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Impressioni di Brasile

Un viaggio sorprendente nelle parole della nostra viaggiatrice Pia Rosa

 

Non so perché, ma del Brasile non avevo aspettative, semplicemente mi sembrava un bel viaggio. Non era di quei viaggi che hai in testa, che desideri fare o che sogni chissà da quanto tempo. Per me, uno di questi era la Patagonia, dai tempi lontani dello splendido libro fotografico “La mia Patagonia” di Bonatti, ricordo inoltre anche le meravigliose immagini ed i colori dei ghiacci da un servizio di Linea Verde ancora condotta da Fazzuoli. Sono al computer a digitare “tour Patagonia accompagnatore dall’Italia”: Pianeta Gaia è saltato fuori così, con un viaggio in Patagonia come avrei voluto e nei giorni delle vacanze natalizie, che, insegnando, sono anche le mie possibili vacanze nel periodo invernale e nel periodo migliore per la Patagonia. La sola possibilità di un possibile viaggio apre in me mille dubbi: è un viaggio lungo, si tratterebbe di “investirci tutte le vacanze” (che rappresentano per me anche una pausa di riposo, per un recupero strettamente fisico), rientri e il mattino dopo dovresti essere a scuola, in più aggiungi il preparare bagaglio con la scuola e in giorni vicini al Natale che qualcosa in più da fare c’è sempre (solo qualcosa?)… Alla fine mi sono decisa ad andare e per fortuna ho trovato posto nel tour. Sono stata in Patagonia ed è stato un viaggio bellissimo: paesaggi, città, gruppo. Non ho certo viaggiato molto, ma abbastanza per distinguere le peculiarità che fanno di un viaggio un ottimo viaggio, se vogliamo tradurlo in giudizio. La perfetta organizzazione è stata determinante a rendere il viaggio in Patagonia un viaggio per me indimenticabile. Così, quando ho visto il programma del viaggio in Brasile, mi è sembrato naturale seguire la scia di Pianeta Gaia, definendomi, anche se non proprio documentata sul paese che mi accingevo a visitare, “disponibile a lasciarmi sorprendere”.

 

Per le strade di Sao Luis - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Sao Luis di notte - Archivio Fotografico Pianeta Gaia


Si parte. Il nostro gruppo è un buon gruppo. Sono circondata da autentici viaggiatori: tutti hanno viaggiato molto e con passione, molti sono amanti della fotografia. Alcuni di loro rappresentano il gruppo storico dell’agenzia: si conoscono, hanno già fatto viaggi insieme, instaurando con il titolare un rapporto di amicizia. L’argomento viaggi (passati e futuri) è uno dei temi ricorrenti: già alla partenza (e non alla fine del viaggio) si parlava della possibile prossima meta. Io ascolto interessata, a volte stupita di come possano aver viaggiato così tanto, chiedendo anche alcune informazioni sui viaggi da loro svolti. Mi sono trovata molto bene con loro: ho fatto amicizia, chiacchierato, condiviso pensieri con tutti e tutti ringrazio dell’ottima compagnia, grazie quindi a (rigorosamente in ordine alfabetico) Brunella, Clelia, Enrico, Enzo, Filippo, Floriana, Grazia, Graziella, Maria, Maria Grazia, Mario, Nora, Paola, Remo, Renato, Giuseppe, Roberta, Roberto e Silvio, perché un tour può essere stupendo dal punto di vista paesaggistico, ma perché possa essere vissuto veramente “bene”, perché tu ci possa stare bene dentro, è fondamentale sentirsi bene con le altre persone. Non posso non parlar bene dei viaggi organizzati perché consentono, anche a persone più o meno single, o che comunque si ritrovano a dove viaggiare da sole, di visitare paesi lontani. Puoi azzerare ansie di vario genere e per questo devo dire "Grazie Gianni" e scoprire di star bene anche con persone che non conosci. Una mia amica, prima di un viaggio, mi chiese se c’erano persone che conoscevo, alla mia risposta negativa replicò con convinzione: "Meglio!".

 

L'incredibile paesaggio del Lencois-Maranhenses - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Bagno nelle acque del Lencois-Maranhenses - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Dopo la visita della citta di Sao Louis il viaggio procede in direzione di Barre. Sono stupita dal meraviglioso scenario dell’area di Lencois  Maranhenses, amplificato dal volo sulla zona. A questo punto apro una doverosa parentesi: il pomeriggio che siamo andati alla Lagoa Azul e Lagoa do Peixe, durante il viaggio di andata, scendendo dalla chiatta sono scivolata nell’acqua. Pensavo di essermi solo bagnata un po’, ma quando mi sono rialzata il dito pollice della mano sinistra era fuori posto e non riuscivo a piegarlo: non certo una cosa grave, ma sufficiente per rovinarmi l’escursione. Invece tutto si è risolto rapidamente grazie a Enzo, che è riuscito a riposizionarmi il dito. Ho molto apprezzato il suo gesto: non solo perché mi ha rimesso a posto il dito, cosa fondamentale, e io non ho avuto complicazioni (del genere dover andare in un pronto soccorso, con conseguente spostamento, perdita di tempo, di escursioni, va a sapere… ), ma perché ritengo che non è semplice fare qualcosa a una persona che non si conosce, oggi come oggi, che, con facilità attribuiamo spesso la colpa di tutto agli altri. È sempre una responsabilità, per questo, parlo in generale, è senz’altro più sicuro non intervenire e non occuparsi di niente anche quando potremmo apportare il nostro contributo. Per tutto questo “Grazie, Enzo! ”.

 

Giù per la discesa! - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il gruppo al Lencois-Maranhenses - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Ci accompagna Ruan (non so come si scrive): è un ragazzo molto giovane, ha solo 23 anni, ma la sua età mentale (per le esperienze svolte) è sicuramente maggiore. A 8 anni svolgeva già qualche lavoretto nella fabbrica di manufatti di uno zio. Ha imparato l’italiano da autodidatta: ancora bambino, seguiva i turisti italiani solo per poterli ascoltare parlare tra loro, poi, un po’ più grande, (in età della scuola media) ha iniziato a fare la guida turistica. La svolgeva gratis, tale era l’interesse di poter imparare l’italiano. Mi ha raccontato che un professore di Milano gli aveva spedito un dizionario di italiano: aveva sottolineato e ricopiato su un quaderno molte delle parole più importanti e a scuola si faceva richiamare dagli insegnanti perché, invece di seguire la lezione, ripassava i vocaboli. Piano piano, continuando a lavorare con i turisti ha perfezionato la lingua. A soli 14 anni a casa provvedeva alle spese per alimentari, “ al resto”, ha aggiunto, “pensava la mamma”. Ci ha confidato i suoi progetti futuri: aprire, tra una decina di anni, un’agenzia. Non è mai stato in Italia, ma il suo italiano è decisamente buono (ottimo, direi) sia dal punto di vista del lessico (ricco e vario) che della costruzione della frase. Sono rimasta colpita, tutto il gruppo è rimasto colpito, da tanta determinazione in un ragazzo così giovane. La sua conoscenza non ha fatto altro che aumentare in me la teoria che, se hai veramente interesse verso qualcosa riuscirai nel tuo obiettivo, ti aumentano i neuroni cerebrali e tutto può diventare possibile; se, al contrario, una cosa non ti interessa, non ti impegni, non ti applichi, trovi mille scuse e, se non bastasse, devi anche trovare una giustificazione al fatto che non combini niente, allora dai la responsabilità alla famiglia (che non ti ha mai capito, che non ti ha permesso di esprimerti, di sviluppare le varie potenzialità che avevi) alla società, allo Stato e ti metti a posto la coscienza, che tanto la colpa è sempre degli altri e tu non puoi farci niente.

 

Caimani del Pantanal - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Strada del Pantanal - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Arriviamo nella zona del Pantanal, ricca di vegetazione e di animali. La natura mi rasserena. Alloggiamo al Rio Mutum Ecolodge. La struttura ha una bella storia: rappresenta il sogno di una signora (ex dirigente di banca) che, una volta in pensione, ha deciso di ritirarsi in questa terra, realizzando un ecolodge dove, nel rispetto dell’ambiente trovano occupazione persone del villaggio vicino, che abbiamo visitato. È una bella struttura. Siamo guidati da Ana Luisa. Ana Luisa mi appare subito come una persona vera, diretta e sincera. Direi che si è fatta “in quattro” per favorire al massimo che il nostro soggiorno risultasse ottimo da ogni punto di vista. In tutti i sensi: dal seguirci con attenzione durante le uscite a consigliarci con calore al ristorante i vari piatti, invitandoci ad assaggiare, mettendo in evidenza ingredienti e preparazione. Durante un’escursione nella natura ci ha confidato che la sua è una famiglia di 11 figli: erano poveri, camminavano a piedi scalzi, spesso avevano fame e per mangiare qualcosa raccoglievano frutti, a volte dovevano ripulirli dagli escrementi degli animali. A questo punto ha esclamato: “Sono ancora qua”. Mi è piaciuta questa espressione, detta con tono schietto. Mi ha fatto riflettere su come eravamo (indipendentemente dalla storia personale di ognuno di noi), su come siamo diventati, così esagerati su tutto e per tutto. Su come alla fine, vivendo vite di facciata, di finzione, siamo diventati, in realtà, sempre più poveri. Nel visitare il villaggio ho avuto l’opportunità di incontrare gli alunni e gli insegnanti della scuola: per me che insegno mi ha fatto molto piacere. Ho visto bambini contenti e impegnati nelle loro attività e anche i piccoli (in età della scuola dell’infanzia) già imparavano a leggere. I banchi, gli arredi non saranno nuovissimi, ma cosa importa? Non sono certo questi gli elementi fondamentali per dei bambini affinché possano apprendere e vivere serenamente a scuola.

 

Un capibara nel Pantanal  - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Visita a una scuola di un villaggio nel Pantanal - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Brasilia l’abbiamo visitata in notturna accompagnati da Ines Maria, che con passione e vera competenza, ci ha fatto immergere nell’architettura della città, impegnandosi il più possibile affinché, anche con il poco tempo a disposizione, potessimo avere una panoramica generale dei principali luoghi di interesse, riuscendoci, tra l’altro. Devo dire che non è certo facile riuscire ad attirare l’interesse e l’attenzione delle persone al termine di una giornata di viaggio. Ines Maria ci è riuscita, comunicandoci la passione e l’orgoglio che nutre per Brasilia e la sua architettura.

 

La Cattedrale di Brasilia di notte - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il Congresso Nazionale di Brasilia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Arriviamo a Salvador de Bahia: in qualche modo la città ti travolge. Un tripudio di gente, musiche, colori. Sono da poco entrata in camera quando, sentendo un ritmo sempre più incalzante mi chiedo se il carnevale sia già iniziato. La nostra guida (non ricordo il nome) è di origine italiana, ha un fratello in Italia, era da pochi mesi in Italia, quindi conosce il Brasile e conosce l’Italia. È determinata e va subito al “sodo”. Ci parla del Brasile, della situazione socio/politica, delle molte problematiche. Mi colpisce molto quando dice che ha lavorato tanto per far studiare i suoi figli. Ci spiega che in Brasile, mentre l’università è valida, la scuola primaria e media è molto scarsa: per questo sono costretti a rivolgersi alle scuole private anche famiglie di condizione economica normale, che in Italia non frequentano certo le private. Così lei, con tre figli, ha avuto le sue difficoltà per consentirgli un buon percorso di studi, ma, aggiungo io, sacrifici comunque ripagati dal fatto che tutti i suoi figli si sono laureati, e non mi sembra certo poco. Di due mi sembra di ricordare che uno è in Canada, la figlia in California, qualcuno di loro lavora nel settore informatico: alle nostre domande ci dice che si vedono un paio di volte l’anno e che ai biglietti per il viaggio pensano loro... E mi sembra giusto (e anche bello)! Mi ha colpito quanta importanza viene data all’istruzione, al fatto che i giovani possano avere una buona preparazione. Non che in Italia non ci sia, certo, ma ormai noi diamo tutto un po’ per scontato, quando invece nelle sue parole ho risentito un po’ di quell’aria degli anni '50/60, quando anche da noi lo studio, per molte famiglie era una forma di riscatto sociale, un mezzo per migliorarsi: ora, per molti, migliorare significa avere roba firmata, ultimi modelli di i-phone, di i-pad, ultimi modelli di tutto. Così, per assurdo, a forza di ultimi modelli di tutto, ci si ritrova ultimi in tutto (lettura, lingue straniere, ecc).

 

Un angolo di Salvador de Bahia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Musicisti di strada al Pelourinho, Salvador de Bahia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Pelourinho, il centro storico di Salvador de Bahia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Monelli di Salvador de Bahia - Archivio Fotografico Pianeta Gaia


Silvia è la nostra guida a Rio de Janeiro: è una bella ragazza, sempre sorridente. Anche lei ha imparato l’italiano da autodidatta e anche lei non è mai stata in Italia, anche se sogna di visitarla. Ha il nome Italia tatuato sul braccio. Mi colpisce tanta passione. Ci dice che il Brasile potrà migliorare solo investendo in istruzione, perché è solo con l’istruzione del suo popolo che un Paese può cambiare. Anche lei ha dovuto far frequentare ai suoi figli una scuola privata. Ci dice della responsabilità che hanno tanti personaggi pubblici (sportivi o del mondo dello spettacolo) nei confronti dei giovani, che dovrebbero mantenere uno stile di vita che possa essere sempre preso ad esempio perché è importante che i ragazzi abbiano modelli positivi. Simpatica e dolce è riuscita a farci vedere Rio de Janeiro con il sole, anche se in realtà il cielo era un po’ nuvoloso.

 

Rio de Janeiro vista dal Pan di Zucchero - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Chiesa barocca di Rio de Janeiro - Archivio Fotografico Pianeta Gaia


Ho scelto di ripercorrere il nostro tour brasiliano, non solo dalla prospettiva dei luoghi, ma anche attraverso le persone incontrate, uno degli aspetti che, secondo me, ha arricchito maggiormente questo splendido viaggio. Quanto ho detto emerge anche dalle foto che ho scattato: se all’inizio erano solo foto panoramiche, come in genere sono solita scattare, facendo in modo che non ci sia nessuna persona (a costo di aspettare che tutti si siano tolti di giro), piano piano la gente si affaccia, trovando un proprio spazio, fino a diventarne anche protagonista. Nella bambina affacciata al balcone, nella ragazza con le trecce rasta seduta in biblioteca, nei suonatori di tamburo, nella ragazza sulla spiaggia con i capelli viola, nel contadino nella sua fazenda, nei venditori ambulanti, nei pescatori, nella donna intenta a cucire seduta sui gradini di un monumento.

 

I murales di #Kobra sul boulevard olimpico, Rio de Janeiro - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

La scalinata Selaron, Rio de Janeiro - Archivio Fotografico Pianeta Gaia


Durante la visita al mercato di Salvador de Bahia incontriamo una bambina che vendeva limoni, frugo nella borsa per pescare una moneta: mi ringrazia “Obrigada”. La rincontro: mi ringrazia di nuovo “Obrigada”. Era solo una piccola moneta: vorrei darle qualcosa di più, ma continuando a camminare per seguire il gruppo la perdo di vista. Pensando di poterla rivedere mi preparo in mano qualche altra moneta ed in effetti poco dopo la scorgo: le offro i soldi, ma lei rifiuta sorridendo, non so perché. Ecco, il Brasile per me ha lo sguardo di questa bambina.

 

PIANETA GAIA

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