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Deserti d'Oman - VI

Il nostro Luca ci racconta il deserto di Rub Al-Khali, il cosiddetto Quarto Vuoto

... segue 

 

16° giorno

Oggi resto in città, saluto gli amici che partono per l’isola Damanayat con imbarco da Barka e dopo colazione (meglio arrivare non troppo tardi per avere il meglio) cambio sistemazione passando da un appartamento ad una camera ugualmente molto grande e poi parto nella visita della città di Muscat. Opto per il bus, mi dicono di un ottimo servizio a nemmeno 200 metri di distanza dall’hotel. In effetti qui la fermata c’è, ma si trova lungo una sorta di doppia autostrada in direzione d’uscita da Muscat, la fermata c’è di fronte ma l’attraversamento delle autostrade non è contemplato qui dove tutto è fotografato e sotto radar. Così m’indicano di andare al sottopasso posto prima del wadi della Grande Moschea, 1,5 km invece di 200 metri, poco male. Ci sarebbero anche i taxi collettivi ma me li sconsigliano, strapieni, senza aria condizionata e molto più costosi, così dopo aver appreso il tragitto parto col bus 1 per Ruwi dove alla stazione dei bus cambio col 4 scendendo in zona Corniche proprio al mercato ittico. Situato all’interno di una moderna struttura ovviamente sul mare, pulito ed ordinato, merita una visita per le tipologie di pesci trattati, alcuni azzurri, altri con occhi debordanti e per gli enormi tonni pinne gialle che svettano sui banchi d’alluminio. Anche qui si trova un’area destinata alla pulizia e al taglio, all’esterno gli ultimi pescatori portano il frutto del lavoro, nella parte attigua c’è il mercato di frutta e verdura, poco caratteristico. Poi m’incammino lungo la Corniche notando un insolito “tutto esaurito”, nella grande maggioranza una popolazione stordita e obesa, imparerò in seguito che di sabato approdano le crociere, soprattutto statunitensi e russi, in placido intreccio d’acquisti congiunti. Ho tempo per salire al forte (indicazione di biglietteria, ma è chiusa e l’ingresso gratuito), da poco restaurato ma che offre ben poco se non una bella vista sulla Corniche e sulle torri di guardia portoghesi all’angolo estremo della costa. Provo a raggiungerle ma sono tutte inaccessibili, lavori vari ne bloccano l’ascesa, così come nel parco Al Riyam alla gigantesca incensiera. L’unico pertugio dove poter salire lo trovo al termine della Corniche, su di un promontorio naturale che domina una fontana, in realtà non è ben chiaro se si possa salire, ma un gruppo di ragazzi statunitensi sta salendo e mi fa cenno di accodarmi, tutto regolare mi dicono, così salgo lungo scale di vario tipo al belvedere, al vero in pessime condizioni. La vista non è da fine del mondo ma permette di spaziare sulla parte delle torri di avvistamento in maniera migliore rispetto a quanto visibile dal forte. Una volta disceso è tempo per un ritrovo presso lo Juice Center proprio in piena Corniche, dove succulenti succhi o frullati possono essere accompagnati da sandwich, hamburger ecc.. E così, tra una chiacchiera e l’altra, i camerieri ci illustrano il sabato di Muscat, coi tanti croceristi, col fatto che il suq di sabato apre ben prima delle 17, anzi alcuni negozi non chiudono mai, ma che è comunque meglio andare dopo le 17 quando i croceristi devono rientrare e i prezzi ritornano quelli soliti e in parte trattabili. Così sfruttiamo il tempo per imparare il tutto, abbandonando l’idea di perlustrare il quartiere sciita di Al Lawataya dove gli stranieri non sono ammessi. Sarebbe stato uno spaccato interessante, una comunità ancora chiusa e auto protetta a fianco dell’area a più alta concentrazione commerciale e turistica. A dire il vero un tentativo lo facciamo, partendo dalla Corniche e dalle sue costruzioni con bovindo a fianco della moschea Al Sayyidah Khadijah (che confina con un KFC…), ma in effetti i cartelli sono ben chiari e allora evitiamo di farci trovare con le mani nella marmellata. Sopraggiunte le 17, inizia il giro al suq partendo dalla parte dell’oro, infinita, e coi vari negozi di abbeyya (le tuniche nere femminili), numero incalcolabile, paiono sempre tutte molto simili, almeno quelle maschili, dishdasha, possono avere colori vari, anche se tutti chiari. È facile perdersi, soprattutto in questa parte, stretta e con negozi tutti simili, più volte si ripassa dagli stessi luoghi, nel dubbio prendere le vie in leggera discesa, mal che vada si torna alla Corniche. I prezzi che molti oggetti portano sono elevatissimi, in effetti i venditori chiedono di non guardarli, erano per i croceristi e gli affari li hanno già fatti, da quei prezzi si può considerare un terzo, per trattare fino a un quarto, e immagino che nonostante i loro piagnistei abbiano ancora una bella fetta di guadagno. Terminato lo shopping mi accomiato, ognuno riprende il proprio viaggio e sempre in bus, col percorso inverso, rientro in hotel, peccato che dalla partenza dal suq all’ingresso all’hotel impieghi 100’ esatti, è già sera avanzata quando son pronto per cena, nei dintorni ci sono solo concessionarie d’auto e piccole paninoteche, così opto nuovamente per il ristorante iraniano dove far scorta di cibo.

 

Il suq di Mutrah, a Muscat

 

17° giorno

Anticipo la colazione così da non dovermi accontentare di modeste rimanenze, poi una volta accordato con la reception per poter utilizzare la camera anche dopo il check-out delle 12 parto a piedi in una mattinata decisamente calda per vedermi con più tranquillità la vicina Grande Moschea, facendo però prima tappa nel mezzo del wadi Al Udahiba dove si trova un’incredibile playground cestistico con tanto di gommapiuma a protezione dei sostegni, illuminazione, tavolo per i commissari di campo costruito con pallet e panchine costituite da un’asse incastrate nei sassi che formano l’argine del wadi, che data la costruzione mai sarà percorso dall’acqua. Passato l’atto di devozione nei confronti di questa struttura, invece di riprendere la strada, i ponti e i complessi attraversamenti dell’autostrada 1 dedicata all’ancora in vita (per pochi giorni) Sultan Qaboos, risalgo il wadi sotto i ponti e dalla parte est dell’argine incontro una scalinata naturale che mi porta proprio a ridosso della Grande Moschea, dal lato nord che non ho visto all’arrivo, dominato da un giardino colorato enorme. L’ingresso però non è da questa facciata, solo uscita, occorre entrare dal lato est, poi con grande calma mi visito l’enorme complesso che sarebbe la gioia di ogni architetto con libertà di budget infinita. Sempre visitatissima, anche se meno rispetto al mio primo passaggio, dedico tempo all’ultima vera e propria visita omanita, poi a piedi rientro in hotel (3 km) per una doccia e sistemazione-ritiro zaino, quando nel frattempo i miei amici giungono qui dall’escursione all’isola Damanayat. Chi vuole ha tempo per un veloce pranzo all’attiguo ristorante iraniano, dopo è già il momento di predisporre il rientro, all’aeroporto ci accompagna ancora Alì per gli ultimi 11 km su terra omanita. Congedo dalla nostra amata guida e poi in aeroporto pratiche per cambio della valuta rimasta (in dollari un cambio leggermente migliore rispetto agli euro), check-in velocissimo anche senza averlo fatto on-line, controlli ancora più veloci e così aumenta l’attesa al gate. Per connettersi al wi-fi dell’aeroporto, gratuito per tutto il tempo desiderato, occorre la scansione del passaporto. Il volo EK con enorme Airbus A380 dura 1 ora considerando gli spostamenti a terra, in pratica circa 40’ di volo, riescono comunque a servirci uno spuntino, aiutati dal fatto che in larga parte è vuoto, partenza e arrivo puntuali, di nuovo passaggio in aeroporto direttamente dal finger. L’attesa a Dubai è lunga, c’è il wi-fi, ci sono svariati ristoranti e ci sono anche comode poltrone che fanno quasi da letto, anche se occorre arrivarci abbastanza presto nella serata, altrimenti di notte sono da tutto esaurito. Ne approfitto per circa 2 ore di riposo, poi lo stomaco reclama, per evitare file o costi assurdi preferisco un banale McDonald’s dove scelgo un kit non meglio identificato quasi di fronte ad un’area che stanno attrezzando con due canestri per renderla un intrattenimento ancora maggiore (nota per Luca Drago di passaggio sovente da qui, esibisci il tuo grande passato da Navile Basket, che magari ti naturalizzano per la nazionale degli Emirati!).

 

In viaggio in Oman

 

18° giorno

È ancora notte quando il volo EK per Milano con Boeing 777 è pronto per l’imbarco (6:20 durata totale del volo) al completo, subito è servito un kitkat con bibite, niente comfort kit ma tempo per riposarsi (chi vuole può come al solito dilettarsi con l’intrattenimento a disposizione sullo schermo personale od utilizzarlo per connettere i propri device) fino a un’abbondante colazione con pure arrivo in anticipo a Malpensa, controlli celeri compreso il ritiro dello zaino. Esco dall’aeroporto per cercare lo shuttle di TerraVision avendo il biglietto per il ritorno verso la stazione centrale da dove con un treno Italo (il primo in partenza) arrivo a Bologna (72’ puntuali) in una mattina fredda ma nemmeno poi tanto, meglio così visto lo sbalzo termico da Muscat, non di poco conto.

 

Deserti d'Oman - I

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Luca COCCHI

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