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Dopo avervi parlato dei Biasha Miao, oggi vi racconto di quando visitai, più di dieci anni fa, quello che è il sottogruppo Miao più spettacolare, quello dei Chiang Jiao Miao, i cosiddetti Miao dalle Corna Lunghe. Il perché vengono chiamati così è fin troppo evidente, vi basta guardare le foto che corredano questo articolo. Negli ultimi anni hanno acquisito una certa notorietà presso i viaggiatori, soprattutto quelli appassionati di fotografia, ma all'epoca della mia visita erano veramente ignoti ai più. Ciò era perfettamente comprensibile perché perfino la stragrande minoranza dei Cinesi non ne aveva mai sentito parlare fino al 1994, data in cui vene costruita la prima strada asfaltata che portava a uno dei loro villaggi. Non tardò molto che venisse girato un documentario dalla televisione cinese che ne rivelò ai compatrioti cinesi, e al mondo intero, l'esistenza.
L'ingresso al villaggio di Suoga, col portale a forma di corna di bufalo - Copyright Pianeta Gaia
Arrivare in uno dei loro villaggi non fu facile. Assieme alla mia guida, giungemmo in treno a Luzhi, e da lì con un autobus a Longga, dove ci aspettavamo di trovare uno degli onnipresenti minibus che ci potesse portare al villaggio di Suoga, distante alcuni chilometri, uno dei 12 abitati dai quasi 6000 Chang Jiang Miao esistenti. Non trovandone alcuno, ci incamminammo a piedi, seguendo i ragazzini che rientravano a piedi da scuola. I Chiang Jiao Miao sono una popolazione molto povera, come piuttosto povera è la maggioranza della popolazione della provincia del Guizhou, anche per questo quella con il maggior numero di gruppi etnici che hanno conservato lo stile di vita ancestrale. Entrando nel villaggio attraverso un portale a forma di corna di bufalo, notiamo case in mattoni o pietra ma anche altre in legno o in fango, con tetti di paglia.
Una delle case del villaggio di Suoga - Copyright Pianeta Gaia
Galline che razzolano, cani in libertà, perfino una bambina che, piangente, fai i suoi bisogni in strada. C'è una strada asfaltata che attraversa il villaggio ma tra un'abitazione e l'altra non c'è pavimentazione ed è quasi impossibile non infangarsi. Arrivati nel villaggio chiediamo alle prime persone che incontriamo, due donne che si stanno recando nei campi con la gerla d'ordinanza sulle spalle, se sia possibile visitare una famiglia. La più giovane delle due - sarà stata poco più che maggiorenne e capisce il putonghua (il cinese moderno) cosa tutt'altro che scontata fino a pochi anni fa - con un sorriso rinuncia ad andare nei campi e ci da la sua disponibilità a mostrarci come si indossa il loro copricapo: due spicci guadagnati con meno fatica rispetto al presumibile dura lavoro agricolo che si stava prestando a svolgere.
continua...
ESPERTO: Viaggi etnografici e alternativi
Roberto