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Istantanee dalla Mongolia - IV

Il racconto per immagini del grande paese asiatico

 

segue... 

 

 

Valle dell’Orkhon nei dintorni di Karhkorin. Questa zona è già molto più aperta al turismo, raggiungibile in una giornata di jeep dalla capitale, offre grandi campi attrezzati e un centro con saltuari possibilità di collegamento a internet (ma non fateci troppo affidamento). Solitamente un’ora di collegamento costa sui 500t, ma le possibilità di accesso sono solo nei centri abitati, quindi rarissime. Alle spalle di questa vallata sorge l’enorme mappa che rappresenta le diverse estensioni del regno mongolo, da un piccolo punto nel mezzo di un continente fino a lambire il Danubio a Vienna.

 

 

 

Il Campo gher di Khairkhan nella Mongolia centrale. Qui le notti sono fredde, ma le tende sono dotate di stufe, quindi nessun problema. Occorre una certa pratica sia per aprire e chiudere la parte superiore della gher (che si apprende molto facilmente), sia nell’utilizzo della stufa e quasi sempre per questa funzione il personale predisposto esige farlo in proprio. Appena la stufa ha iniziato il suo lavoro si passa da temperature prossime allo zero a un caldo equatoriale. I bagni son presenti in tutti i campi, in una costruzione in cemento separata ma mai riscaldata. Tra tutti i campi da segnalare quello di Tsenkher Junguur nel mezzo di un parco termale. Vasche con acqua bollente all’aria aperta, un luogo fantastico dopo l’ascesa al monastero di Tovkhon (sentieri non segnati, facile perdersi nel bosco).

 

 

 

Sul Vulcano Khorgo (nell’omonimo parco nazionale) adagiato sulle sponde del lago Bianco. L’ascesa al vulcano è semplice, molto meno raggiungerne l’interno perché le piccole pietre di lava trasformano il sentiero in un percorso di surf verso il basso. Ma l’esperienza è comunque bella, come le zone limitrofe al lago dov’è possibile fare belle escursioni a cavallo. I piccoli cavalli mongoli permettono di prendere velocemente confidenza e in un attimo si inizia ad andare al trotto, trasformando una normale passeggiata in un giro andrenalinico. Per 2 ore di cavallo 7.000t.

 

 

 

Le dune cantanti di Khongoryn Els, il luogo più celebre del deserto del Gobi. Le dune realmente cantano, per via del vento ma anche quande le si muove. L’ascesa a quella rappresentata in foto è stata di 210 metri, sprofondando dal primo passo ovviamente non è stato un semplice gioco, ma dalla sommità la vista è incredibile e poi buttandosi giù all’impazzata si sprofonda nella sabbia e la si muove, e lì veramente la duna inizia a cantare. Pareva che un elicottero si fosse alzato in volo sopra di noi, invece era la duna che cantava. La magia del deserto non si esaurisce mai.

 

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Luca COCCHI

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