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La mia Cambogia - I

Diario di viaggio nel piccolo ma intrigante paese indocinese

 

1° giorno

In una fredda giornata di dicembre con un Frecciarossa da Bologna arriviamo a Milano da dove con il Malpensa Shuttle raggiungiamo l’aeroporto di Malpensa sotto una fitta nevicata in maniera da impiegare più tempo per questo trasferimento di 50 km che per il precedente di 200. Al check in della Oman Air la coda è lunga ma scorrevole, coda lunga e lenta ai metal detector così non dobbiamo attendere tanto per l’imbarco. Ma a Malpensa nevica molto forte e fa freddo, ci muoviamo in ritardo di 30’ con destinazione l’area attrezzata a detergere l’aereo (Airbus A330) da ghiaccio e neve dove impieghiamo altri 30’ e da lì finalmente ci spostiamo alla pista di decollo con oltre un’ora di ritardo destinazione Muscat. Le telecamere da cui poter osservare il decollo mostrano solo neve ovunque, una specie di tormenta che l’aereo mediorientale fende senza nessun problema, poi il solito ottimo servizio di bordo inizia a operare con bevande e stuzzichini prima della cena vera e propria. Ma è il primo annuncio del comandante che ci tranquillizza, recupereremo più di 30’ di ritardo così da non perdere le varie coincidenze. Ogni poltrona è dotata di schermo personale con ingresso usb, forniscono oltre alle cuffie anche il comfort kit, cosa rara sui voli di compagnie occidentali. Cena alla carta poi le luci si abbassano per chi tenta di dormire, per chi vuole tra giochi elettronici, film (anche in italiano) e diavolerie varie non c’è modo di annoiarsi.

 

La vivacissima Khaosan Road di Bangkok

 

2° giorno 

Atterriamo nella capitale dell’Oman con pochissimo ritardo, i lavori nei dintorni dell’aeroporto paiono intensi, si notano gru ovunque, la temperatura è prossima ai 30° ma non abbiamo occasione di starcene all’aperto perché occorre passare le operazioni di dogana velocemente e raggiungere l’imbarco per Bangkok dove, dopo aver nuovamente mangiato diverse volte, atterriamo in perfetto orario. Il ritiro del bagaglio è immediato e tiriamo un grande sospiro di sollievo, visti i tempi strettissimi. A uno dei tanti bancomat preleviamo (tutti chiedono una commissione di 150b) e usciti dall’aeroporto prendiamo un taxi ufficiale per raggiungere il centro città in zona Khaosan Road, meta di tutti i backpackers del mondo. Troviamo alloggio e immediatamente iniziamo a organizzarci per l’escursione del giorno seguente e per l’entrata in Cambogia via terra. Le numerosissime agenzie di viaggio offrono tutte le medesime cose (anche visti per Vietnam e Myanmar per i quali occorre entrare già provvisti), i prezzi variano di poco, qualcuno cede su di una meta, qualcuno su di un’altra, con tempo a disposizione e pazienza si ottiene il meglio. Per cena una delle tantissime bancarelle lungo Th Rambutri, è già sera, il sole è calato da ore ma il caldo è ancora elevato, sarà lo sbalzo dalla neve di casa ma la differenza è forte. Come al solito a Bangkok par di incontrare l’intero occidente qui in vacanza pronto a partire per le infinite mete sudorientali.

 

Mercato galleggiante di Damnoen Saduok


3° giorno

Sveglia prima delle 7, colazione al ristorante convenzionato con la guest house poi con un minivan che ci preleva prendiamo in direzione del mercato flottante di Damnoen Saduok (escursione comprensiva di trasporto e giro sul canale per il ritorno, 90’ per arrivare) dove giungiamo dopo aver corso come forsennati sulle larghe autostrade nei dintorni della capitale. Il luogo è oltremodo turistico, sui canali si contano forse più imbarcazioni con turisti a bordo che di mercanti all’opera ma nell’insieme il tutto mantiene un certo fascino, se poi invece di girare il mercato con una barca a nolo lo si visita a piedi percorrendo ponti, passerelle e rialzi vari si può incorrere in interessanti sorprese. È il cibo a farla da padrone, sia sulle bancarelle a terra che sopra alle barche, altrimenti si trovano souvenir oltremodo banali. Finita la perlustrazione veniamo prelevati per un giro con barca a motore su canali limitrofi e dopo 20’ ritroviamo il minivan per il ritorno a Bangkok. Qui ci spingiamo in bus verso Siam Square, la zona dello shopping con interminabili magazzini stracolpi di prodotti elettronici, tagliamo per l’università e raggiungiamo la “celebre” Patpong, la zona del sesso, ma vista l’ora pomeridiana tutto ancora è addormentato. Per rientrare invece di tentare varie soluzioni di autobus misti alla metropolitana, con una passeggiata di 1,5 km raggiungiamo il fiume e dopo aver trovato il posto di imbarco (male segnalato quasi ovunque) con il traghetto andiamo da Tha Krom Chao fino a Tha Banglamphu. Ovviamente lo scenario che si ammira dal fiume non ha confronto con quello via terra, il biglietto si fa direttamente sul traghetto quando l’inserviente se ne ricorda. Solita cena lungo Rambutri e per terminare la serata un massaggio articolare in uno dei tanti posti dedicati, meglio far presente di procedere soft altrimenti alla prima occasione le articolazioni subiscono uno stress pesante. Qui il massimo è però il fish massage, fatto da piccolissimi pesci che mangiano le pellicine morte dei piedi, lasciando la pelle morbida e pulita. Khaosan road di sera si trasforma in un gigantesco mercato, tra cibo, vestiti, scarpe ecc ci si trova di tutto, ovviamente i prezzi sono bassissimi, ma molti stati limitrofi saranno ancora più economici ma però sarà difficile trovare tutto quello che si trova qui.

 

Uno scorcio di Siam Square, Bangkok

 

4° giorno

Colazione in hotel e poi alle 8 veniamo prelevati dall’autista di un minivan per partire destinazione confine Thailandia/Cambogia. Nonostante avessimo chiesto a chi ci ha venduto il passaggio il trasferimento in bus, non c’è traccia del pullman pubblico e coi trasferimenti in minivan c’è aria di truffa. In effetti il minivan è della compagnia Amazing World che svolge servizio per il confine comprensivo di tutto, ovvero di visto a prezzo maggiorato. Dopo poco più di due ore siamo al posto di servizio della compagnia dove rifocillarsi e dove ci viene proposto il visto cambogiano ad un prezzo ben superiore allo standard di 20 $. In bath ne chiedono 1.200, in dollari 35, il problema è che se non si procede non vi portano al confine, cosa che poi dovranno sì fare ma rallentando le partenze. Così, dopo esserci confrontati con altri viaggiatori col nostro stesso problema decidiamo di pagare in $ e di prendere un altro minivan per il confine Aranya Prathet/Poipet, il più trafficato di tutti. Il minivan ci lascia prima del confine, ci danno svariate informazioni del tutto inutili giusto per farci perdere tempo e ci mettiamo nella lunga fila per l’uscita, poi circa 200 metri a piedi per arrivare nella parte cambogiana, dove la fila è lunghissima dettata dal fatto che all’ingresso, oltre alle solite scartoffie da passaporto vengono prese le impronte digitali di tutte e 10 le dita delle mani. Passano così oltre 2 ore nelle quali ritroviamo i pochi che avevano tenuto duro ed evitato di pagare il sovrapprezzo per il visto “velocizzato” che si è rivelato del tutto inutile. Da qui un bus ci porta alla stazione dei bus di Poipet dove volendo si possono cambiare bath, dollari, euro e monete del sudest asiatico in riel, ma è sconvenientissimo. Il nostro bus per Battambang non fa tappa al terminal così in motorino ci portano sulla strada principale dove ci viene rilasciato il biglietto del bus che passa pochissimi minuti dopo, saliamo e verso le 18 arriviamo alla periferia di Battambang, il pacchetto trasporto è costato 450b, costo standard in tutte le agenzie di Bangkok, se non fosse per la problematica di uscire dal centro città sarebbe molto più economico far tutta la trafila in autonomia tanto i tempi sono identici. Per andare in centro città da dove ci ha lasciati il bus prendiamo un motoremorque (si differenzia dal classico tuk tuk per il fatto che questo è un vero e proprio tre ruote costruito per il trasporto persone e cose mentre il motoremorque è un normale scooter a cui legano un trabiccolo per caricare le persone/cose) dopo trattative varie tra quelli presenti e scaricati verifichiamo dove far tappa in città. Optiamo per la Moon guest house dopo trattativa visto che in prima battuta il prezzo era molto più elevato. Il posto è centrale proprio di fronte al grande mercato cittadino, cuore del luogo, nei paraggi si trova tutto quello che Battambang può offrire e dopo aver constatato che effettivamente i bancomat elargiscono solo dollari statunitensi ceniamo allo Smokin’ Pot più centrale, quello che non ha le sale per i corsi di cucina. La città, anche se si tratta di una delle più grandi della Cambogia, una volta che il sole lascia ogni traccia di sé, diventa di fatto abbandonata, in giro quasi solo turisti, anche il lungofiume è abbandonato, se si vuole approfittare delle tante bancarelle che offrono cibo tipico meglio farlo ad orari anticipati.           

 

continua...

 

BLOGGER

Luca COCCHI

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