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Il Camino Inca

L'antico percorso immerso nella natura della Valle Sacra

 

Oggi sveglia all’alba ma è per una buona ragione. Ci attende una di quelle esperienze che ti accompagnano poi per sempre, oggi il programma prevede il trekking lungo il Camino Inca fino a Machu Picchu. È una mattina frizzante a 2.700 metri nella località di Ollantaytambo. Un nome difficile da pronunciare che ci ricorda che siamo nel cuore della Valle Sacra degli Inca, la valle scavata tra le Ande peruviane dal fiume Urubamba e che collega l’antica città di Cusco - che fu prima capitale dell'Impero Inca e successivamente centro del potere dei Conquistadores spagnoli - e la mitica cittadella di Machu Picchu.

 

Il sito Inca di Ollantaytambo - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Siamo carichi e pronti. È anche vero che abbiamo scelto la versione breve del Camino e quindi non ci attende un impegno fisico particolarmente intenso. Niente pernottamenti in tenda, niente portatori, niente attrezzature particolari. Solo il piacere di percorrere gli ultimi chilometri di questo celebre percorso e di raggiungere a piedi le famose rovine, icona del Perù. Una piccola avventura in fondo, che richiede solo una buona forma fisica e l’esperienza di qualche camminata nelle nostre montagne. Abbiamo scelto di pernottare qui per poter raggiungere a piedi la stazione ferroviaria dove saliremo sul treno proveniente da Cusco e diretto ad Aguas Calientes. La nostra destinazione però non sarà Aguas Calientes, bensì il Km 104, il punto di partenza del sentiero che porta al Camino Inca vero e proprio.

 

Donne di Ollantaytambo nel tipico costume locale - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Dopo circa un'ora e mezza di viaggio viene annunciata la nostra fermata. Ci aspettiamo di trovare una stazioncina, per quanto primitiva. Invece ci troviamo a scendere direttamente in mezzo alla vegetazione senza neppure una minima pensilina rudimentale. Aspettiamo che il treno riprenda il suo percorso con le centinaia di turisti che raggiungeranno Machu Picchu nella forma convenzionale e improvvisamente capiamo che nel nostro piccolo stiamo facendo un’esperienza speciale e riservata a pochi. Ci guardiamo intorno e ci contiamo. Siamo in sei più la guida che ci accompagnerà in questa giornata. Il sentiero si intravede davanti a noi nascondendosi nella vegetazione che ricopre queste montagne. Spesso si pensa che Machu Picchu sia ad altitudine estreme ma non è affatto così. Ci troviamo a poco più di 2.000 metri e a dimostrarlo ci sono la vegetazione rigogliosa, la temperatura molto più mite che a Cusco e l’umidità che ci avvolge.

 

Mirabili paesaggi andini ricoperti di vegetazione - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Ci hanno spiegato che la prima parte del trekking è la più dura. Ci aspettano due ore di salita a zig zag ma siamo freschi e riposati, e il ritmo è tranquillo e rilassato. Nelle frequenti pause la guida ci parla del Camino Inca e in generale del sistema di trasporti che collegava la capitale Cusco a un’area enorme che andava dall’attuale Colombia meridionale fino al nord dell’Argentina. Queste strade permettevano collegamenti affidabili e veloci per lo spostamento di civili e militari, e grazie al prezioso lavoro dei messaggeri (chiamati chaski) per la trasmissione di comunicazioni attraverso tutto l’impero.

 

Il sito di Winay Wayna - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Al termine della salita l’emozione è forte. Stiamo finalmente calpestando le pietre del sentiero utilizzato per secoli da una delle civiltà più potenti del continente americano. E non potrebbe esserci prova più evidente del sito archeologico di Winay Wayna che si apre di fronte a noi dopo pochi passi. Le somiglianze con Machu Picchu sono subito evidenti, per noi è come un aperitivo di quello che ci aspetta tra qualche ora al termine del trekking. Qui consumiamo un pic nic con un panorama unico con le terrazze Inca che scendono ripide verso la valle dell’Urubamba.

 

Sempre più vicini a Machu Picchu - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Si riparte spediti, la forte pendenza è terminata e ora possiamo goderci ancora di più le viste verticali sulle profondi vallate che ci circondano. Il clima ora è fresco e piacevole e ci porta una gran voglia di proseguire verso la meta. Percorriamo i successivi chilometri senza fatica, spinti da una specie di euforia. Ogni tanto il sentiero si stringe, altre volte bisogna superare una scalinata o un ostacolo. Ma di Machu Picchu… nessuna traccia. Nessun segnale che ci confermi di essere vicini alla meta.

 

Una magnifica vista su Machu Picchu - Archivio Fotografico Pianeta Gaia

 

Poi all’improvviso è davanti a noi. Anzi è sotto di noi. E non c’è solo la celebre cittadella. Ci troviamo alla Puerta del Sol e la vista spazia tra montagne, valli, canyon di cui non conoscevamo i dettagli. Una bellissima sensazione ci pervade e ci godiamo a lungo questo momento. Da qui in poi il sentiero si allarga ed è percorso anche da molte persone che sono arrivate fin qui a ritroso dal sito archeologico per poter apprezzare questa vista per qualche minuto. Arriviamo alle rovine a fine pomeriggio, quando quasi tutte le comitive sono già andate via e ci godiamo questa atmosfera rilassata con alcuni lama che ci osservano pigramente, finché il personale ci invita a uscire. Machu Picchu chiude e con lei si chiude una giornata davvero speciale e indimenticabile sulla strada degli Incas.

 

ESPERTO: America Latina & Antartide

Andrea SIMONETTI

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