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I Bungles Bungles

Le incredibili formazioni rocciose del Purnululu National Park in Australia

 

Il parco nazionale Purnululu, è uno dei parchi meno visitati d'Australia, sia perché è posizionato in un'area tagliata fuori dalle rotte turistiche più frequentate (a circa 250 km dalla pressoché sconosciuta Kununurra) e sia perché l'accesso via auto è possibile unicamente nella stagione secca con mezzi 4x4 tramite una strada sterrata di 53 km che richiede circa 3 ore per essere percorsa. È più semplice arrivarvi in aereo, come ho fatto io su un CESSNA che svolge regolare servizio per il Purnululu N.P.. Un luogo veramente remoto, al punto che nel prosieguo del viaggio, parlandone con diversi Australiani, tutti mi dissero che li avevano visti in televisione ma non li avevano mai visitati.

 

Partenza dell'elicottero - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Scoperto solo nel 1982 da una spedizione di documentaristi che sorvolò l'area, il parco è caratterizzato da canyon profondi fino a 250 metri e rocce dalla forme tondeggianti – dagli aborigeni locali chiamati bungles bungles – originatesi 350 milioni di anni fa dai sedimenti di un antico letto fluviale. Ciò che le rende uniche sono le atipiche striature orizzontali arancioni/rosse alternate a quelle grigio/nere: gli strati rossi sono formati da arenaria che si è ossidata velocemente mentre quelli più scuri hanno assunto un colore diverso a causa dei cianobatteri vi si sono moltiplicati e che accumulano umidità. Le rocce più isolate danno l'impressione di essere dei giganteschi zuccotti fatti di strati di Pan di Spagna di colori diversi.

 

Le caratteristiche "cupole striate" del Purnululu N.P. - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Uno spettacolo naturale strepitoso ma anche molto fragile. È è severamente vietato arrampicarvisi, perché le rocce si sfalderebbe facilmente, dando inizio a un processo di distruzione che non potrebbe più essere arrestato. Vi sono dei percorsi per visitarli a piedi, che ovviamente rimangono sempre sul fondo dei canyon. Per godere al meglio delle maestose vedute che il parco regala, c'è anche un altro modo, ed è quello che ho adottato anch'io: in elicottero.

 

Dettaglio delle striature bicolori delle rocce - Archivio Fotografico Pianeta Haia

 

Già il volo è un'esperienza in sé: effettuato su velivoli privi di portiere (per non ostacolare la visuale), garantisco che le manovre che i piloti adottano – nonostante la doppia cintura di sicurezza che mi teneva avvinghiato al sedile – qualche brivido lo danno. Ovviamente il motivo per il quale concedersi questa adrenalinica esperienza è la prospettiva inconsueta e stupefacente che si gode sorvolando questo luogo incantato da altezze che che variano da alcune centinaia di metri a poche decine. Un territorio completamente deserto, dalle forme e colori davvero inusuali, che trasmette l'impressione di trovarsi al cospetto di un pianeta sconosciuto partorito dalla vivida mente di uno scrittore di fantascienza.

 

Uno dei tanti canyon del parco - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Questo tipo di roccia, non ancora perfettamente conosciuto dagli studiosi, lo si può trovare anche in altre parti del mondo ma in nessun luogo assume le dimensioni e la spettacolarità che raggiunge in questo parco. Anche per questo è stato inserito nell'elenco dei siti patrimonio dell'umanità secondo l'UNESCO nel 2003.

 

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Roberto CORNACCHIA

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