con sosta obbligatoria allo stadio dei rodei, gloria locale. Poi è il turno della Colonia Caroya e sempre in paese di quella di Jesus Maria (si può fotografare solo il patio e non gli interni) entrambe risalenti ai primi del 1600. Qui di gesuiti non ne risiedevano molti, utilizzavano questi luoghi per lavorare la terra e produrre svariate cose, situazione che alla lunga li portò verso contrasti economici con la corona spagnola fino all’espulsione dal paese. Pranzo presso un ristorante gestito da friulani, dove mangiamo anche pasta (ma è meglio restare sulla carne…). Poi si continua verso la Posta de Sinsacaste. Qui veniamo “assaliti” dal custode del luogo che in circa 40’ ci narra alla velocità della luce tutti gli accadimenti di oltre 100 anni di storia argentina, sia legata all’indipendenza (proclamata nel 1810 da Belgramo, dichiarata nel 1816 grazie a San Martin) che alla guerra interna. Il personaggio ha un debole per un federalista del posto, Facundo Quiroga ucciso nei paraggi in un’imboscata. Alla prima occasione in cui rifiata, la guida riesce a inserirsi e a portarci via, presso Barraco Yago ovvero il luogo di tale imboscata. Poi raggiungiamo la Estancia di Santa Catalina che è privata e dove si può visitare solo la chiesa. Rientrati in città ci consigliano per la sera un posto dove ci sono sempre concerti. Questa sera è la volta dei Negros Vichen, un trio interessante all’interno di un luogo veramente molto bello.

 

La Manzana Jesuitica, Cordoba

 

6° giorno

Con un bus differencial andiamo verso La Pampilla (nientr’altro che una curva sulla strada) da dove entriamo all’interno del Parco Nazionale Quebrada del Condorito. Per arrivare al bancone norte (zona di avvistamento condor) ci sono 11 km a piedi, si va dai 1500 m ad un massimo di 1950 m, senza grandi ascese per vedere i condor e i loro piccoli volare in questa enorme quebrada. I condor volano in lontananza sfruttando le correnti ascensionali calde, quelli più accessibili sono i jote de cabeza negra, alcuni cartelli vi permetteranno di distinguere i vari uccelli. Considerate che il parco al momento non ha strutture, dovete portarvi cibo, bevande e soprattutto protezioni per il sole altrimenti la giornata diventa un inferno. Al ritorno sulla strada principale, dopo 22 km a piedi, notiamo che i bus differencial non si fermano e così fanno anche tutte le macchine e i camion che passano. Dopo 1:30, iniziamo a scendere a piedi verso il primo comedor che potremo incontrare, ma fortunatamente dopo 3 km un bus ci carica. Veniamo informati dall’autista che solo questo bus fa fermate lungo il percorso, i differencial no, quindi verificate con attenzione gli orari prima di mettervi sulla strada. Fra i giri in città, nel parco e lungo la strada abbiamo affrontato 30 km a piedi, ma vedere gli enormi condor volare giustifica la fatica. In città ci mangiamo un bife de chorizo presso uno dei ristoranti considerato fra i migliori in città, ma stranamente non è di buon livello.

 

continua...

 

Il Nord Ovest Argentino - I

 

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Luca COCCHI

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