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I pellegrini di Katoosa Villas

Un luogo sconosciuto d'Uganda

 

Ci sono luoghi che non appaiono in nessuna guida di viaggio ma che meriterebbero una visita. Uno di questi è il sito dei Martiri di Katoosa Villas. Mi trovavo in Uganda con un mio cmpagno di avventure e, dopo aver invano cercato un bus che ci portasse da Fort Portal al Parco Nazionale di Murchison Falls - a dire il vero, non riuscivamo nemmeno a trovare la stazione del bus, pioveva e le indicazioni che ci davano erano contrastanti -, la fortuna ci accorse in aiuto sotto le sembianze di un corpulento tedesco che stazionava in un bar, seduto al tavolo con una birra. Gli chiedemmo informazioni e costui si rivelò essere uno molto introdotto, che ci avrebbe trovato un autista che ci avrebbe permesso di raggiungere la nostra destinazione a un prezzo onesto. Senza questo incontro fortuito, quel sito non l'avremmo mai nemmeno notato.

 

Veduta d'insieme del sito di Katoosa Villas - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il giorno dopo, partiti di nuon ora, ci eravamo riempiti gli occhi degli stupendi paesaggi e delle spettacolari piantagioni di thé di queste zone quando cominciai a notare a bordo strada - poco dopo aver preso la direzione nord dopo Kyenjojo - un numero via via crescente di gente a piedi. Dapprima poche persone, poi sempre di più, quasi sempre in piccoli gruppetti. Chiesi all'autista il motivo di questo insolito assembramento e mi rispose che non lontano c'era il sito dei Martiri di Katoosa Villas, che proprio in questo periodo ricorreva un anniversario e che molti vi ci si recavano in pellegrinaggio. Mai sentito nominare, nemmeno la mia Bradt Guide sull'Uganda - decisamente la più dettagliata in commercio - riportava nulla in proposito. Gli chiedemmo di andare a dare un'occhiata.

 

L'immagine su cui i fedeli lanciano i rosari - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Ci trovammo in un luogo decisamente particolare: una trentina di enormi rocce stondate fuoruscivano dal terreno e sopra di esse erano state dipinte delle croci, delle scritte, perfino una gigantesca figura di un santo. Vi erano centinaia di persone: i ragazzini si divertivano a scalare a mani nude le rocce, gli adulti più ferventi pregavano. La roccia con la figura dipinta aveva un piccolo assembramento davanti a sé: delle donne lanciavano in alto, sulla roccia, il proprio rosario, il quale scendendo strisciava sulla rappresentazione sacra, secondo i fedeli "impregnandosi" di santità. In altri angoli del sito la gente pregava, alcuni ad alta voce, altri a occhi chiusi davanti alle rocce, vi era una donna che urlava, apparentemente in preda una trance mistica. Un luogo intriso di misticismo e mistero.

 

Le rocce di Katoosa Villas - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Rientrato in Italia feci alcune ricerche e scoprii, non senza difficoltà, che si tratta di un sito di pellegrinaggio sorto per commemorare i fedeli uccisi dal tristemente noto re Mwanga II e da allora considerati martiri. Il sovrano, salito al trono ad appena 16 anni, era un fiero oppositore delle religioni occidentali (non solo cristiani ma anche protestanti e musulmani) che si stavano diffondendo nel suo regno e nelle quali vedeva il maggiore pericolo per la sua autorità. La goccia che aveva fatto traboccare si verificò quando alcuni "paggi" del suo harem, neoconvertiti, si rifiutarono di giacere con lui in quanto cosa contraria ai principi cristiani. Mwanga II cominciò a perseguitare i neoconvertiti, obbligando all'esilio quelli che non rinnegavano la propria fede e cacciando i missionari. In alcuni casi però andò oltre: fece assassinare un vescovo inglese ma il fatto più cruento si verificò il 27 novembre 1886 quando 24 cristiani (cattolici e protestanti) vennero bruciati vivi a Namugongo. Fra questi vi era Adolphus Ludigo-Mkasa, originario di Katoosa. il personaggio ora dipinto nella roccia del sito.

 

Fedeli pregano sulle scritte - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

I fatti destarono l'attenzione degli Inglesi che supportarono una rivolta del fratello del re che, supportato dalle crescenti comunità cristiane e musulmane, ebbe la meglio e detronizzò Mwanga II, facendolo incarcerare. Durò poco, perché un mese dopo al suo posto ascese un altro fratello, anche lui destinato a un breve regno perché Mwanga II, riuscito a fuggire di prigione, riconquistò il potere giungendo a un accordo con gli Inglesi, cedendo dei parte dei suoi poteri e territori. Questo non bastò a indurre a più miti consigli il combattivo sovrano che una decina d'anni più tardi dichiarò di nuovo guerra alla Corona Britannica, sconfitto e imprigionato di nuovo. Evaso poco dopo, organizzò un'altra rivolta ma, nuovamente sconfitto, venne catturato e mandato in esilio alle Seychelles, dove morì all'età di 35 anni dopo essersi convertito al Cristianesimo.

 

Giovani devoti in preghiera - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il sito di Katoosa, dedicato alle vittime di un tal efferato crimine, fino a non molto tempo fa godeva di una fama sinistra: vi si trovavano palesi residui di riti di stregoneria e di sacrifici animali, fors'anche umani. Ci girava brutta gente. Fu così che, negli anni '60, il parroco della zona decise di prendersi cura del sito, trasformandolo in un luogo in cui il rispetto per i martiri del passato venisse onorato. Un posto scoperto per caso, che contiene grandi storie, come solo in Africa può succedere.

 

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Roberto CORNACCHIA

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