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Birmania, di Lia

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DESTINAZIONE E ITINERARIO: Estremo Oriente: Myanmar (Birmania) Da Yangon (Rangon) in aereo a Heho da qui in bus a Pindaya e successivo imbarco per il lago Inle. Dal lago spostamento in barca e poi in bus per Mandalay. Da Mandalay in bus per un approdo sul fiume Ayeyarwaddy (Irrawaddy) da cui raggiungere in barca Bagan. Rientro in mattinata in aereo a Yangon da cui nel pomeriggio imbarco per l’Italia, Malpensa, via Singapore. Una particolare nota di merito per il resort su palafitte sul lago Inle: struttura semplice, ma con camere spaziose e complete di tutto quanto serve. Il fascino di questo hotel la mattina e al tramonto è veramente unico.

 

DATA DEL VIAGGIO: Dal 19 al 28 novembre 2011

 

NOME : Lia

 

COME E PERCHÉ LA SCELTA Motivazione iniziale è stata la possibilità di conoscere l’Estremo Oriente tramite una nazione non ancora troppo pubblicizzata dal turismo di massa. La presentazione del viaggio fatta dall’agenzia, già all’inizio dell’estate 2011 e poi riproposta a settembre, ha confermato la mia impressione iniziale. Inoltre i miei compagni di avventura in un gruppo di 10,  erano per lo più persone che conoscevo bene o con cui avevo già fatto altri  viaggi. Poi c’era quella frase “il paese delle centomila pagode” assai intrigante. Come al solito l’organizzazione da parte dell’agenzia è stata impeccabile.

 

 

La prima impressione sulla Birmania è stata l’incontro con la nostra guida, PaPa, un’intelligente, preparata, sicura e efficiente giovane donna dall’italiano fluente e dai modi cortesi. Pa Pa si è anche rivelata simbolo della società birmana, orgogliosa della  sua identità birmana, e  in cui le donne svolgono ruoli non subalterni pur conservando il loro patrimonio culturale: Pa Pa ha sempre indossato elegantissimi longyi, l’abito unisex tradizionale di donne e uomini, e non ha mai nascosto la sua fede buddista. Yangon si è anche rivelata cartina di tornasole per quello che avremmo visto con l’affascinante pagoda Shwedagon, un tripudio d’oro, di offerte profumate e di cibo, di sincera religiosità.

 

 

Credo che le dolci e morbide caramelle di tamarindo, prodotto locale squisito, possano essere la metafora di questa terra: ogni caramella è composta da otto sottilissimi strati che si sciolgono in bocca. Così è la terra birmana: un luogo, forse ancora per poco, fuori del tempo: si incontrano la suggestione di costruzioni splendide (pagode, stupa, monasteri, padiglioni di palazzi) in un tripudio di oro, specchi, legni pregiati;

 

 

una religiosità profondamente diversa da quella occidentale, fatta dai silenzi, dalla preghiera e dalla questua di monaci e monache,  dalla generosità dei fedeli che ricopre le infinite statue di Buddha di foglie d’oro e lascia offerte in fiori, viveri e kyat (moneta locale), da suggestive cerimonie come quella, all’alba, a Mandalay nei confronti del Buddha vivente; un  ambiente naturale e antropico indimenticabile fatto da paesaggi di acqua e terra in cui il lavoro si svolge con modalità e ritmi tramontati da tempo; nelle campagne  gente cordiale, apparentemente serena pur vivendo in modo che noi definiremmo  povero viste le case,

 

 

i mercati (senza dubbio pittoreschi), le strade, i mezzi di trasporto, gran parte delle persone usa la thanaka una pomata ricavata da cortecce di alcuni alberi che rinfresca,  imbiancandola,  la pelle del viso; un ricchissimo artigianato, dalle sete ai cotoni alle lacche alle pietre semipreziose e preziose, alla lavorazione della carta,  del legno di bambù e del sandalo, alla movimentata vita nelle grandi città ricche di verde, di quartieri residenziali ma anche di grandi condomini che appaiono piuttosto fatiscenti perché, come ci ha detto PaPa,  poco importa l’aspetto delle case.

 

 

Come in tutti i tour che si rispettano, sono accaduti alcuni imprevisti, risolti in modo simpatico che hanno permesso di conoscere più da vicino la vita quotidiana. Ad esempio si è rotto il nostro pullman e nell'attesa che l'autista cercasse di ripararlo, abbiamo avuto la possibilità di avvicinarci ad alcuni contadini che stavano battendo il grano a mano. Cortesi, gentili, stupiti di vederci lì, la loro conoscenza è stata emozionante. Intanto il pullman aveva esalato l'ultimo respiro, perlomeno della giornata e noi abbiamo terminato gli utlimi Km con i pulmini locali.

 

 

 

Anche in Myanmar è forte l’impatto con la modernità dalla tecnologia, allo sfruttamento delle grandi ricchezze del paese non condiviso tra tutti i birmani, al consumismo. Abbiamo visto parabole satellitari ovunque, sacchetti di plastica abbandonati in giro, costruzioni monstre come un hotel a Bagan che non si confonde con le vicine pagode, abbiamo saputo della povertà di villaggi interni attraverso le parole un missionario, Padre John a cui si erano portate medicine e altri generi, siamo stati coinvolti dalle richiesta, a volte assillanti, fatte da donne e bambini ai turisti di acquistare oggetti vari con indispensabile mercanteggiare o con il baratto con shampi e cosmetici.

 

ASSOLUTAMENTE DA NON DIMENTICARE: In Myanmar attualmente è inverno ma le temperature massime sono arrivate ai 30°. Solo sul lago Inle, di notte, è scesa abbastanza da richiedere almeno un golfino. E’ bene munirsi di prodotti repellenti per le zanzare. Il cibo non ha dato problemi ma è bene sapere che è molto speziato e piccante, l’acqua è solo minerale. Nella parte di Birmania visitata non sono necessarie vaccinazioni particolari.

 

 

È bene munirsi di pila perché ogni tanto manca la luce, non ci sono stati problemi con le prese elettriche, invece non sono assolutamente utilizzabili i cellulari non birmani: al massimo servono da sveglia. Ricordarsi che quasi ovunque sono accettati i dollari che però devono essere rigorosamente nuovi ma non gli euro. La nostra guida ci ha comunque fatto da banca e non abbiamo avuto problemi.

 

Munirsi di infradito, tra l’altro è la calzatura nazionale, o calzature facilmente sfilabili perché nelle centomila pagode si entra rigorosamente a piedi nudi; inoltre nei luoghi sacri niente shorts, calzoni sopra il ginocchio o minigonne, non sempre accettate le canottiere per cui è meglio tenere a portata di borsa una camicia o una sciarpa, magari comprata in loco.

 

E ora buon viaggio!

 

PS: Se desiderate qualche informazione, per quello che posso, sono a disposizione.

 

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Lia

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