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Lungo la Carretera Austral - Parte I

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 1° giorno 

Con un volo Iberia da Bologna raggiungo in perfetta puntualità Madrid. Sul volo viene servito un sostanzioso spuntino compreso nel prezzo del biglietto. Arrivo al terminal 4 e con la metro interna raggiungo il terminal 4S, quello da dove partono i voli intercontinentali senza più bisogno di ulteriori controlli doganali. La brutta notizia è che il volo per Santiago risulta in ritardo senza che ne sia specificato il tempo. L’ufficio info non sa dire nulla di più che nei monitor al momento giusto verrà riportata la nuova ora di partenza. Con 3 ore di ritardo l’airbus A340 decolla da Madrid per Santiago, ma ci annunciano subito che nessun minuto verrà recuperato. Al mio fianco siede Camila, una ragazza norvegese che sta compiendo un attraversamento completo del globo. Per lavoro vive a Longyerbyen (isole Svalbard, Mar Glaciare Artico, Norvegia) e sta raggiungendo una spedizione di fotografi scientifici nell’Antartide cileno. Dal nadir allo zenith tutto in una volta, dal buio totale alla luce perenne. Nel giro di breve ci servono la cena e poi le luci si spengono, buonanotte a tutti. Però il bar rimane aperto tutta notte, ovviamente tutto gratis.

 

2° giorno

Sveglia, colazione e con le ovvie 3 ore di ritardo atterro all’aereoporto di Santiago. Mi ci vuole oltre un’ora per ritirare il bagaglio (che qui viene passato ai raggi x anche in uscita) e mi trovo con Marco, un amico che aveva raggiunto Santiago in perfetto orario con AirFrance. Col bus Centrepuerto raggiungiamo direttamente il palazzo presidenziale della Moneda per una visita guidata al suo interno prenotata con largo anticipo via internet sul sito del governo cileno. Abbiamo con noi tutti gli zaini, e anche se imbarazzati nel risponderci i carabineros ci lasciano parcheggiare in un angolo da loro custodito la nostra “casa viaggiante” ed iniziamo la visita, non prima di aver salutato Marcelo, un amico cileno che lavora presso la segreteria di stato. La visita della durata di un’ora è gratuita, va solo prenotata con largo anticipo e vanno forniti svariati dati personali. Oltre ai 2 patii che sono aperti a tutti, si visitano varie sale, dalla Montt y Varas alla O’Higgins, poi la Capilla ed il luogo dove si suicidò (o uccisero…) Salvador Allende quel fatidico 11 settembre del ’73. Va detto che il palazzo non è nulla di particolare, è quello che rappresenta a dar valore ad una visita dalla forte connotazione storica. Oggi la presidente, Michelle Bachelet, non è presente, è in visita (non ufficiale, Cile e Bolivia non hanno rapporti diretti dalla Guerra del Pacifico del 1879) in Bolivia dal presidente Evo Morales, il primo indio presidente democraticamente eletto di uno stato sudamericano. Andiamo a cercarci da dormire nel Barrio Brasil. Poi con la metro andiamo nella zona di Los Condes dove vivono Marcelo e Alicia. La sera la passiamo con loro, prima andiamo al ristorante poi ci portano a visitare innumerevoli luoghi della città, primo fra tutti le colline che si spingono verso la cordigliera da dove si gode uno splendido squarcio della città e delle sue luci notturne. Poi scendiamo in centro, fermandoci nella zona di Bellavista che attualmente è la più viva e nottambula di tutta Santiago. Per noi la giornata è già lunghissima ma non far 2 chiacchere con amici così lontani è difficile e quando ci scaricano praticamente dormienti da Vicky ci pare che sian già passati alcuni giorni.

 

3° giorno

Sostanziosa colazione, poi ci inoltriamo per Santiago alla ricerca di luoghi mai esplorati (per me è la quarta volta qui), così ci dirigiamo al Cerro S. Cristobal. Il sole svetta sovrano e già di prima mattina la città è decisamente calda come mai mi era capitato in passato. Saliamo col Funicolar che si ferma ai piedi dell’imponente statua bianca della Immaculada Concepcion, dove nel 1984 tenne una messa Papa Giovanni Paolo II al tempo della sua visita al caro amico Pinochet. La vista è della città completa, ma Santiago non presenta nulla di particolarmente eclatante, così col Teleferico sorvoliamo tutto il cerro (chi vuole può fermarsi presso una piscina lungo il percorso) e scendiamo dalla parte opposta della città, a Providencia. Nei paraggi merita una visita il Parque de las Esculturas, non fosse altro perché si snoda all’interno di un verdissimo parco. C’è una galleria che ospita mostre itineranti, noi possiamo vederci opere in legno interessanti ma dai prezzi proibitivi. Con la metro ce ne andiamo alla Recoleta presso il Cementerio General. Questo è una sorta di vera e propria piccola città dove si trovano le tombe di personaggi politici che hanno fatto la storia del Cile. Ovviamente la più conosciuta e famosa è quella di Salvador Allende, bianca ed altissima, ma son degne di nota anche quelle di Balmaceda e Montt. Ritorniamo nei paraggi di Plaza Brasil, zona ora molto viva, dove ceniamo al ristorante A Toda Vaca, nuovo rivale del qui famosissimo Las Vacas Gordas. Al solito, carne sublime, tenera e succosissima come solo in questi luoghi riesce ad essere. Con Pulman Bus ci dirigiamo verso Puerto Montt, capoluogo della X regione, luogo di accesso a tutto il sud del Cile, da dove ufficialmente parte la Carretera Austral, Ruta 7, la nostra meta cilena. Notte sui comodissimi bus cileni, in pratica un letto viaggiante dove servono anche una piccola cena.

 

4° giorno

Di mattina arriviamo a Puert Montt, il sole detta legge anche se la temperatura è più mite che nella capitale. Appena sbarcati al terminal dei bus, il solito personaggio da stazione ci avvicina per offrirci un alloggio in città. La fiducia accordatagli ci vien ripagata, lo splendido luogo che ci propone presso la sua "abuelita" è una casa indipendente su palafitta, lungo la scalita Ancud. La camera ha una vetrata enorme che regala una vista favolosa della città, con il golfo di Ancud chiuso in lontananza dalla cordigliera innevata. Usiamo la giornata a cercare di capire come poter continuare il viaggio lungo la Carretera, ma subito impariamo che il tratto mancante tra Hornopiren e Caleta Gonzalo non è al momento servito da navi. Così l’alternativa è solo la Barcaza della Naviera Austral che fa servizio tra Puerto Montt e Chaiten. Partirà la mattina seguente, siamo fortunati visto che non c’è un servizio regolare. A Puerto Montt mangiare è sovente una delizia, così in via del tutto eccezionale ci concediamo un mezzogiorno a tavola a gustare un’abbondante pichanga. Unico inconveniente dei ristoranti cileni per chi come me beve acqua minerale non gasata è quello che non la servono mai, ma almeno nelle città uno può comprarsela al supermercato e portarsela senza problemi con sé. Senza grossa fretta ce ne andiamo verso il piccolo centro di Angelmò, tipico agglomerato di pescatori, tutto in legno su palafitte, attualmente in fase di allargamento in previsione delle future vacanze delle genti locale. Finiamo col cenare in uno dei tanti ed identici locali, dove dopo il tipico ceviche di salmone voliamo sul localissimo curanto (pesce e frutti di mare assieme a carne di maiale in brodo caldo) forti delle passate esperienze all’isola di Chiloè. Purtroppo il piatto tipico non vale quelli gustati a suo tempo nell’isola di Francisco Coloane. Solo verso le 22 il sole toglie la sua presenza, al momento le giornate sono lunghissime e così c’è la possibilità di fare molte cose, situazione che in prospettiva futura vediamo di buon occhio.

 

Golfo di Ancud, quando le nubi si alzano

Golfo di Ancud, quando le nubi si alzano

 

5° giorno

Colazione nel residencial, poi con un colectivo raggiungiamo il terminal della Naviera Austral dove ritiriamo il biglietto e lasciamo lo zaino. Non c’è un tempo prestabilito di viaggio, a parte che il lunedì si salpa a mezzogiorno. Ci si può impiegare dalle 8 alle 20 ore dipende dal mare. Ultimo giro per Puerto Montt giusto per compraci qualcosa da mangiare o bere in nave, visto che una volta imbarcati alternative non ne esistono (il bar apre solo per 30’ ma ha solo caffè o te). La Barcaza Pincoya è un trasporto mezzi e merci, ha un piccolo posto dove ammassati ci possono stare oltre 50 persone, ma non è proprio una crociera. Fortunatamente la giornata è splendida così si può rimanere per un po’ sul tetto, dove riparati dalla scarico non si sente eccessivamente il freddo. La navigazione lungo il golfo di Ancud regala le solite viste mozzafiato. La vista dei vulcani innevati è spettacolare e l’Osorno, appena dietro al Calbuco, si erge sempre a vetta inconfondibile della zona. Già in lontananza è possibile scorgere il Vulcano Corcovado che indica la via per raggiungere Chaiten, vera a proprio partenza della Carretera Austral, mentre dalla parte opposta si costeggia l’isola di Chiloè. Nonostante il mare sia in condizioni perfette servono 12:30 ore per arrivare, e quando sbarchiamo è già notte. Alcuni proprietari di hospedaje sono all’imbarco (che dista circa 4 km dal centro del paese), noi veniamo caricati dalla signora della Iquiqueña dove oltre a trovare un letto riusciamo anche a cenare. Il posto funge da casa per le ragazzine che qui vengono a studiare (Chaiten ha 3.500 abitanti, ma qui pare una metropoli) e per gli operai che ricostruiscono la strada o stanno costruendo nuove centrali idroelettriche particolarmente contestate dalla popolazione della X e XI regione. Sospinti da Douglas Tompkins (un americano proprietario di alcuni parchi nei luoghi, tra cui il magnifico Pumalin), le popolazioni contestano la creazione di queste centrali perché porterebbero un’enorme quantità di energia verso il bisognoso ed industrializzato centro-nord del paese senza nulla dare in cambio al sud, che cerca di riprendersi sfruttando la natura come richiamo per viaggiatori e turisti. Si potrebbe anche utilizzare un computer per internet nel hospedaje, ma la figlia della proprietaria se ne sta sempre fissa lì a chattare e quindi l’accesso è sempre negato.

 

6° giorno

Colazione al hospedaje, poi cerchiamo di organizzarci per alcune escursioni in zona. L’unica guida è Nicholas, il proprietario della Chaitur, ma accordasi sugli orari pare difficoltoso. È un cileno vissuto a lungo in Canada, parla perfettamente inglese e con quella cadenza il castigliano, quando nel tardo pomeriggio ci eseguirà al charango una versione di Bella Ciao inizio a capire perché la padronanza con la lingua nazionale ha perso smalto ed è dovuto risiedere a lungo in Canada. Con lui andiamo al Parque Pumalin dall’accesso sud. Il parco, il più grande al mondo privato, taglia in due il Cile. È proprio nelle terre di Tompkins che le strade mancano, ma non si può parlare male del personaggio perché per i suoi luoghi ha fatto veramente tanto. Il Pumalin (gratuito) è gestito in modo favoloso, tutto è segnalato, le passerelle permetto di arrivare ovunque e gli incredibili alerces (enormi alberi alti e dal fusto robusto perfetti per costruire barche, mezzo principe della zona) che si ammirano mettono testa e cuore di buon umore. La scelta di percorsi è vasta, noi veniamo indirizzati su tre giri, fra cui quello delle Cascadas Escondidas che necessita tra andata e ritorno di circa 2:30 ore. La Carretera Austral taglia il parco ed è ovviamente non asfaltata, come quasi tutto il suo percorso. Rientrati a Chaiten saliamo al mirador da dove si ha la miglior vista del paese e del Vulcano Corcovado. Chaiten rimane il tipico villaggio di pionieri da cui partire verso l’interno del cileno ancora poco conosciuto e sviluppato. Il paese non è raggiungibile via terra dal Cile, se da Puerto Montt si volesse arrivare qui bisognerebbe fare un lungo giro via Argentina ma durante l’inverno gli accessi andini sono sovente chiusi per le cattive condizioni atmosferiche. Il luogo di ritrovo della gente del posto, una volta terminato di lavorare, è il bar-ristorante Don Quixote, nel centro, di fronte alla Chaitur che funziona anche da terminal dei bus (destinazione Coyhaique, non tutti i giorni, ad ore diverse e a seconda delle condizioni, circa 10-12h). Qui chiunque è benvenuto, molti saranno curiosi di sapere da dove venite e soprattutto dove avete intenzione di andare. La maggior parte di chi passa da qui lo fa provenendo e rientrando a Quellon, isola di Chiloè, e di solito si ferma giusto per un giorno. Ceniamo alla Iquiqueña iniziando a familiarizzare col solito salmone croce e delizia dell’economia e dell’ecosistema cileno.

 

7° giorno

Colazione al hospedaje e poi sempre con Chaitur ma con Juan al posto di Nicholas ci dirigiamo verso sud lungo la Carretera a visitare il Ventisquero Yelcho, a fianco dell’omonimo lago. Il giorno è coperto, ma non minaccia pioggia, così il lungo sentiero (circa 1:30 ore di andata) non è un problema. Si costeggia il fiume fino a raggiungere il ghiacciaio che si trova in un anfiteatro naturale. Il sentiero taglia la prima parte del ghiacciaio nella parte superiore di questo, e le segnalazioni sono poche. Rientrando facciamo un rapido giro di Puerto Cardenas, un tempo luogo di partenza delle lance che risalivano il lago verso Futaleufù ed unica via di comunicazione, ora con la strada che raggiunge la capitale cilena del rafting il villaggio è praticamente scomparso, non fosse per i lodge dei pescatori. Lasciando la strada principale si risale verso le Termas El Amarillo, più che terme è una piscina con acqua termale ad una temperatura da cottura maccheroni. La temperatura è oltre 50°, fortunatamente c’è un tubo che getta acqua gelida nella piscina rendendo il bagno fattibile, ma le gite in acqua durano poco. Il Cile possiede il 18% dei vulcani ancora attivi al mondo, quindi incontrare se non terme, almeno getti d’acqua calda, è cosa comune. Il luogo è ben poco visitato, ci troviamo solo quattro ciclisti (sono i più grandi fruitori del percorso della Carretera) e nessun altro per tutto la nostra sosta. Occorre portarsi tutto, qui non c’è possibilità di trovarci nulla a parte una doccia ghiacciata (ma in seguito all’immersione nel brodo verrà apprezzata). Ne usciamo ritemprati nello spirito e nel fisico, pronti per l’ultima nottata a Chaiten. Tornati in paese sosta ovvia al Don Quixote, per poi prendere la strada di casa e cenare sempre dopo le 23 a base di una zuppa piena di tutto, anche maccheroni cotti 2 volte…

 

8° giorno

Colazione al hospedaje (visto l’orario del mattino abbiamo dovuto avvisare la sera prima di lasciarcela pronta sul tavolo) e poi prendiamo il bus Quellon per Coyhaique. Ferma anche dalla parte opposta della piazza rispetto allo pseudo-terminal, ma avvisate visto che si sa a chi van venduti i biglietti e da quel posto vi attendono. In realtà non è un bus, ma un piccolo furgoncino, la gente che viaggia è talmente poca, la strada poco praticabile e gli splendidi bus cileni qui non vengono. Prima sosta a Villa Santa Lucia, in splendida posizione, poi a La Junta. Tutta la strada è in ripio (non asfaltata) e quando arriviamo la cosa più grande che si vede è l’intestazione che anche ora mantiene la C.A. La Ruta 7 si chiama Augusto Pinochet, che realizzò questo collegamento per dar forza all’idea di un unico Cile, avvicinando una popolazione (e rendendosela amica) ma permettendo di avere un collegamento in mezzo al nulla per allontanare gli avversari politici che dovettero forzatamente partecipare alla realizzazione di questo cammino (sovente morendo in cause che non dovettero nemmeno essere chiarite). Ovviamente qui l’intitolazione pare cosa ovvia e normale, ai rarissimi passanti stranieri la cosa suona strana, ma commentarla diventa difficile. La gente di qui pare ancora avvistare un forte richiamo nell’autorità forte e dispotica, quindi i dolori provocati a suo tempo non vengono visti come negativi ma come un qualcosa che sarebbe comunque dovuto accadere. Continuiamo per Puerto Puyuhuapi, che nonostante si trovi a 100 km dal mare è comunque un porto importante per la zona collocato al termine di un lungo e frastagliato fiordo. Qui si trovano le terme più prestigiose di tutto il Cile, ma i costi sono da Europa. Stanno diventando di moda ed è possibile incontrare gruppi di turisti all-inclusive che vi soggiornano. Tappa successiva Villa Amengual, dove finalmente si incontra un po’ di asfalto. Nella panaderia dove fa sosta il bus servono deliziosi pancitos de queso, giusto tramezzino per ammazzare la fame lungo il tragitto. Arriviamo a Coyhaique dopo 10 ore, senza grandi difficoltà visto il bel tempo e la strada in buone condizioni. Fortunatamente si incontrano pochissimi mezzi, così non si alza troppa polvere, altrimenti si potrebbe pranzare con quella sollevata… Coyhaique è l’unica città vera e propria della XI regione, c’è tanto movimento (almeno per chi arriva dal nulla) e trovarci da dormire al primo colpo è difficile. Finiamo al Hospedaje Marluz un luogo delizioso dove la proprietaria ci riempie di informazioni sul luogo e ceniamo al ristorante La Peña Campesina.

 

continua...

 

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Luca COCCHI

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