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Mondi in bilico: I Duchobory - I

Il nostro Roberto ci racconta la comunità di esuli russi del sud della Georgia

La ricerca di un posto nuovo dove vivere condotta dai Duchobory - in russo Dukhobory o Dukhobostsy, parola che significa “Guerrieri dello Spirito” - non è stata una decisione spontanea. I Duchobory sono una delle tante confessioni non-Ortodosse generatesi in Russia, spesso bollate come sette quando non proprio eretiche. Nacquero nel 1700 come movimento di protesta nei confronti del clero che ritenevano non necessario, alla pari di tutto il corollario di rituali e liturgie connessi con la pratica cristiana. Pertanto rifiutavano di riconoscere i sacerdoti, i frati, le icone, le funzioni religiose, l'autorità del governo dello zar e perfino la proprietà privata. “Dio sta nei cuori della gente, non nelle chiese” solevano ripetere. Nutrivano dubbi addirittura sulla Bibbia in quanto documento scritto e quindi inevitabilmente mistificato, pur riconoscendone il ruolo di fonte della suprema rivelazione. Credevano nell'uguaglianza di tutti gli essere umani, nell'interpretazione individuale della religione e nell'assoluto divieto di uccidere un altro uomo, cosa che li portò a rifiutare la leva obbligatoria nell'esercito zarista e a inimicarsi anche il potere politico che, in un periodo in cui le guerre erano pane quotidiano, non poteva certo lasciar correre un atteggiamento pacifista.

 

La casa dei leader Duchobory a Gorelovka, ora un piccolo museo - Copyright Pianeta Gaia

 

Con queste premesse, le vessazioni da parte delle autorità sia ecclesiastiche sia governative, non tardarono a colpire i Duchobory. Il primo esilio documentato è quello del 1799, quando una novantina di Duchobory furono costretti a trasferirsi in una regione della Finlandia, all'epoca ancora parte dell'Impero Russo. Agli inizi dell'Ottocento, lo zar Alessandro I incoraggiò le migrazioni dei Duchobory, così come anche dei Mennoniti, in Ucraina, sia nell'intento di popolare questa parte del territorio pressoché disabitata e sia per impedire che le loro idee eretiche prendessero piede nel cuore della nazione. Meno accomodante fu lo zar successivo, Nicola I, che proibì gli incontri dei Duchobory, cercò di riconvertirli alla Chiesa ufficiale e non li esentò dal servizio militare. Nel 1830 un decreto imperiale stabilì che tutti gli uomini fisicamente abili che si rifiutavano di prestare la leva obbligatoria dovevano essere trasferiti nel Caucaso, in ossequio al sistema della “russificazione” dei nuovi territori conquistati.

 

La tomba del leader Kalmykov, la cui morte indicò dove stabilirsi - Copyright Pianeta Gaia

 

Fu così che, probabilmente nel 1840, una lunga carovana di Duchobory prese la strada verso sud e giunse nel sud della Georgia, dopo un viaggio che aveva anche comportato l'attraversamento della catena montuosa del Caucaso Maggiore, le cui vette superano i 5000 metri e i cui passi spesso sfiorano i 3000 metri. Come è intuibile, non fu un viaggio facile: le basse temperature, i passi innevati e gli stenti del lungo spostamento furono fatali al leader del gruppo, Ilarion Kalmykov, che si ammalò durante lo spostamento. Il convoglio si fermò per cercare di curarlo ma dopo alcuni mesi, nel 1841, venne a mancare. Il gruppo di Duchobory vide in questo avvenimento il segnale che Dio indicava loro il posto in cui fermarsi e così fecero. Fondarono il villaggio di Gorelovka e poi in seguito altri, dagli altrettanto inconfondibili nomi russi di Rodionovka, Yefremovka e Orlovka anche se Gorelovka rimase sempre la “capitale” dei Duchobory. A Ilarion succedette il figlio Peter, alla cui morte nel 1864 seguì, nel ruolo di leader spirituale della comunità, la vedova Lukerya Gubanova. Verso la fine del secolo i Duchobory in quest'area ammontavano a circa 20.000 individui ed erano diventati vegetariani.

 

continua...

 

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