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L'Iran non è l'Iraq

A differenza di quanto crede un presidente degli Stati Uniti...

 

Quando scrivo parlo (quasi) sempre di posti che ho conosciuto di persona, questa sarà l'eccezione che conferma la regola. Non sono mai stato in Iran ma lo sento ugualmente un po' "mio", come quei posti che ho visitato, che mi sono rimasti nel cuore e che quando sento notizie al telegiornale che li riguardano ascolto attentamente, come se abitassi lì o dovessi andarci nel giro di poche settimane. A parziale scusante devo premettere che avevo già iniziato la mia "relazione" con l'Iran. Avevo predisposto un itinerario di massima, avevo già preannunciato a compagna e amici che ci sarei andato a breve ma poi, mentre stavo stilando il percorso nel dettaglio, l'amico che avrebbe dovuto unirsi a me mi ha comunicato che doveva rinunciare. Allora ho riposto il "sogno Iran" nel cassetto, momentaneamente.

 

Quello che mi spinge a scrivere a proposito di un viaggio che non ho mai fatto è stata la qualità media delle facce che facevano, immancabilmente, quelli a cui rivelavo il mio progetto. C'era chi mi prendeva per un pazzo suicida, chi mi guardava come se fosse una delle ultime volte che avrebbe potuto farlo prima di vedermi in tv incappucciato ai piedi di un talebano pronto a decapitarmi, chi pensava che avrei visto solo quartieri distrutti dalle bombe e donne costrette a nascondersi dentro dei burqa. Niente di più sbagliato.

 

In Iran si trovano alcuni dei più mirabili esempi di architettura islamica

In Iran si trovano alcuni dei più mirabili esempi di architettura islamica

 

I talebani stanno in Afghanistan e Pakistan, l'ultima guerra (che non ha lasciato tracce visibili nelle città) vista da quelle parti è stata quella contro l'Iraq negli anni '80 e le donne non vanno in giro col burqa (come in Afghanistan o col similare niqab tipico della Penisola Araba) ma generalmente col volto scoperto, tenendo nascosti alla vista solamente i capelli (cosa che è richiesta anche alle turiste) con sciarpe colorate. Non si considerano arabi (una lingua che alcuni studiano per leggere il Corano, visto che il loro idioma è il farsi), gli uomini preferiscono giacca e pantaloni alle tuniche e kefyah degli sceicchi, le donne posso guidare, lavorare e studiare e non sanno nemmeno cosa sia la danza del ventre. Ma soprattutto l'Iran è popolato da gente deliziosa, come sentirete raccontare da chiunque abbia avuto il privilegio di viaggiarlo a lungo.

 

Quando me lo dicevano, di solito rispondevo che anch'io ne avevo conosciuti di popoli ospitali. "Aspetta a dirlo dopo essere stato in Iran", era la replica quasi ciclostilata. In un mio viaggio precedente, in Uzbekistan, conobbi una coppia di svizzeri che, beati loro, erano in giro in bicicletta dalla bellezza di cinque anni. Avrebbero proseguito poi fino in Cina, ma erano stati poche settimane prima in Iran. Mi raccontarono che, nel chiedere informazioni stradali, avevano finito per essere invitati ad un matrimonio e poi quasi "costretti" a diventare loro ospiti per tre giorni, serviti e riveriti come degli ambasciatori, fino a quando, invocando il fatto di dover rispettare delle tempistiche, sono riusciti a ripartire. Sembra quasi che gli Iraniani siano dispiaciuti della cattiva fama del loro paese e facciano di tutto per dimostrare il contrario ai turisti attraverso la loro generosità.

 

Sì, è vero che l'Iran ha avuto un passato piuttosto turbolento, che dai tempi dell'Ayatollah Khomeini il paese ha preso una deriva islamica intransigente e che Ahmadinejad è sembrato spesso un invasato che cercava lo scontro con l'Occidente ma non dobbiamo fermarci alle dichiarazioni dei politici. Sennò cosa dovrebbero pensare di noi all'estero? In realtà, come dimostrato anche dall'elezione di un presidente moderato come Rohani, la maggioranza della gente è molto meno bellicosa di quanto si crede. Il potere è storicamente nelle mani dell'anziana élite religiosa che cerca di mantenere in vita lo status quo e una morale anacronistica, ma ben il 60% della popolazione ha meno di 30 anni e una grande vitalità.

 

Senza addentrarci in un trattato di geopolitica, i giovani guardano all'Occidente come ad un esempio da seguire, forse anche scimmiottare: molti parlano un buon inglese, i divieti sugli alcolici sono aggirabili, si può anche ballare e divertirsi, basta non farlo in maniera troppo esibita. Lo stato è, grazie al petrolio, piuttosto ricco e, prima delle sanzioni internazionali legate al programma nucleare di Teheran, era famoso per l'assistenza sociale e conseguentemente per il tenore di vita superiore a quello dei vicini. Molti sognano di emigrare all'estero, preferibilmente negli Stati Uniti o in Germania, altri invece stanno facendo il percorso inverso, lasciando l'Occidente alla sua prolungata crisi per cogliere le nuove opportunità che si prospettano in Iran col finire delle sanzioni.

 

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L'ospitalità della gente iraniana è ben espressa da questo sorriso

 

L'Iran ha un passato importantissimo, chiaramente testimoniato dai sedici siti UNESCO che ospita nel suo territorio: si va dal sito archeologico di Persepolis agli strepitosi edifici islamici di Isfahan, dal Mercato Coperto di Tabriz ai monasteri armeni sparsi nel montagne del Caucaso, dagli antichi ziqqurat a fastosi palazzi reali. È paese dove è possibile visitare il deserto, fare trekking, esplorare grotte e perfino dedicarsi allo sci alpino e di fondo. Benché bagnata da due mari (Golfo Persico e Mar Caspio) non è proprio il massimo per la balneazione, specie per chi è abituato a dedicarsi al topless... La cucina è saporita e più varia di quanto si potrebbe pensare dai menù dei ristoranti, che offrono quasi sempre le stesse pietanze. Per scoprirlo bisognerebbe mangiare presso una famiglia locale, opportunità che, se viaggiate da soli, difficilmente non vi capiterà.

 

La prossima volta che vi parlerò di Iran spero di farlo sulla base dell'esperienza diretta. Buon Iran a tutti.

 

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Roberto CORNACCHIA

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