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La Costa Atlantica - I

Diario di un viaggio sulle coste nord-occidentali della Spagna

 

1° giorno 

Partenza di mattina presto da Bologna, tappa a Modena e poi arrivo al confine tra Italia e Francia. Da qui proseguiamo direttamente per Carcassone (direzione Pirenei francesi) che raggiungiamo nel tardo pomeriggio dopo circa 900km. Le file ai caselli, Ventimiglia compresa, sono particolarmente lunghe, unico inconveniente del viaggio assieme ad una fila per un incendio nei paraggi dell’autostrada a metà Francia. Troviamo da dormire presso il Motel Elephant, gestito da 2 freak italiani, lungo la superstrada che dal casello porta in città. La medioevale e fortificata città di Carcassone è un grande richiamo turistico, così nel corso degli anni i sui cortili, i suoi angoli e le sue torri son diventate sedi di negozi, ristoranti e di ogni diavoleria si possa vendere. Insomma una specie di grande mercato all’aperto che fortunatamente riesce ancora a conservare il suo fascino, soprattutto vista con le luci notturne. Per entrare nel borgo fortificato occorre parcheggiare fuori dalle mura, e poi ammirata la città (l’entrata al castello è possibile solo prima delle 18) ceniamo al Rest. Minervois, menù sostanzioso e buono, posto bello come la titolare/cameriera e acqua che viene gentilmente offerta.

 

2° giorno

Colazione sulla strada in una fantastica patisserie e poi aggiriamo la città vecchia per rimirarne le antiche mura. In questo modo finiamo per rientrare in autostrada ben dopo Carcassone, continuando per San Sebastian che raggiungiamo dopo circa 460km. Il sole italico-francese diventa un pallido ricordo appena termina l’autostrada francese entrati nell’unico pezzetto di strada non a 2 corsie. Ma sono solo pochi kilometri, giusto il tempo per perdere traccia del sole…Come prevedibile a Donostia (il nome in basco) trovare da dormire è difficile, e dopo vari tutti esauriti, una signora ci trova qualcosa presso l’Hotel Gurutzebei sito in un paesino 10 km fuori città verso le montagne, Oiartzun. Immediatamente rientriamo in città per un ovvio giro di tapas nella Parte Vieja, il cuore basco del Paese Basco o Euskadi. Pieno di luoghi dove sostare, mangiare, bere e fumare (qui è consentito e ben specificato agli ingressi, tra l’altro sembra normale per tutti rollarsi sigarette con fumo in abbondanza) è un paradiso di chorizos, jamon iberico, gambas e che dir si voglia. La pioggia ci perseguita, quindi fradici dopo aver girato la zona del porto cediamo anche noi alla specialità della casa. Visto che nel nostro paesino c’è un festa in piazza decidiamo di farci una fermata. Saremo gli unici non baschi della serata, mangiando qualcosa grazie alle traduzioni di qualche anima pia che capisce il nostro poco feeling con la lingua locale che è anche particolarmene difficile da pronunciare. Entrando nel clima del posto, vedendo le scritte sui manifesti, sui muri e le molte foto appese notiamo che sembra più una manifestazione nazionalistica che una normale festa. Pian pian parlando con qualcuno che ubriaco cede alla parlata castillana, veniamo a sapere che la festa è una sorta di raccolta fondi per 5 terroristi dell’ETA di Oiartzun ancora in prigione nonostante abbiano già scontato i 3/4 della pena (dopo la legge spagnola prevede la scarcerazione, ma non per i terroristi riconducibili all’ETA). Qui è gran festa per l’evento, sarà situazione normale, ma a pensarci sarebbe come se in un paesino alle porte di una grande città italiana ci fosse una grande festa delle Brigate Rosse e tutti ne fossero contenti. In effetti guardando in giro è difficile vedere una finestra senza la bandiera basca (quella verde e rossa permessa) ed anche senza quella che raffigura lo stato da loro rivendicato (quella non ammessa). Permeati da questo spirito guerrigliero ed astioso verso le culture differenti rientriamo a dormire.


3° giorno

Come da copione piove su San Sebastian, così in macchina raggiungiamo dopo qualche difficoltà nel trovarne la strada Monte Igeldo da dove c’è una veduta mozzafiato della città e della Concha. Purtroppo tra le brume delle nebbie ne emerge una visione ben distante dalle immagini tipo della città, ma la visione è splendida ed inquietante. Vista la pioggia l’idea di visitare qualche museo (in primis quello marittimo, poi quello di San Telmo) era la più ovvia, senza però ricordarci che il lunedì son tutti chiusi. Così ir de tapas è cosa ovvia e dovuta, all’insegna della tradizione del luogo che parla delle migliori tapas della Spagna. C’è da dire che solo veder i banchi delle taverne è uno spettacolo, sono anche buone, ma ovviamente hanno costi maggiori che in altri posti di Spagna (bevuta e qualche tapas si va sugli 10€, cosa impensabile al sud). Non contenti della serata basca precedente ci avventuriamo alla Taberna Herria (in basco taverna del popolo), che voci di vicolo descrivono come uno dei ritrovi più tipici dei figuri dell’ETA. Meno tapas, ma splendidi murales, volantini di lotta armata e manifestazioni, magliette del movimento e suppellettili varie, ma anche quell’aria di essere fuori posto, accettati sì ma giusto per un kalimotxo (bevanda nazionale di qui, metà vino rosso e metà coca cola, chiamata anche coca&rum obrero nelle Asturie). Per fotografare i murales mi vien raccomandato di aspettare che nessuno sia nelle vicinanze, e alle richieste di disponibilità e costi delle maglie ci vien risposto un depende digrignato tra i denti mentre già l’inserviente parlava in basco con un amico. Insomma, qualcosa di esotico giusto da vedere e nulla più, dove anche la fluidità alla lingua castillana vien vista con sospetto. Sfidiamo le furie del tempo girando attorno al Monte Urgull, dalla parte opposta di Monte Igeldo a delimitarne la baia, ammirando onde che nemmeno i surfisti provano ad affrontare. Così si finisce a cenare al Rest. Duran a base di piatti tipici della regione. Chi ama la paella è fortemente invitato di evitare di chiederla da queste parti, se proprio ve la propongono ha un aspetto che rivaluta quella di 4 salti in padella. Una giornata dell’auto in un parcheggio a pagamento costa circa 12€, altre opzioni non sono possibili, se non lasciare l’auto fuori città.

 

4° giorno

Partiamo col solito cielo tinto di pioggia in direzione di Getaria (25km). Senza saperlo arriviamo per un evento eccezionale, la festa di Elcano che si svolge un giorno ogni 4 anni. Juan Sebastian Elcano era un navigatore che si unì alla spedizione di Magellano, riuscì anche a completare il periplo del mondo rientrando a Getaria dopo 4 anni di navigazione, mentre Magellano morì durante il viaggio. Veniamo presi a balia da un anziano che ci racconta ogni particolare del posto, della festa e di Elcano. Ci porta anche nella chiesa del paese dove alle 17:00 inizieranno i festeggiamenti presentandoci il prete locale che capendo i nostri intendimenti ci abbandona immediatamente. Con una veloce camminata saliamo sul promontorio di fronte dove godere della vista del paese e del mar di Cantabria (dominato dal locale faro), che coi primi raggi di sole regala varie tonalità di blu. In paese già iniziano i primi festeggiamenti coi saltimbanco a farla da padrone tra uno sventolare di bandiere basche (il signore di prima me li descriverà come una conventicola di terroristi dal primo all’ultimo) e foto di tutti gli incarcerati baschi per terrorismo. Non ci fermiano fino a tardi a Getaria e continuiamo per Mutriku (niente di particolare), Lekeitio (poco meglio) per arrivare a Elantxobe dove facciamo sosta al bar Guernika per rifocillarci. Il paese pare scavato nella roccia, il porto è raggiungibile scendendo stradine a precipizio, e dall’alto la vista è molto bella. Poi si riparte per Guernica, famoso in tutto il mondo per il dipinto di Picasso raffigurante gli orrori del bombardamento nazista durante la guerra di Spagna del 1937.

 

Castro Urdiales, Cantabria

Castro Urdiales, Cantabria

 

5° giorno

Tappa obbligata al Museo de la Paz (apertura alle 10) per rivivere i terrori di quel tremendo giorno. La cosa che più colpisce è una sala dove viene ricostruita con immagini, luci e rumori la tragedia, una visita che colpisce e difficilmente verrà dimenticata. Poi è un susseguirsi di immagini dell’epoca che ben spiegano gli accadimenti. Ognuno ci trovi i suoi colpevoli ed i suoi martiri, ma qualcuno dovrebbe spiegare come mai assieme ai franchisti in festa ci sian sempre preti altrettanto festanti. Da Guernica lungo la strada costiera si sale per una via panoramica molto bella, dove svetta in mezzo al mare collegato da un piccolo passaggio a picco l’Eremita de San Juan de Gaztelugaxte, per poi raggiunge Bilbao da nord. Noi evitiamo di entrare nella capitale industriale della Bizcaia, tagliando il rio Nervon tra Getxo e Portugalete sul Ponte Colgante. Le auto, ma anche i pedoni, vengono caricati su di una piattaforma mobile appesa alla parte alta del ponte che fa da passaggio da un lato all’altro del fiume. Sempre per RN lungo la costa lasciamo il Paese Basco ed entriamo in Cantabria. Prima tappa Castro Urdiales, bel paese di pescatori dominato dalla Iglesia de Santa Maria, da dove vi sono viste splendide di tutta la costa, sia verso il Paese Basco che verso la Cantabria. Proprio di fronte, in piena zona molo, è in funzione un tendone dove servono pesce alla griglia appena pescato. Qualità super, il pesce in 3 tagli differenti è il bonito, unica alternativa son le sardine. Per 7,5 € ci mangiamo un pescado che ricorderemo a lungo. Poi via verso Santander, dove trovar da dormire diventa una piccola impresa. Ormai scoraggiati, dimenticata la zona della Playa Sardinero dove tutto è iperesaurito, tentiamo nelle bettole del centro che è distante 2 km dalle spiaggie. Fortunatamente troviamo un posto, in centro storico presso la casa di una anziana signora, camere enormi e prezzi bassissimi. Iniziamo ad ispezionare la città che ovviamente si anima ad orari tardi. Cena presso Rest. La Venta Nueva che propone uno straordinario menù ad un prezzo bassissimo. Incredibile ma vero è stata la prima giornata di sole costante, ben augurante per l’indomani.

 

6° giorno

Veloce colazione al Carrefour ed in autobus raggiungiamo Playa Sardinero. Sole, temperatura mitigata dal vento (che così ci ustionerà senza farcene accorgere), e pieno di anziani in spiaggia in tarda mattinata. Qui il mare è affrontabile, calmo e nemmeno troppo freddo, volendo si possono avere sedie, sdrai e tendoni, ed ovviamente mangiare e bere. Il perrito caliente, traduzione secca del hot dog, va alla grande…Quando la cottura si fa sentire decido di esplorare la penisola de la Magdalena presso la quale si trovano l’acquario cittadino (gratis), le riproduzione delle navi tipiche dei pescatori dell’epoca e l’ex palazzo reale, domicilio estivo della corona spagnola. Un angolo verde nel mezzo del blu del mare, fa di Santander un ottimo posto di villeggiatura amatissimo dagli spagnoli, come testimoniano le tante costruzioni eleganti di stile vittoriano che dominano la zona del Sardinero. Verso sera i bar si animano, ma da queste parti è meglio tornare dopo aver cenato ed essere andati di marcha per i bar del centro. Anche nell’enorme baldoria della notte di Santander c’è una sua regola non scritta da rispettare.

 

7° giorno

Sostanziosa colazione dal fornaio al limite della zona pedonale con un bocadillo fragrante e jamon serrano, e veloce visita alla cattedrale di Santander, che in realtà sono 2 entrambe di stile gotico una sopra all’altra, e relativo chiostro. Poi si parte seguendo la costa. A Santillana del Mar non si riesce a trovare posto per parcheggiare da nessuna parte, così decidiamo di soprassedere e fare sosta a Comillas, uno dei pochi luoghi fuori dalla Catalogna a fregiarsi di una costruzione progettata dal genio di Gaudì. L’opera, denominata Capriccio di Gaudì è oggi un sofisticato ristorante, ma al solito la vista regala particolari splendidi. La cittadina non è solo il Capriccio, così una sosta è interessante. Seconda tappa a San Vicente de la Barquera, villaggio che sorge all’interno di una riparata baia e paradiso degli amanti del pesce, anche se i prezzi sono giusti giusti per turisti paperoni. Noi ci gustiamo calamari in salsa di cipolla in un postaccio, il Rest. Chalana nella zona che porta al campeggio. Dopo un giro nella parte alta della cittadina via verso Llanes, che ci viene descritto come il luogo più vivo della costa cantabrica. Che sia pieno di gente ci viene confermato dalla impossibilità di trovare da dormire, così dopo infiniti tentativi di rincorsa a qualsiasi luogo che potesse ospitarci finiamo per trovare la Pension Montserrat dalle parti di Playa Berri. In serata rientriamo a Llanes per finire a cenare in un classico luogo da turisti con l’anella al naso, invogliati dal cartello che dice paella. Nella costa atlantica non è un piatto tipico, per averla bisognerebbe ordinarla in anticipo, ma essendo sempre in movimento non è semplice, così ci mangiamo questa di plastica, come tutte le cose del Rest. Covadonga. Llanes è in effetti un posto molto vivo, così far serata non è certo un problema anche se l’età delle gozzoviglianti volge al basso.

 

Parco Nazionale Picos de Europa, Asturie

Parco Nazionale Picos de Europa, Asturie

 

8° giorno

In macchina si va verso il P.N. Picos de Europa, 50km, fermandoci per colazione in centro a Posada. Da qui passando per Cavadonga prima delle 10 riusciamo a raggiungere in auto il termine della strada posto al lago Ercina. La giornata quassù è splendida, la vista dal primo mirador regala un panorama mozzafiato: tra le montagne si scorgono le valli coperte dalle basse nubi e sullo sfondo il blu cobalto del Mar de Cantabria. Ma i Picos non sono solo questo, ci sono svariati percorsi, noi scegliamo di fare un giro dei 2 laghi maggiori togliendoci dal percorso più corto che inizia tra le vecchie miniere di Buferrera. Costeggiando il lago Ercina ci dirigiamo verso il Mirador del Rey per rientrare in un secondo tempo al lago Enol dove c’è un posto per rifocillarsi. La scelta del qui famoso queso cabrero si rivela pesante, il celeberrimo formaggio è una scecie di gorgonzola verde/azzurro dal sapore intensissimo che si incolla al palato e toglie ogni funzione alle papille gustative. In piccole dosi sarebbe una eccellente scelta, per gente che arriva da 4 ore di cammino, bisognosa di liquidi, non è proprio la portata maggiormente indicata. Dal lago Enol si risale al Mirados de Entrelagos da dove si possono ammirare entrambi i laghi, poi è già ora di discesa. Occorre fare particolare attenzione alle mucche che pascolano libere in mezzo alla strada, sempre poco intenzionate a cedere il passo. Buona cosa è mettersi dietro ai pulman navetta, con la loro mole le mucche tendono più velocemente a cedere il passo. Cena fantastica presso Hosteleria La Cuadrona, combinazioni di carni e pesci prelibatissime, poi giro a Llanes. Nel finale di serata ci imbattiamo in una festa galiziana di ultimo ordine, ma l’addio al nubilato che si sta svolgendo è ragione per organizzare la bolgia di fine serata con gli amanti del calimotxo a sorseggiarne il bicchiere standard da litro. Spettacolo assoluto offerto dal nostro amico Pierre, che regala momenti indelebili a tutti di ballo improvvisato, evidentemente le riserve di energie che porta in corpo devono essere notevoli dopo ore di cammino, il queso cabrero ed innumerevoli birrette locali…

 

continua...

 

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Luca COCCHI

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