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Nel cuore della Papua Nuova Guinea - VI

Diario di viaggio nella grande isola oceanica

 

... segue 

 

22° giorno

Ci prepariamo per colazione con un tasso di umidità record, come da record negativo è l’ultima colazione, per la gioia dei soliti docili e ormai amici cani. George predispone il conto della permanenza sul luogo, attesa prolungata, poi occorre risistemare il tutto in base a quanto detto in prima battuta, non sempre rispettato. Ci imbarchiamo con un mare piatto, passiamo lentamente nella zona della barriera corallina dove alcuni pescatori sono all’opera e poi in 30’ tocchiamo terra a Wewak, solito molo e solito caldo. Risaliamo il capo per prendere possesso di un posto alla CBC Guest House dove trattiamo anche un transfert per l’alba dell’indomani verso l’aeroporto. Avendo tempo, visito più accuratamente il mercato cittadino, la parte dei manufatti artigianali (o presunti tali…) è di pessima qualità, così come t-shirt e quel minimo di abbigliamento presente, la parte del cibo molto più caratteristica, tutto ben disposto e al solito coloratissimo. La città continua a essere quel punto di riassortimento generale dove incontrare gente di ogni posto delle vicinanze e non solo, tutti caricano su camioncini sgarrupati e jeep in pessimo stato infinità di prodotti, quasi tutto cibo. Sfruttiamo la cucina della guest house quando è già pomeriggio per un pranzo-cena preparato con le nostre provviste, ne abbiamo ancora un numero considerevole e ne offriamo anche agli inservienti della guest house i quali apprezzano e non poco. Del resto un risotto alla pescatora completato con tonno As do Mar è prelibato pure qui… Tramonto da rimirarsi sulle isole poco distanti dal solito angolo sul Wewak Point sempre in compagnia di varia gente e da lì un salto al Wewak Boutique Hotel, ma oggi il servizio wi-fi è talmente lento da risultare inutilizzabile e ovviamente non ci fanno pagare. Rientriamo in guest house dove iniziamo a stivare tutti i bagagli (che in parte avevamo lasciato qui al primo passaggio) mangiando qualcosa di veloce per andare a dormire nemmeno presto viste le abitudini del luogo, ma cercando di sfruttare un po’ di tempo vista la sveglia che ci attende.

 

Tramonto infuocato a Muschu Island

 

23° giorno

Ore 4 siamo già in piedi, un caffè veloce (qui si trova solo quello solubile in confezione da minimo 10 tazze, mai monodose) e i rimasugli di marmellata e biscotti, attendiamo per le 4:30 il bus per l’aeroporto ma non c’è traccia. Provo a svegliare l’addetta alla reception (simpatia e disponibilità pari a zero) e dopo svariati tentativi telefonici riesce a svegliare chi doveva passare a prenderci, sono già oltre le 5 quando partiamo per il minuscolo aeroporto di Wewak con partenza ore 6. Controlli inesistenti, appongono un adesivo sui bagagli, segnala la scansione ai raggi X che non esiste, il check-in è manuale, non c’è traccia di terminale, gate, una specie di capannone con alcune sedie e niente di più, anche arrivando solo 40’ prima nessun problema, tanto par di stare alla fermata dell’autobus. Il volo Air Niugini è puntuale, si va all’aereo a piedi senza nessuna indicazione, facciamo tappa a Madang dove si atterra a filo acqua, in pratica in mare. Da qui ripartiamo e quasi in orario giungiamo a Port Moresby lato domestic flight dove il bagaglio arriva addirittura da un nastro trasportatore, si esce per andare a quello internazionale e lì iniziamo le attese. A quest’ora non sono previsti voli, quindi check-in chiusi, in aeroporto non ci sono sale d’attesa, giusto un piccolo bar con qualche sedia ma se tutti attendono lì il loro volo non v’è spazio per i clienti. Aspettiamo alla meglio fuori, una zona tra i 2 aeroporti è destinata a cerchia del cibo, qualche tavolino ma anche un caldo non simpatico. Quando i check-in aprono, le pratiche sono veloci (bagaglio fino a destinazione, carte d’imbarco solo fino a Singapore) ma i controlli per entrare nella zona dei duty-free ancora chiusi, quindi nuova attesa in posti casuali. Quando anche i controlli aprono, entrare è un attimo così come il controllo passaporto, dentro un freddo polare e qualche struttura aperta, sedie quante se ne vuole dato anche il numero esiguo di viaggiatori. Il promesso wi-fi non c’è, parrebbe doverci essere un’inserviente con password ma non ne troviamo traccia, un addetto mi abilita sulla rete interna mentre inizia la lunga attesa del volo che prima viene posticipato di un’ora, dalle 14 alle 15, poi alle 15 sui terminali scatta la segnalazione in rosso della cancellazione. Sulle prime nessuno ha info da darci, poi si rifà il passaggio ai passaporti per riallungare la validità del visto e andiamo all’ufficio degli oggetti smarriti dove saremo ricollocati. Operazione non facile, chi ha solo il volo per Singapore deve attenersi a una pratica, chi ha coincidenze come noi a un’altra ben più lunga, divisa in 2 parti. Sono quasi le 19 quando otteniamo un hotel per passare la notte perché di voli non c’è più traccia durante la giornata, e una promessa di avere tutti e 3 i voli per l’indomani, al momento di confermato c’è solo la prima tratta Port Moresby-Singapore dell’Air Niugini, siamo in lista d’attesa con l’Emirates per le seguenti. Nel frattempo c’è tempo per riconvertire le residue kina in €, operazione non fattibile perché non ne hanno o dicono di non averne. Si può fare in $, meglio di niente, anche se al solito il tasso di cambio è da usurai. L’addetta, che comunque ci tranquillizza, ci consegna il voucher per hotel e transfert, partiamo subito per il centro città, destinazione Crowne Hotel Plaza, occorre praticamente percorrere tutta la città che ben presto si svela più come un insieme di vari nuclei che una città unica e armonica. In hotel ci fanno storie per il wi-fi, ma la nostra insistenza li fa desistere e ci forniscono le chiavi di accesso almeno per comunicare a casa che non arriveremo il giorno prefissato ma non ancora quando arriveremo, poi lasciata subito la stanza è tempo di cena in un ambiente gelido, occorre mangiare in felpa. La bella novità è che a differenza di quanto riportato sul voucher è tutto compreso, e poiché la cucina non scherza ne approfittiamo, perché come ripeteva già tanti anni fa Sam, al buffet (o servito con giri illimitati come qui) occorre guadagnarci. Nota sugli ascensori, funzionano con la carta magnetica fornita, e danno la possibilità di impostare solo il piano della propria camera, poiché avevamo camere su piani separati e quest’opzione non c’era nota, siamo impazziti per trovarci, in pratica una volta in ascensore occorre che salga una persona che possa impostare l’uscita identica a quella che si sta cercando. Altro discorso, per il wi-fi 60k al giorno, che non mi sembrano proprio pochi… Hotel ovviamente splendido, al top della città, così quindi cena e camera, anche se all’arrivo pure lì il freddo era pungente. 

 

Ragno a Muschu Island

 

24° giorno

Ore 8 colazione a buffet di ottima qualità, poi perfino in anticipo sui tempi col servizio transfert a disposizione raggiungiamo l’aeroporto (25’) per andare immediatamente a fare il punto della situazione. L’addetta del giorno prima ci intravvede mostrandoci delle carte, la lunga fila passa più serena perché capiamo che la situazione pare sbloccata. Quando finalmente tocca a noi ci consegna il tutto, partiremo sempre con Air Niugini ore 15 (son poco più delle 10’, ne abbiamo ancora da attendere) e le combinazioni con Emirates sono le medesime solo con un giorno di ritardo. La lieta novella è che con Emirates viaggeremo in business, e da quanto si dice non dovrebbe essere così male. Attendiamo nuovamente l’apertura del check-in (dove si forniscono tutte le carte d’imbarco, potenza della business), pratiche veloci come velocissime sono quelle al controllo passaporti e bagagli. Freddo ancora elevatissimo in aeroporto, ma dopo l’esperienza di ieri lo combatto meglio, anche se dal mio naso pare che piova. Nell’attesa utilizzo nuovamente il collegamento wi-fi che mi era stato aperto il giorno precedente in modo da dare info in Italia sul rientro. Gli orari rimangono qualcosa di vago, se noi partiamo con oltre 30’ di ritardo, un volo Virgin per Brisbane parte con 20’ di anticipo. Il volo Air Niugini è pieno o vuoto a metà, pranzo buono e prima di atterrare rinfresco, a Singapore abbiamo poco tempo a disposizione, ma avendo il volo business non dobbiamo fare una lunga fila, volendo rimarrebbe tempo per sfruttare il wi-fi dell’aeroporto. Anche qui, ci sono gli scanner per persona completa, quando sto per entrarvi e mostro il biglietto mi mandano subito a uno scanner normale, mah. Al secondo piano dell’A380 mi attende una postazione per me faraonica, sedile che può diventare un vero e proprio letto, maxischermo e tablet a disposizione, 2 hostess (strepitose, sarà un caso proprio a questo piano…) che si presentato e illustrano ogni aspetto o eventuale richiesta, frigo bar a disposizione se proprio non si vuole far la fatica di chiamarle, lista del menù che pare un libro e così via, nella parte terminale bar lounge con tavolini e divanetti a disposizione. Una volta in volo il servizio wi-fi non funziona molto bene, mi viene detto che tutto sarà ok quando sorvoleremo l’India, cibo di grandissimo livello, in pratica devo dire io basta, selezione di 8 vini pregiati provenienti da tutto il mondo (io non bevo altro che acqua, hanno pure risparmiato), quando sto per sistemare il sedile in posizione letto mi forniscono pure il materasso. A disposizione un comfort kit da urlo, scontato che fosse così.

 

Tramonto a Wewak Point

 

25° giorno

Sveglia e colazione con una scelta che mette in difficoltà, almeno nella lettura del menù, noto che i bagni sono forniti di qualsiasi accessorio uno immagini, una volta atterrati i servizi di terra sono per me ancora meglio. Intanto sbarchiamo immediatamente e direttamente in aeroporto a Dubai, il controllo bagaglio a mano avviene in area dedicata solo a chi ha volato con questo volo in business, il controllo passaporti è una formalità così accediamo direttamente in aeroporto ed ovviamente approfittiamo della lounge vip. Come avere a disposizione un ristorante 3 stelle Michelin gratis funzionante 24 ore al giorno, divanetti, sedie, tavoli, wi-fi alla velocità della luce, tv, schermi, bagni, docce, ecc.. mentre al secondo piano la zona silenzio dove dormire su poltrone ergonomiche. Meglio mettersi una sveglia, non si sa mai… Giornali provenienti da ogni parte del mondo in tempo reale, occorre dirlo? L’aereo per Bologna come sempre parcheggia a km di distanza da qui, ma poco male, ci imbarcano per ultimi con un bus dedicato dove c’è posto in grandi poltrone per tutti, appena saliti notiamo che sul Boeing 777 la situazione è diversa, non avendo un piano dedicato si rimane nella parte anteriore dell’aereo, spazi più ristretti ma per me sempre giganteschi, niente bar e docce, ma un servizio ancora curatissimo, tanto che non assaggio che una minima parte di quanto potrei, sono già satollo da giorni. Volo che atterra a Bologna in anticipo, pure qui altra comodità, ci fanno disimbarcare immediatamente con un mezzo dedicato, fila al controllo passaporti quindi di poche persone e i nostri bagagli giungono subito al nastro trasportatore, quando tutti i passeggeri stanno iniziando i controlli dei passaporti io posso già uscire. Un giorno di ritardo e i problemi conseguenti che Emirates ha alleviato alla grande, provando a far dimenticare i disastri dei servizi Air Nuigini che nemmeno ha comunicato in seguito l’annullo del volo così da non poter essere rimborsati dall’assicurazione. Non avendo Air Nuigini nulla in Italia, complesso venirne a capo, occorrerà far come loro, tintinnare di sciabole?

 

Porto di Wewak

 

2 note di commento

Il viaggio si è svolto in agosto, parte finale della stagione secca, anche se la pioggia quasi tutti i giorni si fa sentire. Per entrare è sufficiente il passaporto in corso di validità per 6 mesi, il visto viene rilasciato in frontiera valido per 60 giorni senza costo. La moneta in uso è la Kina, 1€=3,6k, 1$=3,1k. Ma questi sono cambi sulla carta, presso le banche il tasso è sempre molto sfavorevole, forse meno peggio col dollaro, oltre ad attese di ore per ogni operazione. Va pagata ogni transazione, quindi conviene farle tutte assieme, se si cambiano dollari ed € le considerano 2 separate. I Bancomat, denominati ATM, sorgono ora un po’ ovunque, anche in luoghi dimenticati come Tari, ma è possibile prelevare cifre minime, e non sempre lo stesso importo, una regola non c’è. Le valute estere, dollari compresi, non vengono mai accettati, vi diranno di sì, poi vogliono che voi li cambiate. La lingua ufficiale è l’inglese, anche se in realtà comunemente nessuno lo parla. È studiato a scuola ma in realtà ogni tribù adotta un suo idioma, quindi essendoci oltre 800 tribù esistono oltre 800 linguaggi. Capita che su di una piccola isola nei 3 ristretti villaggi siano parlate 3 lingue diverse. In ogni caso con l’inglese di solito se ne esce positivamente. Se amate rimanere in contatto costantemente coi vostri cari, consigliabile acquistare una scheda locale, che funziona sia per voce sia per dati, poi per la copertura è tutta un’altra cosa. Nella zona nei dintorni di Tari difficile trovare copertura, così come sulle isole, andando di roaming si è quasi sempre fuori rete. Gli spostamenti sono difficili, non c’è nulla con un orario definito, coi mezzi locali denominati PMV si parte solo quando stipati oltre ogni ordine di posto, se vuoto al momento in cui si sale va previsto da 1 a 2 ore di giri a vuoto nel villaggio prima di partire. Non esistono veri e propri prezzi per escursioni, guide, tutto è trattato e alla fine niente è confermato, quindi armarsi di tempo e pazienza e faccia tosta. Le condizioni igieniche sono pessime, va considerato che nonostante sia andato durante la stagione secca fuori dalle Highlands il pericolo malaria è incombente, da combattere con prevenzione fatta di abiti lunghi, zanzariera, tanti repellenti e nel caso peggiore medicine adatte. Consigliato il Coartem, in Italia non si trova (non siamo un paese dove questa malattia sia endemica) ma è reperibile presso la farmacia del Vaticano o in vari paesi africani, se avete amici che viaggiano lo possono procurare a costi molto minori rispetto al Vaticano. Gli alloggi variano da hotel molto costosi a bettole, una via di mezzo difficile trovarla, una buona alternativa sono le guest house gestite dai missionari, in realtà hanno tutte un manager che non è un religioso di carriera, del resto tutto quello che permette alla PNG di procedere, seppur malamente, è gestito da missioni, governi stranieri (in primis Australia e Nuova Zelanda) e organizzazioni umanitarie. Facile trovarsi di fronte a voli aerei cancellati senza nessun avviso, spostamenti in auto non fattibili, altri solo con scorta da pagare alle varie polizie regionali, come imbattersi in agguati lungo il percorso. I tagliatori di testa che da noi i più conosceranno per averli incrociati sul lavoro, qui s’incrociano lungo il percorso, sangue freddo e nessuna paura, come mi ha spiegato un missionario indicando la mia pelle bianca, “quella ti salva la vita, per il resto si vedrà”. Ed in effetti in alcuni casi abbandonare le guide locali (fondamentali quando si visitano le tribù fuori dai centri abitati) può essere un’ottima soluzione. Le leggi dello stato valgono unicamente nei centri abitati, fuori da quella che possiamo definire la provincia, valgono le antiche leggi tribali, quindi in caso di problemi non pensiate di rivolgervi alla polizia, che in definitiva è una delle tante tribù in lotta nel paese.

 

Nel cuore della Papua Nuova Guinea - I

Nel cuore della Papua Nuova Guinea - II

Nel cuore della Papua Nuova Guinea - III

Nel cuore della Papua Nuova Guinea - IV

Nel cuore della Papua Nuova Guinea - V

 

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Luca COCCHI

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