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Marocco meridionale - IV

Diario di viaggio nel dolce paese maghrebino

 

... segue 

 

13° giorno 

Sveglia tra le nebbie, nemmeno fossimo in un romanzo di Simenon, nebbie che scompaiono appena saliamo verso Ait Baha ma che ritornano quando giungiamo ad Agadir alla quale dedichiamo un veloce passaggio sul lungomare ed un giro alla kasbah sulla collina dove i dromedari sono avvolti tra le brume di una mattinata uggiosa. Agadir non si differenzia di molto dai classici luoghi di mare a forte incremento turistico massificato, colate di cemento sottoforma di hotel e casinò per un divertimento omologato, riprendiamo il nostro mezzo e puntiamo verso la città degli hippy, centro culturale della nazione, la Saint Malo del Marocco, ovvero Essauoira. Chiaro che la città pulluli di gente, non solo i tanti turisti stranieri passano da qui ma anche i tanti locali e la priorità è trovare una sistemazione per le due notti che vi trascorreremo. La soluzione la troviamo affidandoci ai facchini che fanno la spola dentro-fuori dalle mura coi loro carretti, troviamo posto in un riad situato sulla via principale del centro fortificato. La città colpisce positivamente fin da subito, certo occorre convivere con una quantità di persone elevatissima, ma poco male, la sola visione dei bastioni tali e quali a quelli della città bretone è qualcosa di fuori luogo e affascinante, soprattutto col contrasto delle costruzioni tipicamente bianche di qui. Avendo quasi due giorni a disposizione, c’è la possibilità di vagare a piacimento anche se prima della chiusura della Skala du Port un salto è da farsi, la più celebre vista sulla città e sui bastioni dal foro della fortificazione non lascia indifferenti. Ma è tutto il complesso a destare meraviglia, la vista sul porto con le innumerevoli imbarcazioni piccole ed azzurre incanta, i pescatori che sistemano le rosse reti paiono un effetto cromatico degno del miglior Photoshop, i cannoni, i pertugi, la roccaforte, insomma questo è un luogo non da perdere per godersi la vista della città, non fosse per un vento stile bora triestina. Caratteristici anche i tanti banchetti di pesce in vendita in "taglie" oceaniche inedite ai più. Sempre da queste parti, tanti piccoli ristorantini volanti sono sempre operativi con pesce fresco esposto all’ingresso, opzionabile a piacimento dopo lunghe trattative riguardo ai costi. Dopo aver vagato nella zona della medina con passaggi sotterranei ed esserci riscaldati con un quanto mai prezioso tè caliente, è già ora di identificare un ristorante, data la temperatura, possibilmente al chiuso. Non è tanto il fresco della sera che colpisce quanto il vento, lo spettacolo dei numerosi gabbiani che si librano in cielo lo testimonia, così dopo trattative di un certo peso facciamo serata in un piccolo ristorante della zona a fianco del mercato del pesce (sono numerosissimi, con prodotti analoghi, si finisce per scegliere in base alla simpatia dei gestori) dove ci gustiamo più prodotti dell’oceano con ottimi risultati. Sazi e appagati, c’è tempo per rigirarsi vicoli, gallerie e caffè come fossimo in una qualsiasi città, abitudine persa da tempo visti i nostri pernotti desertici. Percorsi 349 km.

 

Barchette nel porto di Essaouira

 

14° giorno

Splendida colazione dalla terrazza dell’hotel che regala una vista a 360°, poi con tutta la giornata a disposizione c’è tempo per visitare, fare acquisti (e qui c’è l’imbarazzo della scelta) e pure per una puntatina in spiaggia in un attimo di vento calante. I bastioni che corrono dalla Skala de la Kasbah alla Skala de la Ville sono visitabili come il punto di vedetta dove però il vento è fortissimo. Al di sotto di questi, si aprono infinite botteghe dove si può trovare di tutto, dai prodotti di alto artigianato e piccole opera d’arte a montagne di manufatti che difficilmente sfuggono al made in China, vista le ripetitività, la quantità e il costo esiguo. Anche nelle migliori botteghe artigianali è possibile trattare in modo incredibile, con sapienza, tempo e faccia tosta, praticamente ovunque abbiamo strappato quello voluto al nostro prezzo, a volte addirittura sotto a quanto ci pareva sensato. Se sulle prime pare sembrare un brutto modo di fare, alla fine sono spesso i negozianti che in gara col cliente "competente" non smettono di controbattere, quindi niente paura. Se alcune zone appaiono eccessivamente commerciali e banali, in altre, come nella zona delle vie coperte della medina. si possono trovare piccole e preziose chicche. La giornata si può spezzare a piacimento visto che ovunque si può bere e mangiare, come cibo mi faccio tentare da un sostanziosa crèpe salata, di bar in bar, negozio in negozio, dal porto ai bastioni abbiamo pure tempo per una toccata della spiaggia che oggi è vivibile col vento non protagonista e dove contrariamente a quanto si pensi gli usi e costumi delle donne indigene non distano poi troppo dalle occidentali, segno di una certa tolleranza della popolazione. La città storica però richiama tutte le attenzioni, nella zona della Mellah trovo il per me ormai obbligatorio spaccio di All-stars nel quale non posso non cadere, cortili pieni di ogni mercanzia dove finiamo per perderci e rientrare da un passaggio fuori dai bastioni. Dalla terrazza del riad il tramonto ha un suo perché, qualche scatto in più è dovuto. L’appuntamento serale fissato in anticipo è presso un ristorante sul porto a bordo mare che ci è stato caldamente consigliato, forse troppo pretenzioso e poco battuto anche se la qualità non lascia a desiderare e il prezzo non varia di molto dalle bancarelle di pesce nella zona antistante. Rientriamo in città attraversando Place Orson Welles (a lui dedicata perché vi girò l’Otello), uno dei grandi artisti che fecero per qualche tempo tappa qui, come Jimi Hendrix e c’è chi sostiene di aver incontrato pure Bob Dylan, per passare la serata tra voci, odori, genti e musiche, il tutto mischiato dal vento che mai abbandona la città, definita appunto la città del vento africana.

 

Riparazione delle reti, Porto di Essaouira

 

15° giorno

Colazione in terrazza e poi recuperiamo gli zaini per trovarci al punto prefissato fuori dai bastioni con l’autista per ritornare a Marrakech al riad dei primi giorni. Parlando con la titolare delle esperienze vissute nel viaggio, notiamo che tra quelle culinarie ci è mancato il kebab, che certo è turco, ma che ci saremmo aspettati anche qui. Ci consiglia quindi un ristorante dove testarne una versione locale, il shawarma, simile ma servito senza la combinazioni di salse e verdure tipiche del kebab. Non lontano da qui sorge la moschea Koutoubia (accessibile solo a chi professi fede islamica) dove ci rechiamo a visitare i giardini e gli scavi e per ammirare al meglio il minareto che fa da riferimento geografico in città, oltre a essere stato preso a modello per la realizzazione della celebre Giralda di Siviglia (ora campanile della chiesa cattolica, al tempo dei mori minareto della moschea). Data la temperatura, rimanere al sole è un suicidio, quindi ci ributtiamo per l’ultimo giro del souq dove investire gli ultimi dirham, tenendo da parte giusto lo stretto necessario per la cena serale. Rientrati al riad abbiamo l’opportunità di concederci un assaggio del gelato che la moglie del proprietario produce e vende in una gelateria da poco aperta qui in città, risultato eccellente ma prezzo da centro Europa. Dopo averne colto solo gli odori percorrendo la magica piazza serale Djemaa el-Fna, per cena non dobbiamo far altro che scegliere uno dei tantissimi banchetti che affolla la piazza. Tutti i proprietari fungono da buttadentro e ognuno si inventa promozioni, complimenti e autocelebrazioni di ogni tipo, scegliamo ovviamente lasciandoci andare al caso un banchetto venendone ricambiati molto piacevolmente sia per qualità che per quantità che per prezzo. Immagino sia la medesima cosa ovunque, il bello è star dentro a questo mare e lasciarsi andare, tutto fluttua in piazza avvolti tra i fumi che salgono dalla miriadi di braci, un magma perenne che dura ore e ore. A bordo piazza spettacoli improvvisati, souvenir, luci e ombre, di tutto e di più. Se al primo passaggio tutta questa moltitudine mette in soggezione, basta poco per lasciarsi andare e sentirsi parte dello spettacolo, riconosciuto anche dall’UNESCO che ha dichiarato la piazza "capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità". Non ancora terminati i lavori di ristrutturazione del ristorante Argana che si affaccia sulla piazza in seguito dell’attentato compiuto nel 2011 da parte degli integralisti che non apprezzavano - e vedendo gli usi e costumi attuali maggiormente non apprezzeranno -, l’ospitalità, il commercio e l’integrazione che porta la popolazione marocchina nei confronti di stranieri, turisti o commercianti che siano. Ma manca poco per completare anche questo tassello e ridare alla Djemaa el-Fna il suo aspetto terminale. Come gran finale, ci concediamo un’ultima uscita in un caffè nei dintorni dell’Istitut del Formation aux Carrieres de Santé (il nome era riportato solo in lingua araba a me sconosciuta…) dove si può bere di tutto appoggiati su accoglienti ma caldissimi divani, molto meglio le più scomode sedie che danno verso le terrazze dove facciamo il punto finale del viaggio. Percorsi 189 km.

 

Vista dalla Skala du Port, Essaouira

 

16° giorno

Colazione di prima mattina nel riad dopo pochissimi ore di sonno, trasbordo a piedi appena fuori dalle mura del centro per prendere il bus (con ultimo saluto all’autista non propriamente entrato in simbiosi con noi) che ci accompagna all’aeroporto Ménara dove, dopo pratiche lentissime al check-in, saliamo sul volo Royal Air Maroc diretto a Casablanca in perfetto orario. Una volta atterrati, occorre spostarsi dalla parte dei voli nazionali a quelli internazionali ma è tutto molto veloce, il volo sempre Royal Air Maroc per Bologna puntuale e arrivo dopo l’ultimo pranzo marocchino servito in volo in un'estate a intermittenza. Le temperature sono decisamente diverse e par quasi di essere rientrati in autunno nonostante si sia appena oltrepassata la metà di agosto. Percorsi 8 km, in totale col mezzo a nostra disposizione son stati 2.947 su strade sempre in buono stato senza nessun problema di sorta.

 

La magica piazza Djaama El-Fna di Marrakech

 

2 note di commento

Il viaggio si è svolto in agosto seguendo un itinerario fuori dalle città imperiali, comprendente montagne dell’Atlante e dell’Anti Atlante, deserto e sud del Marocco. Per entrare è sufficiente il passaporto in corso di validità per 6 mesi senza visto, da giugno 2014 non occorre più la "famigerata" marca da bollo. La moneta in uso è il Dirham ma l’euro è accettato quasi ovunque e spesso preferito (1€=11d), possibile utilizzare anche i dollari americani ma il minor utilizzo complica la questione coi resti (1$=8D), mentre si può pagare misto Euro/Dirham. Bancomat diffusissimi ma altrettanto i cambiavalute che hanno il vantaggio di non richiedere nessuna commissione. Tutti i prezzi riportati sono a persona quando non specificato, in euro o moneta locale. L’inglese è lingua corrente nei posti turistici, ovviamente il francese è diffusissimo così come lo spagnolo, tutti riportano alcuni detti italiani ma in realtà ben pochi lo parlano fuori dal discorso di guide turistiche specializzate. Le temperature sono ovviamente molto elevate in città e in montagna, dove i 40° sono la normalità mentre nel deserto si toccano i 50° ma molto meno fastidiosi dei 40° in città, notti calde, l’escursione termica c’è ma dai 50° si dimezza la temperatura permettendo di dormire sotto un cielo di stelle. Sulla costa la temperatura precipita, col vento costante si hanno giornate fresche e notti fredde, a sud il mare rimane uno spettacolo da ammirare e non toccare, anche per via di correnti importanti, è oceano senza barriera corallina. In Marocco l’ultimo dei problemi è di rimanere a parte degli accadimenti del mondo, il wi-fi è ovunque, spesso libero a parte nei Riad o Hotel dove però la password viene fornita prima ancora della chiave per entrare in camera, ed ovviamente la copertura telefonica è di pari passo. Per compiere il percorso che avevamo anticipatamente identificato ci siamo avvalsi dei servizi dell’agenzia Essaouira Travel Services, ma a parte le soste durante il viaggio per rifornire il minibus e rifocillarsi a scelta del conducente (aspetto negativo al quale abbiamo dovuto trovare una mediazione durante il viaggio) il resto è stato lasciato alla nostra volontà, con pernotti in larga parte prenotati anticipatamente, soprattutto nei luoghi più dispersi tra montagne e deserto dove le alternative scarseggiano. Indicativamente il costo del gasolio con cui rifornire il mezzo è di 10d scarsi al litro. Le indicazioni stradali sono spesso nel doppio alfabeto, nelle zone più remote ovviamente questo non avviene proprio sempre.

 

Marocco Meridionale - I

Marocco Meridionale - II

Marocco Meridionale - III

 

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Luca COCCHI

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