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Parchi USA: The Wave

Lo spettacolare ma delicato parco a cui si accede solo attraverso una lotteria

 

È uno dei parchi più spettacolari degli Stati Uniti ma anche uno dei meno visitati. Non perché non sia sufficientemente pubblicizzato ma in quanto quasi tutti sono costretti ad escluderlo dai propri itinerari poiché, causa la fragilità delle sue formazioni rocciose, non può essere visitato da più di 20 persone al giorno. E non basta arrivare prima di tutti gli altri davanti ai cancelli per esigere l'ingresso, perché i 20 preziosi biglietti giornalieri - individuali e non trasferibili - sono assegnati solo tramite una lotteria. Bisogna prenotarsi online presso il sito del parco con quattro mesi di anticipo, indicando tre possibili giorni in cui effettuare la visita: 10 posti vengono assegnati con una lotteria effettuata tre mesi prima e gli altri 10 con una lotteria effettuata il giorno precedente. Autunno e primavera sono le stagioni ideali per visitare il sito senza il caldo torrido estivo o le pungenti temperature invernali, ma è anche il periodo in cui ci sono più richieste e le percentuali di possibilità di vincere la lotteria sono più basse, tra il 4% e 5%. Nei periodi meno gradevoli le possibilità di aggiudicarsi il prezioso tagliando aumentano esponenzialmente, giungendo anche al 25% in gennaio.

 

Anche i pochi visitatori, a volte possono essere soggetti interessanti

Anche i pochi visitatori, a volte possono essere soggetti interessanti

 

In agosto, oltre al caldo (a mezzogiorno si viaggia sui 38° di media), bisogna tenere conto anche dei "tradizionali" acquazzoni di mezzogiorno: in questi casi è meglio presentarsi al parco il prima possibile, anche perché il tragitto  di quasi 10 chilometri è piuttosto impegnativo e, nell'intenzione di alterare il meno possibile un'area veramente lasciata com'è stata trovata, completamente privo di segnalazioni. Bisogna pertanto essere attrezzati con abbigliamento adeguato al clima e con abbondante scorta d'acqua e se non si è trekker esperti è bene ascoltare con cura le informazioni che il ranger vi darà all'ingresso o, ancora meglio, essere dotati di un gps per orizzontarsi nello scenario interessante ma privo di riferimenti che si attraversa prima di giungere alla meta.

 

Linee come se fossero disegnate e colori pastello - Foto Jan Parker

Linee come se fossero disegnate e colori pastello - Foto Jan Parker

 

Una volta sul posto lo spettacolo è stordente. Le rocce, dai colori degni della tavolozza di un artista in preda a visioni lisergiche, sono attraversate da fitte linee di diversi toni e più o meno in rilievo. Le linee sono abbastanza delicate e facili a danneggiarsi, il che spiega la restrittiva politica degli accessi. L'erosione, frutto del "lavoro" di millenni, operata sulla roccia arenaria del Navajo Sandstone raggiunge effetti che, a mia conoscenza, non raggiunge in nessuna altra parte del mondo: pare quasi di vedere un laghetto prosciugato, sul fondo del quale le onde siano state disegnate con pennarelli diversi da un dispettoso gigante.

 

La zona più scenografica è una conca abbastanza piccola (20 m x 35 m) ma, grazie al sistema dei biglietti, spesso deserta e quindi la sua fotogenia sarà facilmente sfruttabile anche dai fotografi più impediti. Per una volta le leggi della fotografia, che prevedono lo sfruttamento della luce calda e bassa dell'alba o del tramonto, vengono stravolte: The Wave è meglio fotografata a mezzogiorno, quando la luce verticale illumina perfettamente l'area senza generare dure ombre. Se capitate in periodo di piogge, le pozze d'acqua possono essere delle preziosissime alleate nel creare immagini surreali grazie ai disegni delle rocce che vi si specchiano. Vi è un'altra area, detta "Second Wave", meno grandiosa ma dai colori più variegati, non meno degna di essere ammirata e fotografata in tutti i suoi angoli.

 

Incredibili giochi di riflessi sulle pozze generate dagli acquazzoni - Foto Jan Parker

Incredibili giochi di riflessi sulle pozze generate dagli acquazzoni - Foto Jan Parker

 

Ve l'ho raccontato bene? Sembra quasi che ci sia stato, vero? Invece no, non ho avuto la fortuna di un mio amico austriaco, grrrr...

 

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Roberto CORNACCHIA

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