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PERCHÉ ANDARE IN BIRMANIA
La Birmania è un paese che, causa la dittatura militare che solo ultimamente, con la vittoria di Aung San Suu Kyi alle elezioni del 2015, sta allentando un po' la presa, è stato per molto tempo poco visitato dai turisti, anche perché i visti venivano concessi solo per brevi periodi, di fatto scoraggiando molti viaggiatori. Il piacevole risvolto della medaglia è che la sua gente, come non manca di notare chiunque vi sia stato, è ammantata di una naturale ed estrema gentilezza, forse proprio perché di stranieri ne ha sempre visti pochi. Ma non ci sono solo i sorrisi dei locali ad attendere i viaggiatori: la Birmania è un paese ricco di importanti siti, sia archeologici che religiosi, abitato da interessanti minoranze etniche e dotato di spiagge notevoli.
PARTICOLARITÀ DEL VIAGGIO
La Birmania offre la possibilità non tanto frequente di visitare zone quasi vergini al turismo alternate ad altro dove è piuttosto sviluppato. Anche se da tempo vengono concessi visti di durata crescente, in realtà diverse aree del paese, soprattutto quelle vicine ai confini dove le minoranze difficilmente hanno avuto buoni rapporti col governo centrale militare, erano chiuse al turismo. Di recente, anche grazie all'approccio più democratico della nuova leadership politica, diverse di queste aree sono state aperte ai viaggiatori occidentali, anche se ne sono rimaste ancora alcune off limits. Una particolarità, fino a pochi anni fa esclusiva della Birmania, è la thanaka, la crema giallastra che tutte le donne e molti giovani si spalmano sul volto, che ora sta cominciando a prendere piede anche nei paesi confinanti.
La cupola dorata della Shwedagon Paya, a Yangon - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
DURATA DEL VIAGGIO
La Birmania è un paese piuttosto vasto, grande più del doppio dell'Italia, e con le vie di trasporto non sempre molto sviluppate, quindi si consiglia di dedicare alla visita almeno un paio di settimane, di norma sufficienti per visitare adeguatamente i siti maggiori lungo l'asse centrale del paese. Chi vuole visitare le zone più remote abitate dalle minoranze etniche, dove i trasporti sono meno veloci e organizzati, metta in conto ulteriori giorni o settimane, o semplicemente mediti di visitarle nel corso di un secondo viaggio. In alcuni casi, uno dei modi migliori per spostarsi è via acqua: tipico il caso dello spostamento da Mandalay a Bagan, che molti compiono su barche lungo il corso dell'Ayeyarwady. Bisogna però tenere conto dei tempi di spostamento (9 ore a favore di corrente che diventano 11 se percorse controcorrente) e del fatto che, causa acqua troppo bassa, nei mesi più secchi le barche non sono operative.
IN CHE STAGIONE È MEGLIO ANDARE
In Birmania il sole picchia parecchio (è uno dei motivi per i quali i locali usano la thanaka) e le temperature tendono ad essere piuttosto alte, quindi, se non siete amanti delle temperature torride, sconsigliamo il periodo che va da marzo a aprile durante il quale le temperature raggiungono senza sforzo i 40° anche se, essendo l'equivalente delle loro ferie estive, è un periodo con diverse festività, cerimonie di noviziato e i bimbi non vanno a scuola. Il periodo successivo è quello del monsone di sud-ovest, che dura da maggio a ottobre e può ridurre le strade in uno stato davvero impraticabile. Il periodo migliore è quello che va da novembre a febbraio, ma è anche l'alta stagione turistica, con le solite ripercussioni sui prezzi e le disponibilità degli alberghi. Anche se di giorno fa caldo, le sere possono essere sorprendentemente fresche, specie in luoghi in altura come i dintorni del Lago Inle dove, durante le escursioni in barca all'alba, la temperatura può sfiorare anche i 0°, per ripararsi dalla quale le coperte offerte dai barcaioli non sempre bastano.
A CHI PIACERÀ ANDARE IN BIRMANIA
La Birmania è una destinazione che piacerà ai viaggiatori che sono alla ricerca di località poco abituate al turismo, a coloro che amano il contatto con i locali, a quelli che vogliono visitare importanti siti antichi, a chi è interessato alle architetture e alle tradizioni del Buddhismo Theravada nonché agli appassionati delle culture delle minoranze etniche, che possono essere visitate anche con dei trekking. La Birmania non è il primo posto che viene in mente a chi cerca una località in cui fare vita da spiaggia ma ha una bella costa che si affaccia sul Mare delle Andamane e alcune località che stanno cominciando a diventare famose come Ngapali o le più selvagge Isole Myeik nell'estremo sud del paese dotate di spiagge contornate da palme che si tuffano in un mare che non ha nulla da invidiare a siti più noti.
Un pescatore intha con la tipica rete, Lago Inle - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
I MUST
Yangon: L'antica capitale, spodestata da questo ruolo appena 10 anni fa, è il centro economico e la città più vitale del paese. La cosa più importante da vedere, che da sola può valere la pena di fare tappa in città, è la stupenda Shwedagon Paya, una pagoda dorata alta 99 metri dove, secondo la tradizione, sono custoditi otto capelli di Buddha. È un luogo amato dai locali e di norma traboccante di gente: turisti, fedeli, monaci ma anche famiglie che non vogliono far altro che passare una serata al tempio. Se desiderate atmosfere più rilassate, visitatela all'alba. Altre pagode cittadini importanti solo la Botataung Paya e la Sule Paya. La città, a lungo abitata dagli occupanti inglesi, ha anche molti palazzi in stile coloniale che spesso risentono dei decenni di abbandono a cui sono stati lasciati.
Lago Inle: questo piccolo lago, lungo 22 km per circa 11 km di larghezza, nonostante le rive paludose è una delle mete più visitate del paese. Attorno a questo specchio d'acqua vi sono decine di villaggi che ospitano vivaci mercati settimanali a cui prendono parte le varie minoranze etniche della zona, pagode e monasteri costruiti su isolette, gli atipici “orti galleggianti” e durante gli spostamenti ci s'imbatte nei pescatori intha, dal caratteristico modo di pescare e di remare stando in piedi e usando una gamba. Da qui si possono organizzare trekking tra i villaggi delle etnie Pa-o e Danu nella vicina Kalaw oppure visitare in giornata il sito religioso di Kakku e le grotte di Pindaya, traboccante di statue di Buddha di tutte le fogge e dimensioni.
Bagan: È un luogo magico, giustamente ritenuto una delle capitali dell'architettura buddhista assieme ai siti di Angkor Wat in Cambogia e il Borobudur in Indonesia. La particolarità di questo sito è l'enorme densità di stupa e pagode, la maggior parte delle quali risalenti al XII, sparse in un territorio enorme: circa 2.200 in un'area vasta 42 km quadrati, anche se si stima che, nell'epoca d'oro, non fossero meno di 13.000 gli edifici religiosi. Per visitarlo a modo servono almeno 2/3 giorni. Conosciutissima, ma non economica, è la sorvolata del sito all'alba a bordo di mongolfiere, così come è caratteristico godersi il lento calar del sole da qualcuno dei tanti edifici da cui si può godere di una vista da brividi, anche se in certe stagioni i tramonti possono essere deludenti. Nonostante l'oggettiva eccezionalità di questo sito archeologico, non è stato insignito del titolo di Patrimonio dell'Umanità UNESCO perché non sempre i restauri sono stati effettuati in maniera conservativa.
Mongolfiere in volo all'alba sui templi di Bagan - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
Mandalay: È la capitale culturale del paese e anche se è ricca di antichi palazzi, pagode e monasteri, a molti rimane impressa soprattutto per i suoi quartieri pieni di botteghe artigianali, dove è un piacere perdersi nell'ammirare antiche professioni come quelle degli scultori di statue in pietra di Buddha, dei lavoratori della giada, della lacca e di coloro che, a suon di martellate, riducono l'oro in fogli sottilissimi che i fedeli comprano per appiccicarle alle state sacre. I dintorni sono pieni di luoghi interessanti: da Inwa dove dei carretti trainati da cavalli portano i turisti in visita tra pagode e antichi edifici, ad Amarapura dove si trova il famosissimo e fotogenico ponte pedonale U Bein, ai siti archeologici e religiosi di Sagaing e Mingun, quest'ultima raggiungibile via barca.
Monte Popa: È uno dei siti religiosi più importanti della Birmania, ritenuta la dimora spirituale dei 37 nat, o spiriti, il cui culto è un residuo dell'animismo pre-buddhista. Si tratta di un tempio costruito in cima a uno sperone roccioso di origine vulcanica che spicca sul territorio circostante grazie ai suoi 737 metri di altezza. Il luogo è molto frequentato non solo dai fedeli ma anche da una nutrita colonia di macachi, che possono essere anche piuttosto arditi, abituati come sono ai turisti: curatevi di non lasciare nulla alla loro portata, cibo o cose preziose, e di non pestare le loro feci anche se quest'ultima evenienza, essendo le scale piene di gente che le tiene pulite ed elemosina un compenso per questo servizio, è piuttosto rara.
DA PORTARE CON SÉ
Abbigliamento adeguato alla stagione ma senza dimenticare di mettere in valigia un capo di vestiario caldo, specie se avete in programma – sarebbe un delitto il contrario – di visitare il Lago Inle la mattina presto. A parte questa situazione, è più facile che soffrirete il caldo, più che il freddo, quindi abiti leggeri ma che proteggano dai raggi solari, occhiali da sole, cappello (anche questo immancabile durante l'escursione in barca sul già citato lago) e crema solare. Tenete conto che i luoghi sacri vanno visitati da scalzi (nemmeno i calzini sono ammessi) quindi delle ciabatte o delle calzature che si tolgono e mettono agevolmente sono una vera comodità. Bisogna anche essere vestiti decorosamente, quindi portatevi un pareo, o compratelo sul posto, per coprire spalle o gambe alla bisogna. Non servono medicinali particolari, i soliti da viaggio da avere con sé nel caso di piccoli problemi di salute, a meno che non andiate nelle remote zone di confine dove le condizioni igieniche possono essere poco buone. In questo caso è meglio informarsi specificamente su eventuali vaccini o profilassi consigliati. Come sempre, fate un'assicurazione di viaggio. Molti alberghi offrono la connessione gratuita wi-fi ma quasi sempre è di una lentezza esasperante: non fate quindi troppo affidamento su questa cosa, come anche sull'erogazione di energia elettrica che, nelle zone più remote, può essere soggetta a sporadici black-out.
Monaci in fila per il cibo, Mandalay - Archivio Fotografico Pianeta Gaia
COSA COMPRARE
La Birmania è un piccolo paradiso per gli acquisti, avendo una lunga tradizione di attività artigianali. Una delle cose per la quale i birmani sono famosi sono le lacche, prodotte in maniera tradizionale con tantissimi passaggi per renderle perfettamente lisce e lucide e in tutte le fogge immaginabili. Un altro prodotto tipico, la cui lavorazione è estremamente interessante da vedere in tutte le sue fasi, sono gli ombrelli di carta dai delicati disegni floreali. Se siete appassionati, ma soprattutto competenti, di pietre preziose, siete nel posto giusto: la Birmania è la capitale mondiale della produzione dei rubini, oltre ad avere una vasta produzione di giada. Oggetti più tipicamente birmani sono i sottilissimi fogli d'oro che i fedeli usano per ricoprire gli oggetti sacri o le piccole palle di bambù intrecciato con le quali i locali giocano al chinlone, una specie di pallavolo coi piedi. Spesso i tour prevedono la visita a dei laboratori di tessitura dove potrete acquistare stoffe raffinate, sciarpe e longyi, quella stoffa cilindrica che molti uomini locali usano come un pareo.
ESPERTO: Viaggi etnografici e alternativi
Roberto