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Vite al circolo: Andrey

L'avventurosa vita di un camionista oltre il Circolo Polare Artico

 

Andrey è un uomo di poche parole e molti fatti e fa il camionista o, come dicono quelli bravi, l'autotrasportatore. Che c'è di strano, vi chiederete. Di strano c'è che Andrey esercita il suo mestiere in una regione particolare: la penisola dello Yamal, nell'estremo nord della Russia, oltre al Circolo Polare Artico. Nelle brevi estati che ci sono a quelle latitudini, il suo lavoro potrebbe quasi assomigliare a quello dei nostri camionisti, ma d'inverno le cose cambiano, e parecchio.


Andrey al volante - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Una professione iniziata quasi per caso perché il suo sogno non era certo quello di percorrere nastri d'asfalto. Lui ama andare a caccia e a pesca, attività che in un territorio così e vasto e molto poco antropizzato come quello della penisola dello Yamal porta inevitabilmente i più avventurosi ad andarsi a ficcare in posti sperduti, non facili da raggiungere. È stato per inseguire queste sue passioni e la vita all'aria aperta che ha comprato una barca. Poi, quando si è reso conto che il numero di quelli che gli chiedevano di aggregarsi o di organizzare per loro escursioni che loro non riuscivano a portare a termine, cresceva sempre, si rese conto non solo gli piaceva trovare il modo di superare gli ostacoli nel raggiungere posti nuovi ma anche che poteva farne una professione. Oggi guida un po' di tutto: camion, barche, motoslitte, trekol (i mezzi anfibi a sei ruote di produzione russa) e hovercraft (l'aeroscafo che si muove sfruttando un cuscino d'aria e può muoversi sia sull'acqua che sul ghiaccio). Tutti i mezzi per i quali ha la licenza di guida, oltre ai (costosi) permessi per portarli fino alla sua rimessa, che è in città: dev'essere curioso vederlo passare per le strade cittadine alla guida del suo hovercraft.

 

Il camion e la barca di Andrey - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Per lui non esistono luoghi irraggiungibili: con la dovuta preparazione, si arriva dappertutto, al massimo ci si impiega più del previsto ma si arriva sempre. Quando deve raggiungere destinazioni nuove si informa per tempo: chiede dritte ai colleghi, cerca di mettersi in contatto con chi abita in quel posto, spesso Nenets allevatori nomadi di renne, per avere notizie aggiornate sullo stato delle strade, ammesso che ce ne siano. Ultimamente ha trasportato spesso materiale a Sabettal'impianto di estrazione del gas ubicato nel nord della penisola dello Yamal, che ha un porto e un aeroporto ma nessuna strada asfaltata che lo raggiunga. Andrey ci è andato col suo camion, su piste coperte di neve, a consegnare materiali di vario genere. Viaggi che richiedono una ventina di giorni, dormendo sul camion e preparandosi il cibo su un fornello da campo. Ora però che quel viaggio l'ha già fatto più d'una volta non lo attira più, preferisce portare in giro turisti, più che altro cacciatori e pescatori russi.


Se la neve è troppo alta e fresca, anche un trekol rimane bloccato - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Il suo sogno è andare sempre più a nord. Finora il massimo che è riuscito a raggiungere è la punta settentrionale dell'Isola di Severny, nell'arcipelago di Novaja Zemlja, una zona quasi disabitata e talmente remota che è stata utilizzata in passato dal governo russo per sperimentare la bomba all'idrogeno, l'ordigno più potente mai fatto esplodere, 6 volte più potente della bomba atomica di Hiroshima,nonostante fosse una versione depotenziata. Ora è in parte un parco nazionale. Procedendo da lì verso nord non c'è più terra, a parte il disabitato arcipelago della Terra di Nicola, poi solo il ghiaccio perenne del Polo Nord.

 

Le gigantesche ruote (poco gonfie) di un trekol - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Già, il Polo Nord. Un nome che evoca spedizioni avventurose e tragiche, di quando i mezzi di trasporto non erano certo quelli attuali. Andrey sogna di poterlo raggiungere prima o poi, e si è già fatto un'idea di come fare. Ci andrebbe col trekol, un'impresa già riuscita nel 2009 a una spedizione russa, poi bissata nel 2013, imprese rese possibili anche grazie al continuo contatto con il Canadian Ice Service che mandava immagini satellitari aggiornate che permettevano di individuare i punti di critici da evitare. Impiegarono 37 giorni per raggiungere il Polo Nord, 61 per arrivare a destinazione in Canada, tenendo le gomme ad appena 0,7 bar di pressione.

 

L'hovercraft di Andrey - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Andrey ha calcolato di andarci con tre trekol, di cui due che trasportano solo carburante, in modo da poter lasciare sempre il motore acceso. Un'impresa difficile sotto tanti punti di vista, che richiederebbe anche diversi permessi per attraversare parchi nazionali e confini nazionali. Cerca chi potrebbe finanziare l'impresa. La organizziamo una spedizioncina?

 

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