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Istantanee dalla Mongolia - III

Il racconto per immagini del grande paese asiatico

 

segue...

 

 

Un’aquila reduce da un giro di caccia, tranquilla e mansueta ma libera a pochi passi fa sempre il suo effetto. La caccia con l’aquila è una tradizione della parte kazaka della Mongolia, si svolge regolarmente in inverno (e negli alti Altai significa farlo a -60°, in quei luoghi c’è stato il più grosso sbalzo termico della terra, in un inverno toccati i -63° ed in una estate i +40°), ma per mantenere allenati gli animali si procede a qualche “giro di prova” anche in altri periodi. Qui siamo nella Valle dell’Orkhon, non è facile incontrare addestratori all’opera, ovviamente alla prima visione la sosta è risultata obbligatoria, anche se il personaggio non è stato di troppe parole, a parte tranquillizzarci sulle intenzioni della sua aquila.

 

 

 

Un guardiano del monastero/museo di Erdenee Zuu (quello dei 100 stupa, rimasto pressochè intatto anche durante il periodo di “amicizia” sovietica) con l’immancabile latte di giumenta fermentato. I mongoli ne bevono litri al giorno, non riescono a resistere senza, in città l’usanza scema, ma nelle steppe la bevanda è una vera e propria droga. Molto meno consistente del nostro latte, ma con un gusto vodkato intensissimo, quando si entra a visitare le famiglie nelle gher viene sempre offerto, se si intende rifiutarlo almeno bagnarsi le labbra è una buona abitudine, ma penso che con l’andar del tempo e col numero sempre maggiore di viandanti i nomadi non facciano più caso a eventuali rifiuti.

 

 

 

Un Ovoo nella zona di Karhkorin, la vecchia Karakorum capitale del regno di Genghis Khan (nome originale Temucin), a cui ora i mongoli accostano qualsiasi cosa, dall’aereoporto internazionale della capitale (Chinggis Khaan) alle infinite varianti di vodka. L’ovoo è un cumulo di sassi, pietre, rami, soldi (da non prelevare, ma che spesso il vento porta ovunque) e oggetti vari per usanze di derivazione sciamanica. Attorno all’ovoo occorrerebbe far 3 giri a piedi, quando in auto passare da una parte prestabilita e uscirne dall’altra e anche in quel caso fermarsi per i giri a piedi, ma gli autisti più usi a portare in giro i viaggiatori stanno perdendo quell’usanza. La religione imperante è il buddismo, e pian piano i tanti templi soppressi stanno riafforando, occorre dire anche per un mero aspetto turistico che porta con sé il denaro, visto che si paga ad entrare (cifre minime, da 500 a 2.500 t), ma soprattutto si paga per fotografare (minimo 5.000 t).

 

 

 

Un gipeto barbuto mentre sorvola il canyon dell’avvoltoio nella zona di Yolin Am. In Mongolia il cielo azzurro non è mai completamente sgombro, tra aquile, nibbi, falchi, coturnice, sirratte, gipeti e infinite altre tipologie di volatili si sta nel mezzo del paradiso del birdwatcher. Fondamentale avere con se al seguito esperti nel riconoscimento altrimenti si finirebbe per classificare quasi tutto come aquila/falco…

 

continua...

 

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Luca COCCHI

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