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La Costa Atlantica - III

Diario di un viaggio sulle coste nord-occidentali della Spagna

 

...segue 

 

17° giorno

Colazione nel bar sotto a Casa Alice: alle 8 di mattina è quasi tutto chiuso, anche i forni tendono ad aprire verso le 10… Poi in autostrada ci dirigiamo a Porto, passando un confine ormai inesistente, con unica accortezza quella di mettere indietro l’orologio di un’ora. Troviamo da dormire nel centrale Residencial Belo Suenho e recuperiamo un po’ di informazioni sulla città dal gestore del posto. Pranziamo in un cafè accorgendoci da subito che in Portogallo, gasolio a parte, i prezzi sono bassissimi. Scendiamo a piedi verso la Ribeira e sempre a piedi attraversiamo il ponte in ferro Don Luis, simbolo della città, nella parte inferiore per andare nella zona delle celeberrime cantine che poi non è più Porto ma Vila Nova de Gaia. Visitiamo la Calem acculturandoci sulla storia del Porto, sui proprietari delle cantine (inglesi ed ora tante banche spagnole) e sui tanti tipi di vino che vanno sotto al nome porto. Alla fine della visita (a seconda degli orari si può avere in varie lingue, a noi per puro caso è toccata quella italiana) c’è il giro degli assaggi. Finito il giro di quelli standard si può richiedere di testare anche qualcosa di più importante, ma di cantine ce ne son talmente tante che non occorre esagerare nella prima. Facciamo tappa alla Noval, a fianco della più conosciuta Sandeman e poi saliamo verso la Croft per raggiungere la Taylor’s famosa soprattutto per la sua favolosa terrazza dalla quale si può dominare l’intera città di Porto. Nel vicino spaccio della cantina i ragazzi si comprano una bottiglia per evitare la perdita di tempo degli assaggi, e così rimaniamo a lungo a rimirare la splendida Porto da uno dei luoghi più indicati per farsela amare. Veniamo invitati ad andarcene alle 19 quando il ristorante della cantina apre, così rientriamo in città (Porto è tutta dislocata a nord del Douro) girandoci i vicoli della Ribeira. Le facciate di molti palazzi son tappezzati dai tipici azulejos, e tutta la zona è dichiarata patrimonio mondiale dell’umanità da parte dell’Unesco (di solito di manica larga nel donare il suo lasciapassare, ma qui ci sta tutto). Verso l’imbrunire salgo i tanti scalini che portano dalla parte bassa a quella alta del ponte per raggiungere il Mirador do Morro. L’imbrunire porta con se i colori più belli possibili per fotografare la città, certo il punto scelto è decisamente esposto ai venti e la temperatura è assai diversa da quella del giorno ma ne vale la pena al 100%. Rientrando trovo da cenare presso la Churrasqueria A Brasa  che ha prezzi differenti a seconda che si mangi al banco, nella sala interna o nella veranda. Unica cosa che accumuna le tre soluzioni è la qualità del cibo, sempre fantastica. Percorrendo vicoli che si riempiono di facce non particolarmente raccomandabili raggiungo il residencial. Effettivamente come in tanti vanno raccontando, la fauna notturna della città non è delle migliori, ma problemi non se ne abbiamo mai incontrati.

 

18° giorno

Doppia sveglia causa la non regolazione della stessa per la differenza dell’orario, colazione da Mr. Cafè poi con la metro raggiungiamo la Casa da Musica. È una costruzione moderna dove vi sono più sale per concerti e spettacoli e dove ci si può sbizzarrire nel comporre musica al computer (Mac, claro!). Da questo posto, nella zona nord-ovest della città rientriamo a piedi percorrendo Rua Cedofeita considerata la via dello shopping, arrivando nella parte alta del centro verso la Igreja dos Carmelitas. Un salto a vedere la stazione dei treni di San Bento che merita, poi sosta da A Brasa per un sostanzioso pranzo. Il pomeriggio lo investiamo girando il centro cittadino partendo dalla Cattedrale di Sé, percorrendo ogni vicolo che da qui si dirama verso la parte bassa della città, senza uno schema esatto, perdendoci nel mezzo di una città splendida. Porto è piena di bazar cinesi o indiani che fanno a gara nel vendere paccottiglia a prezzi talmente bassi che sembrano finti. Ovviamente c’è chi finisce per comprarci di tutto, anche una statua africana in legno alta oltre un metro. Solitamente il richiamo è costituito da sciarpe, magliette e altri gadget delle locali squadre di calcio, poi immancabilmente dentro hanno tutti le stesse identiche cose. A chi interessa un mercato di prodotti alimentari,c’è la possibilità di divertirsi con quello Do Bolhao a nord della stazione, anche se conviene passarci di mattina. Non ci sono solo prodotti alimentari, ma la prevalenza è quella. Sosta nella via del nostro residencial in Rua de Passos Manuel dove un negozio di scarpe ha 2 postazioni internet gratuite (non bisogna comprare nessun paio di scarpe…) e di sera cena di nuovo da A Brasa, esagerando visto i prezzi bassissimi per piatti spettacolari alla griglia.

 

19° giorno

Colazione al Cafè Santiago, uno dei pochi aperto, poi riprendiamo la macchina e iniziamo la lenta e lunga marcia di ritorno. Direnzione Leon in Castilla y Leon, Spagna, con prima parte in Portogallo in autostrada, poi dopo pochi chilometri di strada normale parte una splendida e nuova superstrada che la nostra mappa non contemplava. Questa ci permette di risparmiare un sacco di tempo ed in breve siamo in Spagna (aggiungere un’ora) dove in autovia (quindi gratis) raggiungiamo Leon. Ci sistemiamo al Hostal Padre Isla e ci rifocilliamo al Rest. Zasca per iniziare la visita alla città. Prima tappa alla Real Basilica de San Isidoro, la più vecchia della città, poi andiamo al Hostal de San Marcos, un tempo convento ora lussuoso parador, dov’è possibile vedere il chiostro senza dover pagare nessun biglietto. Da qui rientriamo verso il centro della città (passando dove avevamo parcheggiato la macchina, visto che per la strada si paga fino alle 14 e poi dalle 16 alle 18 senza poter far un conto unico), dove svetta la famosa Catedral (strano ma vero con ingresso gratuito), poi direzione Playa Mayor per una visita del simpatico centro storico della città. Alle 18 iniziano ad aprire tutte le varie attività e la città si anima cambiando completamente volto. C’è gente ovunque, non fosse per il freddo stare sempre fuori sarebbe un piacere, ma occorre far sovente tappa tra un bar e l’altro, cosa non sgradita ai miei amici dall’autonomia al malto e luppolo scarsa… Per cena usciamo dall’ordinario e facciamo tappa presso il Rest. Gran Muralla, un cinese dal menù completo a 5,95€. Mangiamo anche bene per quella cifra, quindi tutto a posto. Il centro cittadino di notte si illumina e per chi ama fotografare diventa splendido, la cattedrale senza la marea di gente del giorno si trasforma in un soggetto perfetto, ma molti angoli della città meritano.

 

Cattedrale di Leon, Castilla y Leon

Cattedrale di Leon, Castilla y Leon

 

20° giorno

Colazione nell’unica cafeteria che troviamo aperta nei dintorni del hostal e poi di nuovo via in macchina in direzione Burgos. È tutta autovia, quindi gratuita, ed in circa 3 ore giungiamo a destinazione. Nonostante quello che si dice e che sta scritto un po’ ovunque, fa un freddo cane (minima che non va in doppia cifra…), comunque troviamo da dormire alla Pension Dallas, proprio di fronte all’Arco de Santa Maria che fa da entrata alla città vecchia. Per risparmiare tempo pranziamo da Telepizza dove se si ordina una pizza grande ne regalano un’altra, ma vista la qualità la seconda se la son praticamente tenuta loro…Con un giro di 2 km raggiungo il Monasterio de S. Maria la Real de Huelgas, un convento di clausura del dodicesimo secolo visitabile solo con guida e scorta (che controlla che nessuno fotografi) dalle 16 alle 18. Il posto è interessantissimo, l’unico problema è che siamo un gruppo troppo numeroso e bisogna vedere molte sale a gruppi e sentire i racconti della guida diventa complesso. Vista la prima parte, costituita da una chiesa a 3 navate, si entra in una seconda parte che mostra molti aspetti architettonici di chiara origine araba. Infatti uno degli architetti fu un moro e la maggior parte della manovalanza veniva da quei luoghi, così si può ammirare una costruzione che porta con se vaghe somiglianze con la celeberrima Alhambra di Granada. Rientro in città per trovarmi con gli altri così ci visitiamo la cattedrale. Ci sono 2 ingressi, dal fronte si può vedere solo una piccola parte di questo monumento considerato uno dei massimi capolavori del gotico mondiale, mentre dal lato si ha accesso a tutto il complesso. Visto l’interno, vale la pena farne anche tutto il periplo, per poi salire verso el Castillo (di cui ci son solo poche mura) dove si incontra un mirador per una vista completa della città. Peccato che nel momento della nostra ascesa ci fossero dei lavori prospicienti al mirador e le viste ne risentivano molto. La città ha poco altro da mostrare, se non la statua del mitico Cid, considerato a torto o ragione il libertador. Senza entrare troppo nei dettagli, sconfisse gli arabi nell’undicesimo secolo liberando la città e ponendosi a capo del suo governo. Ma fu al soldo del miglior offerente, cristiano come arabo (il nome Cid deriva proprio dall’arabo Sidi), poi la mitologia dei vincenti ce lo ha consegnato come l’eroe della liberazione del nord della Spagna. Alla ricerca di un posto non troppo costoso in questa città da “comitive da cattedrale” ci imbattiamo nel Cafè Alvaro finendo su di una paella che passa giusto lo standard di quella in busta e poco più. Il freddo pungente della tarde castillana ci spinge dopo pochi passi verso la pension.

 

21° giorno

Colazione nel cafè sotto alla pension degli stessi proprietari poi via autovia&autopista raggiungiamo Pamplona (o Iruña) capoluogo della Navarra. In pieno centro storico troviamo da dormire presso Pension La Viña gestito da un vecchio che non ha nessuna predisposizione alla pulizia. Il posto, in pieno centro storico, si raggiungerebbe anche in auto come molti ci indicano, ma dopo innumerevoli prove desistiamo parcheggiando a pagamento. Ovunque c’è la polizia, veniamo poi ad imparare che a Durango, meno di 100km da qui, l’ETA ha fatto scoppiare una bomba che non ha provocato morti ma fatto danni a macchine e ad una caserma della guardia civil. Pranzo al Rest. La Viña (nessuna parentela con la Pension) per poi immergerci nella cittadina famosa per la Feria de San Firmin di inizio luglio. Descritta da tanti, fra cui Ernest Hemingway, la città vive molto di questa manifestazione. Ovunque son visibili ed in vendita foto della corsa dei tori (Encierro), i souvenir sono sempre riconducibili a quell’evento, ed anche lungo le strade ci sono le indicazioni del percorso che fanno i tori quando vengono liberati dal Coralillos de Santo Domingo fino alla Plaza de Toros. Camminando lungo il percorso fa impressione pensare che enormi tori possano correre per queste strette ed acciotolate viuzze, ed ovviamente l’idea di assistere alla feria diventa fortissima. Si può passeggiare sul bastione delle mura dietro la cattedrale, nei cui paraggi ci sono alcuni bar stile San Sebastian, con rivendicazioni di persone basche in carcere e indicazioni per manifestazioni in programma nei prossimi giorni. Ovviamente il tutto in basco, ma in generale il clima è differente dalla Guipuzcoa, indubbiamente la provincia più chiusa e “dura” della zona. È bello girarsi le strette viuzze del centro senza un percorso stabilito, tanto si finisce sempre per tornare nella piazza centrale. Verso sera Pamplona si anima, e la vicinanza coi Paesi Baschi (per gli autonomisti non è vicinanza, la Navarra è una regione dello stato Basco) la si nota vedendo i vari bar. È un fiorire di banconi coperti da ogni genere di tapas, con prosciutti appesi e gente ovunque. Ceniamo al Rest. Okepi, poi un’ultimo giro in una città spagnola.

 

22° giorno

Sarà che ci alziamo troppo presto perchè dobbiamo far molta strada, ma a Pamplona alle 8 di mattina non ci è possibile far colazione nel centro storico, tutto chiuso. Rimediamo così in autostrada (a prezzi già europei…) in direzione San Sebastian. Raggiungiamo il confine francese dopo 3 caselli. Ovviamente sulla costa piove e fa freddo, mentre dopo pochi chilometri di Francia il sole si presenta al solito caldo e costantemente presente. Per noi questo sarà un giorno di spostamento, cerchiamo di fare più chilometri possibili verso casa, fermandoci solo all’area di servizio Haute Garonne per mangiare qualcosa in mezzo ad una confusione di gente impensabile. Proviamo a fermarci prima di arrivare a Cannes, tra colline verdi che profumano di mare, ma trovare da dormire pare impresa titanica, così dopo aver girato luoghi da douce France decidiamo di continuare per una grande città. Raggiungiamo i paraggi di Antibes dove passiamo la notte in un Formula 1. Sono quei posti anonomi dove fermandosi si incontra tutto, così ceniamo presso un Courtepaille mangiando anche bene. Ma il posto nel suo complesso è di un’anonimo e spersonalizzante imbarazzante. Dopo la bolgia di Santander, gli angoli di Galizia ed il calore di Porto il luogo dove mi trovo mi suona talmente di falso che son contento di andarmene a dormire senza vedere null’altro della zona.

 

23° giorno

Altra sveglia di buon mattino e partenza immediata in direzione Italia che raggiungiamo dopo 40’. Colazione in autogrill e poi autostrada diretta sino a Modena dove scarichiamo Pierre dopo oltre 4 ore di viaggio senza incontrare il minimo traffico. Ultimi 30’ per raggiungere Bologna e terminare gli oltre 6000 kilometri del giro atlantico. Una Spagna differente dal solito clichè conosciuto, che presenta realtà dalla forte collocazione territoriale come il Paese Basco e la Galizia. Due mondi a parte ed entrambi di confine che hanno nel loro mezzo la parte più vecchia ed autentica della Spagna, quelle Asturie che fungono da simbolo di uno stato e di una corona. Non si può certo dire che il tutto vada comunque tranquillamente avanti, basta ricordare la bomba di Durango durante il nostro viaggio, ma per un viaggiatore questi aspetti sono sicuramente un valore aggiunto agli splendidi scenari che la costa regala agli occhi ed al cuore.

 

La Costa Atlantica - I

La Costa Atlantica - II

 

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Luca COCCHI

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