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Istantanee dalla Mongolia - I

Il racconto per immagini del grande paese asiatico

 

Il viaggio si è svolto in estate quando le condizioni climatiche sono più amiche. L’inverno è particolarmente ostico, con temperature che possono toccare il -60°, sommate ai collegamenti di fatto inesistenti permetterebbero una visita solo a chi possa permettersi tempi lunghissimi.

 

La vita nella capitale sta assumendo connotati occidentali con tantissimi locali, ristoranti e divertimenti, ma usciti da Ulaanbaatar il nulla che tanto bene rappresenta la Mongolia diventa padrone assoluto della situazione, quindi occorre attrezzarsi. Nella parte del Gobi-Altai non esistono ancora infrastrutture per ospitare i viaggiatori, occorre far campo in autonomia o accordarsi coi nomadi per essere ospitati nelle loro gher, dalla zona del Gobi risalendo verso la capitale iniziano a trovarsi vari campi gher attrezzati, come essere in ottimi e bei campeggi. Possibile prelevare con bancomat/carta di credito nella capitale, dopo diventa difficile, ma esistono tanti piccoli uffici cambio valuta più convenienti, senza spese di commissione ed a tassi migliori. Se non si hanno mesi di tempo meglio affidarsi a una agenzia che provvede ad organizzare gli spostamenti (le strade non esistono, talvolta nemmeno le piste) a bordo di vecchi mezzi sovietici privi di qualsiasi forma di elettronica perché così sempre riparabili.

 

Non si misurano mai gli spostamenti in distanze chilometriche ma in tempo, è bene ricordarlo, ma saranno gli autisti a porre in evidenza questa questione. Gli autisti sono di fatto i padroni del viaggio, meglio entrare in empatia con loro, anche quando non parlano una parola che non sia la loro, un gesto, un’offerta di cibo, uno scambio di nomi sulle cose che si vedono mentre si viaggia diventa qualcosa di importante (per il bere son sempre munitissimi di latte di giumenta fermentato).

 

 

 

Palazzo Verde di Bogd Khan o Palazzo Invernale.
Ulaanbaatar, capitale della Mongolia, il cui nome significa Eroe Rosso, omaggio al rivoluzionario Damdiny Sukhbaatar che lottò per l’indipendenza dalla Cina sancita nel 1921. Il palazzo Invernale ospita ora vari templi e musei, fu costruito ad inizio 1900 su volere dello zar Nicola II. Il clima ad Ulaanbatar in estate è temperato con notti fresche (siamo a 1.300m) mentre in inverno sfiora l’impossibile, stazionando mediamente tra i -30/35°, la capitale più fredda al mondo. La città si sta modernizzando, ma a fianco delle costruzione in cemento sorvono ancora tante tende (gher), più volte nel cortile che ospita la casa sorge anche la tenda.

 

 

 

Girovagando per il Nuraan Tuul a Ulaanbaatar, letteralmente Mercato Nero, ma non pensate male. Enorme mercato cittadino nella zona est della città (che conta circa un milione di persone su di un totale di meno di 3, considerate che il territorio è 5 volte e mezza l’Italia…). Per accedervi si pagano 50t (1.800 valgono un €), vi si trova di tutto ovviamente a prezzi molto bassi, ma prevalentemente oggetti per uso quotidiano e cibo. Meglio andarci di mattina, nel primo pomeriggio inizia a spopolarsi. Tenete però conto che se comprate molti prodotti avrete qualche problema con eventuali voli interni che permettono 10kg nel bagaglio nella stiva e solo 5 nel bagaglio a mano. Tutto viene regolarmente pesato, ma mentre il bagaglio nella stiva vien restituito solo all’arrivo (divertentissima la maniera ad Altai City), quello a mano una volta restituito può essere riempito nuovamente prima di imbarcarsi…

 

 

 

Tra le dune nella zona del Ereen Nuur, regione Gobi-Altai. Per arrivarci volo per Altai City e dopo si prosegue con le fide Uaz guidate da autisti locali che conoscono la steppa a memoria. Non esistono strade e sovente nemmeno sentieri, pare vadano a sentimento, magari qualche volta si ritorna sui propri passi ma non si perdono mai. Al lago di Ereen si abbeverano i cammelli battriani, sempre più rari, normale vederne in branchi, non si prendono paura e si possono avvicinare, personalmente sconsigliabile un viaggio sul dorso, incastrati tra le due gobbe. Il cammello, a differenza del dromedario, fa quasi sempre quelle che vuole lui. In queste zone occorre far campo in autonomia, non esistono campi attrezzati con gher turistiche né tantomento villaggi dove far tappa.
 

continua...

 

BLOGGER

Luca COCCHI

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